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 2010  agosto 27 Venerdì calendario

LA POSTA DEL CUORE

Oh donne di entrambi i sessi e rotolanti da un genere all’altro come tanto va di moda! Non vale dire che ogni lasciata è persa se al contempo non si dice che ogni lasciato veramente lasciato è tanto di guadagnato! Come dice Tza Tza Gabor in Come accalappiare un uomo, come tenerselo stretto e come scaricarlo, da me splendidamente tradotto e che tutte ma tutte tutti dovrebbero leggere, il marito ideale lo riconosci solo a divorzio avvenuto.
Non c’è niente di sbagliato nel prendersi e nel lasciarsi, e non capisco perché chiunque parli di “errore” allorché finisce una relazione e ci si lascia, soprattutto quando si definisce relazione una sveltina che ha sforato il tempo massimo indugiando su quel bidet senza erogazione d’acqua che è il divano nel tinello di fronte al televisore.
L’errore, che volentieri sfocia in un reato penalmente perseguibile ma mai perseguito, starebbe nel pretendere da chi lascia di sentirsi obbligato, con le buone e con le cattive, a restare insieme al lasciato – che è di fatto già “lasciato” anche se ancora sta per esserlo, poiché, se tuttora convivente sotto lo stesso tetto, è già stato espulso dal naturale sentire di chi lo lascia anche se lo lascia tuttora russare e scoreggiare accanto come in luna di miele. Ecco che il lasciato impone e instaura un rapporto tra una vittima e il suo carnefice tra quinte di cartone e lugubri fondali similgesso, e non gliene frega niente che all’originale bel belato a due si sia sostituito lo stridio monocorde e raggelante di una puntina che impazzita gira nello stesso solco di un disco rotto (roba da secolo scorso, lasciate perdere). Se due invece si lasciano e basta, non è successo niente di niente, anzi, quasi sempre capiscono che il potersi liberamente lasciare è stato il momento più memorabile, ed esaltante, del loro essersi incontrati e messi assieme. Sempre che i due nel frattempo non siano diventati più numerosi o che addirittura già in tre non siano partiti.
Scrive Marco di Cremona:

Intanto mi dica se è Sua la geniale idea di quel cuore al contrario, che tanto assomiglia a un deretano, in cui è racchiuso il Suo nome... io credo di sì (ma no, non è mia e non è nuova: che un cuore non sia altro che un culo ribaltato trafitto dalle iniziali del proprio ego lo sa anche un bambino che, frequentando il catechismo per avviarsi alla prima comunione, di quei cosi lì ne vede a bizzeffe nei santini con costati squartati e sanguinanti e cuoridigesù idealstilizzati colpiti da fulmini d’oro e pensa, “Toh, ha mangiato troppa soppressata e adesso gli pizzica tanto il culetto che gli si è ritirato in alto davanti... tutte quelle emorroidi giallo canarino... ecco da dove parte tutta la cacca e la bua!”, nda). Sarò molto dettagliato, nel darLe informazioni sul mio conto: sono un libero professionista, agente di commercio per la precisione, nonché proprietario nominale di un bar gestito unicamente dalla mia straordinaria madre (...). A 27 anni guadagno circa 1500-1800 euro al mese al netto delle tasse che fieramente pago fino all’ultimo centesimo e convivo da circa due anni con la mia ragazza di 24 anni e la sua bambina di 4 anni e mezzo senza nessuna intenzione di sposarmi, s’intende (non voglio coprire ruoli istituzionali di alcun genere e essere padre senza aver procreato è una soddisfazione che pochi saprebbero permettersi). Da tempo mi chiedo che cosa ne (ahi! questa non ci voleva! nda) resta di tutto l’amore che ho creduto di provare... all’inizio della mia storia (...). Sento la convivenza come un peso sento inequivocabile il desiderio, anzi, il bisogno di solitudine (...). Ma non riuscirei mai a sopportare di far loro del male, di abbandonarle, di lasciarle allo sbando di una vita che non sono pronte ad affrontare da sole né dal punto di vista economico (la mia ragazza fa la parrucchiera e guadagna 1000 euro al mese con gli assegni familiari) né da quello prettamente gestionale: io faccio la spesa, metto avanti la lavatrice, stendo la biancheria, cucino e io le ho insegnato a fare i mestieri (mi perdoni: l’ha forse trovata appesa a un ramo di sequoia nella parte più vergine dell’Amazzonia? faceva bigodini alle liane? e Lei che ci faceva là, she-bird watching? nda) facendo sempre la mia parte (...). So di avere tante cose da insegnare a entrambe a partire dai congiuntivi, e sono consapevole, ahimé, che senza di me sarebbero perdute – una per l’età infantile e l’altra per la totale mancanza di educazione e cultura del vivere di sé e grazie a sé senza contare su nessuno (mi riperdoni, sa, ma Le è andata ancora bene, una così già tanto che non si sia tirata dietro anche un paio di simpatici anaconda e, per l’appunto, delle liane per spostarsi da una stanza all’altra, nda). È mai possibile che la loro felicità dipenda dal mio malessere e che io debba, insomma, sopportare di deprimermi sempre più per vederle sorridere? Il che basterebbe e avanzerebbe se fossi innamorato come prima ma... lascio finire a Lei.

