PAUL KRUGMAN, la Repubblica 28/8/2010, 28 agosto 2010
LO SGUARDO CIECO DEGLI OTTIMISTI
Questa non è una ripresa, da nessun punto di vista. E le autorità dovrebbero fare tutto il possibile per cambiare le cose. L´unica cosa vera di questa tesi sulla ripresa solida è il fatto che il Pil resta in crescita: non siamo in una recessione classica, dove tutto scende. Ma che importa? Quello che conta è se la crescita è forte abbastanza da far calare una disoccupazione che in questo momento è a livelli astronomici. Serve una crescita del 2,5 per cento solo per arrestare l´aumento dei senza lavoro, e una crescita molto maggiore per invertire la tendenza in modo sensibile.
E invece la crescita in questo momento si attesta più o meno fra l´1 e il 2 per cento, con buone probabilità che rallenti ulteriormente nei mesi a venire. Ci aspetta una recessione a W, con contrazione del Pil? Conta poco. Se la disoccupazione continuerà a salire per il resto dell´anno, cosa che sembra probabile, non avrà nessuna importanza se la crescita del Pil sarà poco sopra o poco sotto lo zero.
Tutto ciò è ovvio, ma le autorità nascondono la testa sotto la sabbia.
Dopo l´ultimo vertice interno sulla politica monetaria, la Fed ha dichiarato che «prevede un graduale ritorno a livelli più elevati di impiego delle risorse». Che nel gergo della Banca centrale vuol dire che si aspetta un calo della disoccupazione. È un ottimismo che non è supportato da alcun dato. Nel frattempo Tim Geithner, il segretario al Tesoro, dice che «siamo sulla strada della ripresa». È falso.
Perché quelli che ne sanno più di tutti si sforzano a indorare la pillola della realtà economica? La risposta, e mi dispiace dirlo, è che cercano di sfuggire alle responsabilità.
Nel caso della Fed, ammettere che l´economia non è in ripresa vorrebbe dire esporsi alle pressioni di chi vuole che si faccia di più. E, almeno fino a questo momento, la Fed sembra preoccuparsi più del rischio di perdere la faccia se prova ad aiutare l´economia e non ci riesce che dei costi a cui andranno incontro gli americani se non farà niente e si accontenterà di una ripresa che non c´è.
Per quanto riguarda l´amministrazione Obama, sembra esserci una forte riluttanza ad ammettere che il piano di stimoli originario non era sufficientemente ambizioso. Certo, è bastato per frenare il crollo (una recente analisi dell´Ufficio bilancio del Congresso dice che senza gli stimoli ora la disoccupazione sarebbe abbondantemente in doppia cifra), ma non è bastato per far scendere in modo significativo il numero dei senza lavoro.
Ma che cosa dovrebbero fare quelli del Governo, oltre a dire la verità sullo stato dell´economia?
La Fed ha diverse frecce al suo arco. Può comprare maggiori quantità di titoli di debito privati e a lunga scadenza; può far calare i tassi d´interesse sul lungo periodo annunciando la sua intenzione di tenere bassi i tassi d´interesse sul breve periodo; può alzare l´obbiettivo di inflazione di medio termine, rendendo meno conveniente per le imprese tenere immobilizzata la propria liquidità. Nessuno può sapere con sicurezza se queste misure funzionerebbero, ma è meglio provare qualcosa che forse non funzionerà che inventarsi scuse mentre i lavoratori soffrono.
Il Governo ha meno margini di manovra visto che l´ostruzionismo repubblicano complica il cammino parlamentare dei provvedimenti. Ma qualcosa può fare. Può rilanciare il suo tentativo, drammaticamente infruttuoso, di aiutare i proprietari di casa in difficoltà. Può usare Fannie Mae e Freddie Mac, le società di mutui semipubbliche, per escogitare meccanismi di rifinanziamento dei mutui che mettano i soldi nelle mani delle famiglie americane (sì, i Repubblicani strilleranno indignati, ma tanto lo fanno comunque). Per finire, potrebbe cominciare a fare sul serio nel braccio di ferro con la Cina sulle manipolazioni valutarie adottate dalle autorità di Pechino: quante volte ancora i cinesi dovranno promettere di cambiare politica e rimangiarsi la parola data prima che l´amministrazione Obama decida che è il momento di agire? Quale di queste strade bisognerebbe seguire? Fosse per me, tutte e tre.
So già che cosa mi diranno dalla Fed e dalla Casa Bianca: che ad allontanarsi dalle prassi convenzionali si corrono rischi. Ma abbiamo già visto le conseguenze del non rischiare e aspettare che la ripresa caschi dal cielo: siamo finiti in quello che sembra sempre di più uno stato di stagnazione e disoccupazione permanente. È ora di ammettere che quella odierna non è una ripresa, e fare tutto quello che possiamo per modificare la situazione.
c.2010 New York Times News Service
Traduzione di Fabio Galimberti