Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  agosto 27 Venerdì calendario

RICUCIRÒ GLI STRAPPI TRA TOGHE E POLITICA MA IL PROCESSO BREVE ANDRÀ CAMBIATO" - ROMA

Ha l´ambizione di fare l´arbitro, facendo rispettare i ruoli. Riuscendo laddove non ce l´ha fatta nessuno, mettere pace tra magistratura e politica. Da quando è stato eletto vice presidente del Csm parla per la prima volta il centrista Michele Vietti. E mette paletti. Il primo è pro-giudici: «La magistratura è il presidio insostituibile della legalità». Il secondo sul processo breve: «Mi auguro che prevalga lo sforzo di trovare un punto di equilibrio tra ragionevole durata ed effettivo esercizio dell´azione penale». Il terzo sulla separazione delle carriere: «Resto perplesso di fronte all´idea di fare dei pm una squadra totalmente autoreferenziale». Ma di una cosa è certo: «Il Csm sarà garante dell´autonomia e dell´indipendenza dei magistrati, ma anche dell´efficienza del servizio verso i cittadini».
Ci sono almeno due cattive notizie dal mondo della giustizia: la prima è la bomba sotto casa del pg Di Landro, la seconda arriva da Rimini dove Alfano minaccia i giudici e sponsorizza il processo breve. Qual è peggio?
«Una premessa è d´obbligo: il Csm è un organo collegiale, che parla attraverso le sue delibere formali e impegna il presidente della Repubblica che, proprio in occasione dell´insediamento, ha rivendicato questo ruolo con passione, per cui quelle che esprimo sono ovviamente mie opinioni personali. L´attentato di Reggio dimostra due cose: che non bisogna abbassare la guardia nella lotta alla criminalità organizzata e che la magistratura, colpita proprio per l´efficacia della sua azione, rappresenta un insostituibile presidio di legalità per il Paese».
Maroni promette un nuovo vertice, ma il presidente dell´Anm Palamara denuncia la solitudine di chi affronta a mani nude la lotta alla ‘ndrangheta. E Area, la sinistra togata al Csm, vuole aprire subito una pratica. Lei che farà?
«Incontrerò nei prossimi giorni i vertici degli uffici di Reggio per portare la mia solidarietà a questi valorosi magistrati, in attesa che alla ripresa dei nostri lavori si mettano a punto iniziative più organiche e puntuali per monitorare le condizioni in cui gli uffici affrontano la lotta alle mafie e supportare il più possibile il loro lavoro».
Palamara chiede più risorse e uomini. Non le pare bizzarro che Alfano rilanci proprio ora lo slogan della giustizia «con l´uomo al centro», ma invece al centro della sua giustizia c´è solo il premier?
«Come ha ricordato il capo dello Stato, il ruolo della magistratura a difesa della legalità deve stare a cuore a tutte le istituzioni, che perciò debbono collaborare perché questa funzione possa svolgersi nel modo più efficace. Tutti devono fare la propria parte per consentire alle toghe di lavorare al meglio».
Scalfari ha scritto come la riforma di Berlusconi rischi d´essere solo «una pagliacciata messa in scena per proteggere gli interessi di una casta». Processo breve, leggi ad aziendam, divisione delle carriere. Lei che dice?
«Ho dismesso il ruolo politico per assumere quello istituzionale. Non mi compete più fare valutazioni sulle scelte di politica giudiziaria del governo se non nella misura in cui comportano ricadute sull´organizzazione del sistema giudiziario. Sul processo breve il precedente Csm espresse un parere puntuale a cui non posso che richiamarmi. Se quel testo cambierà, il Consiglio non farà mancare un suo contributo aggiornato, nei limiti ricordati da Napolitano di non interferenza con l´attività legislativa e senza anticipare giudizi di costituzionalità».
Ma quel parere parlava di un ddl in vari punti «irragionevole».
«Le opinioni critiche furono molto diffuse dentro e fuori il Parlamento. Per questo mi auguro che prevalga lo sforzo di trovare un punto di equilibrio tra ragionevole durata ed effettivo esercizio dell´azione penale».
Lei fa appello alla ragionevolezza. Ma non vede che il Guardasigilli si stupisce per «una parte politicizzata della magistratura che indaga sempre lo stesso personaggio politico»?
«Sono un convinto sostenitore della separazione dei poteri, il che però vuol dire che ciascuno deve poter esercitare il suo. Il Parlamento ha diritto di scrivere le regole, ma nessuno può illudersi che il giudice possa essere solo la mitica "bocca della legge". Non c´è dubbio che la magistratura partecipi alla definizione del diritto vivente. Questa è la frontiera su cui si registrano le permanenti frizioni tra politica e giustizia. La politica rivendica la propria legittimazione popolare, che la magistratura non ha, ma questo non può esonerarla dal rispettare essa stessa le regole e dal rimettersi al vaglio del giudice delle leggi, cioè della Consulta».
Che fa, bacchetta i magistrati o la politica?
«No, faccio un´azione di regolamento dei confini: il potere giudiziario, in mancanza di un´investitura popolare, deve trovare la sua legittimazione in una rigorosa selezione del proprio personale. Il Csm dev´essere il custode di questi rigorosi criteri di selezione sia in positivo, quando decide su carriere, capi degli uffici, formazione, sia in negativo, quando si esprime in sede disciplinare sulla deontologia».
Beh, avrà subito l´occasione di misurarsi con un caso delicato come quello delle toghe coinvolte nella P3.
«Napolitano ci ha raccomandato di affrontarlo con la serietà che richiede. Un modo per difendere i giudici è garantirne autorevolezza e credibilità, evitando anche solo cadute di stile che possono comprometterle agli occhi dei cittadini».
Separazione delle carriere e due Csm: che farà con queste riforme?
«Ne sento parlare da molto tempo. Non ho difficoltà a dire che resto perplesso di fronte all´idea di fare dei pm una squadra totalmente autoreferenziale, tanto più in una logica di separazione dei Csm. Non vorrei che l´effetto fosse esattamente il contrario di quello che hanno in mente i fautori della riforma».
Lei è stato criticato dalla sinistra per aver proposto il legittimo impedimento. Ora si fa un gran parlare di un nuovo progetto per mettere in sicurezza Berlusconi. Ma "salvarlo" è una mission cui non ci si può sottrarre?
«La Consulta ha definito un valore il sereno svolgimento delle funzioni del premier. Ciò va contemperato con l´esercizio dell´azione penale, che non può prescriversi. Qualcuno mi accusa di aver contribuito a costruire con il legittimo impedimento un "ponte tibetano". La sponda d´approdo è da tempo nelle mani e nella responsabilità del Parlamento».
Anche se nessuno ci avrebbe scommesso, lei è stato eletto con voto bipartisan. E viene dall´Udc, corteggiata dal Cavaliere per mettere in sicurezza la maggioranza. Riuscirà a barcamenarsi tra i due poli e i magistrati?
«Vengo da un partito, di cui pure ho restituito la tessera, che ha come motto "ricucire l´Italia". Mi ritengo un modesto artigiano nella ricucitura degli strappi e Dio solo sa quanto ci sia bisogno di ricucire un tessuto lacerato come quello tra magistrati, politici e cittadini. Le modalità della mia elezione (24 su 26 voti disponibili, ndr.) mi fanno ben sperare che tutti avvertano l´aspirazione a trovare soluzioni unitarie nell´interesse non degli eterni contendenti, ma del Paese».