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 2010  agosto 28 Sabato calendario

Intervista a Mirella Freni: «Ho detto no anche a Karajan E ora insegno a far carriera» - È nato l’Oscar della Li­rica

Intervista a Mirella Freni: «Ho detto no anche a Karajan E ora insegno a far carriera» - È nato l’Oscar della Li­rica. A volerlo è la Fondazio­ne Verona per l’Arena che per martedì ha messo a punto una seratona, in Arena ovvia­mente, nel corso della quale verranno premiati due nomi storici dell’opera, il soprano Mirella Freni e il tenore Carlo Bergonzi. A loro va la statuet­ta ispirata alla Nike di Samo­tracia, così come riceveranno un riconoscimento giovani promesse e garanzie tra cui Désirée Rancatore, Celso Al­belo, Maria Alejandres, Ziyan Atfeh, Marianne Cornetti, Francesco Demuro, Maria Laura Martorana. All’appun­tamento prenderanno parte cori, il pianista e compositore Giovanni Allevi e la ballerina Eleonora Abbagnato. Un bel pot-pourri che verrà trasmes­so l’8 settembre alle 8.30 nel programma Il loggione di Ca­nale 5 condotto da Vittorio Te­sta. Tuttavia l’occhio cade su quello del più grande sopra­no del dopoguerra: Mirella Freni, mezzo secolo di carrie­ra, produzioni e collaborazio­ni storiche: anche con l’ami­co Luciano Pavarotti. Riceve l’Oscar là dove ha cantato una sola volta, in Carmen . Perché disertò l’Arena? «In estate ero quasi sempre a Salisburgo con il direttore Karajan. Aggiunga che non mi ha mai convinto cantare al­­l’aperto, ci si strapazza, si su­da, la voce rischia». Precauzioni che hanno re­so la sua voce così longeva. «Direi di sì se pensiamo che ho smesso di cantare solo quattro anni fa». Non è riuscita a mollare tutto. «È balenata l’idea di andare in pensione veramente e gira­re il mondo per vedere i posti dove ho cantato, ma non ho potuto visitare. Però tengo troppo all’insegnamento». Come sono i cantanti d’ul­tima generazione? «Ogni tanto vanno messi in riga. Sa, vorrebbero tutto subi­to, e invece bisogna saper aspettare e maturare. Dico sempre, “Siete alberini grazio­si, con bei rami, ma se questi giovani rami li caricate di cose pesanti poi si spezzano”. La natura va rispettata. Lo ricor­do anche a direttori di teatri e d’orchestra,ad agenti,non bi­sogna forzare le carriere, le carriere si fanno anche con i no». A quali grandi direttori lei disse no? «Karajan per esempio, gli spiegai “Capisco che lei mi fa queste proposte per affetto e ammirazione, però non me la sento di fare Tosca e Butterfly , poi io mi rovino”. Allora lui pensò a un film con Domin­go, e accettai. Un film non è un’opera». Sempre stata una donna di grande determinazio­ne. «Quando credo in una cosa la difendo senza risparmio. Sono gentile, non sono catti­va, però quando m’impun­to... Ho sempre avuto i piedi per terra, e ciò lo devo a due nonne favolose, di estrema saggezza, entrambe di Mode­na come me». E come l’amico Luciano. Ma è vero che siete stati al­lattati dalla stessa balia? «No. Le nostre mamme la­voravano alla manifattura di tabacchi e lì potevano lascia­re i bimbi in custodia ad alcu­ne signore. Quando io e Lucia­no piangevamo, una di que­ste donne ci dava il latte che avanzava da suo figlio». Un latte miracoloso. «Guardi, io e Luciano ride­vamo sempre leggendo que­ste cose di voi giornalisti. “ Per­ché noi siamo cantanti e il ter­zo no?” ci chiedevamo? Poi di­cevamo, “Ma sì, lasciamoli scrivere”». Ha avuto una vita piena. La sua più grande soddisfa­zione? «Vivere nell’amore, prima quello delle nonne. Poi di mia figlia che è stata sempre al pri­mo posto, quando s’è reso ne­cessario ho lasciato impegni di lavoro per lei. Ora sono lega­tissima ai miei due nipoti». Apprezzano l’opera? «Sì, molto. Come la loro mamma del resto. Vanno dap­pertutto per vedere opere. Sa­ranno anche a Verona. Io so­no circondata dai miei allievi, e mi fa piacere, però il più bel regalo è tornare a casa e stare in famiglia». Come vede la situazione dei teatri oggi, fra scioperi e tagli? «Di sicuro ci sono stati spre­chi, però l’opera è un patrimo­nio che va salvaguardato».