Paolo Madeddu, Rolling Stone n.82 Agosto 2010, 27 agosto 2010
SORRISI IS MAGIC
Dormite in un posto strano.
Antonino: «È in pieno centro di Milano, ma non ci passa nessuno».
Pavel: «È attaccato alla sede dei vigili, ma sono gentilissimi, a volte offrono il caffè. Alle 7.30 ci svegliano: “Buongiorno”. Che vuol dire: “Dovete sgombrare”».
Parlavo delle impronte sul cemento. L’idea era copiare un posto a Hollywood coi vincitori dei Telegatti. Ma un giorno i sorrisi e le canzoni sono andati a Segrate. Lasciando le impronte.
P.: «Non lo sapevamo. Dormo qui da prima di conoscere Antonino. C’era già gente. È un buon posto».
Qui c’è stato Michael Douglas. E qui Sophie Marceau.
A.: «Bellissima donna. Ha fatto un film mezza nuda».
Tom Selleck.
P.: «Chi è?».
Magnum PI. E qui c’è Peter Falk, il tenente Colombo. Non vi emoziona un po’?
A.: «È strano».
McGyver. Che si è firmato McGyver. Schwarzenegger. Sylvester Stallone. Caspita, che manona. Robert Mitchum!!! Lorella Cuccarini.
A.: «Lei è cuccata, ormai».
Toh, Polansky.
P.: «È polacco, come me!».
Marco Columbro, Angela Lansbury... Le ultime sono datate 2004. Tu su chi dormi?
P.: «Su Patrick Swayze. Morto da poco. Ha fatto Grease e Dirty Dancing, giusto?».
Quasi... Sotto questo signore che dorme, mi pare di intuire “Pippo Baudo”.
A.: «Lui non è ancora morto, vero? Non vedo tv da un anno. Mi manca. Mi manca il materasso, Mtv e il caffettino la mattina, la palestra. Le mie ragazzine».
Tu sei sempre stato eterosessuale, vero? Ma ora non più.
A.: «La strada cambia certi pregiudizi. Sai come sono finito qui? A Bologna avevo 100mila euro in banca e una calzoleria, facevo 5-600 euro al giorno. Ho buttato tutto per una donna. Tre anni di viaggi, ristoranti, negozi, regali. Mia madre: “Ti stai sputtanando”. Un giorno ho dovuto vendere il negozio. Lei mi ha mollato. Mia madre: “Dovevi ascoltarmi”. Ho trovato un part-time, 20 euro al giorno. Mia madre: “Devo pensare, vai un po’ a fare un giro, tu e il cane...”. Siamo in giro da un anno».
P.: «Ci siamo incontrati alla Caritas, in coda per prendere vestiti».
A.: «Io stavo con una finlandese, bionda, occhi blu. Lui mi ha fatto un bel sorriso. Un giorno la ragazza è sparita. L’ho rivisto, sotto la neve con solo una felpa. Ci siamo avvicinati... È iniziata. Un giorno un tipo grande e grosso ci ha visti insieme e ha gridato: “Vergognatevi!”. L’ho rincorso e gli ho tirato una botta».
Tu da quanto eri in Italia?
P.: «Tre anni. Lavoravo a Cosenza e Conegliano Calabro in discoteca, ragazzo-immagine. Un giorno chiamano dalla Polonia, è morto mio fratello. Vado alla stazione, cinque rumeni mi rubano tutto. Vado al Consolato a rifare i documenti. Vogliono 100 euro. Ma se non ho un soldo! E loro: ci spiace. Ed eccomi qui».
Ora hai fatto un provino per Dolce&Gabbana.
P.: «Se va, ci danno anche una casa».
Quanto avete fatto oggi?
A.: «10 euro. Di solito va un po’ meglio. Abbiamo preso cibo per il cane, ora il caffè. Cena alla mensa dei poveri. Si mangia bene. Puoi venire anche tu, nessuno ti chiede niente. C’è chi viene da casa, parcheggia l’auto a 100 metri e mangia. Il caffè invece serve per andare nel bagno del bar e lavarci. La pulizia è importante, per il rispetto di me stesso. Nessuno crede che dorma in strada: non puzzo. Manco le ascelle, vuoi sentire?».
Magari dopo. Quando guardi chi è qui da anni, non pensi: “Forse credevano che sarebbe stato momentaneo”?
A.: «Certo. Mi fa paura. Non voglio un altro inverno al gelo come quello scorso. Vorrei un lavoro. Lascio il curriculum in giro. Ho scritto anche a Canale 5. Ho chiesto aiuto ai miei. Hanno mandato 100 euro».
P.: «Io penso: chi vuole rialzarsi si rialza. Senti... Ci daresti qualcosina?».
Ok, quando il giornale paga dividiamo. Non vi do tutto, perché devo pagarci le tasse. E poi ho certe spese di condominio che invece che in Comasina mi pare di abitare a Hollywood. O quasi.