Quello che resta da fare a Lei è fuori da ogni possibile dubbio: dopo aver parlato chiaro alla madre e averla lasciata, com’è Suo inalienabile diritto che nessuno può permettersi di giudicare in un modo o nell’altro, deve contribuire sino almeno ai 18 anni al mantenimento e alla educazione della bambina, il che non è possibile senza che Lei provveda anche all’alloggio di entrambe, proprio come se foste una coppia normalmente sposata che divorzia e Lei fosse il padre naturale della bambina (sulla cui identità e domicilio anagrafico e stato civile non sto qui a spendere parole). Le parlo così perché ho molto senso pratico e perché, infine, il più gran privilegio è potersi addormentare ogni sera senza il terrore di avere causato insonnia a nessuno, manna che rende la vita non solo meno amara ma quasi dolce, e ci si guadagna in salute, in allegria, in spirito di avventura, per non dire poi quanto si lavori bene quando la mente non è gravata da tarli che scavano e scavano e scavano e fanno sempre un po’ di vuoto e di desolazione dietro a sé. Perché ferire a morte una bambina – che in Lei ora vedrà il padre tanto assente e agognato prima – significa dissanguare una stirpe a venire, la Sua compresa. Potrei porLe 10 domande, una delle quali, ad esempio, è se Lei sia stato mai certo che la donna in questione, probabilmente sola con figlioletta a carico e senza lavoro, anzi, diciamo pure senza arte né parte, da come La descrive, un’aliena e alienata, forse solo una straniera capitata a Suo tiro chissà dopo quali e quante traversie, beh, sì, mi chiedo se Lei, così attratto sessualmente da lei all’inizio tanto da tirarsela in casa e dando il via a una convivenza a tre, si sia mai chiesto se lei ha risposto al Suo amore d’uccello solo per disperazione, per rassegnazione, per un calcolo legato allo slancio di sopravvivere in qualche modo per far sì che potesse vivere con meno traumi almeno la piccolina. E un’altra cosa, preziosa nel Suo caso: Lei ha una grande madre. Abituata da dietro il bancone a vedere, senza darlo a vedere, il piccolo teatro della vita, niente e nessuno la spaventano, si figuri una bambina. Le parli a cuore aperto, le parli del Suo bene per la bambina: le ostesse, nella cui nobile stirpe si annovera la mia di madre, hanno qualcosa in più delle donne comuni, hanno il dono di capire da lontano le miserie del cliente attraverso la sua ordinazione e la ciarla sul tempo che fa. Cosa vuole che le importi che la bambina sia sua o no? È comunque Sua, se Lei lo vorrà, e quindi sarà anche sua come per incanto.

© GLOSSARIETTO ©
del postino
ego: dal latino ego, io. Nella frase alter ego (che letteralmete significa vicerè) per estensione indica persona che può sostituirne un’altra con medesima autorità.
soppressata: calabrese, è un insaccato prodotto con carne bianca di maiale impastata con pepe nero a grani, sale e un tocco di peperoncino.
inalienabile: dal verbo alienare. Che non si può alienare, cioè che non è possibile cedere o vendere ad altri.