Roberto Bertinetti, Il Messaggero 25/8/2010, 25 agosto 2010
COSÌ IL GOSSIP SGRETOLÒ LE REPUTAZIONI DEI SOVRANI E DEI POTENTI DI FRANCIA
“Due sono le cose che non finiranno mai di interessare alla gente: il sesso e la vita in Francia nel Settecento”, sostenne una volta in un’intervista Robert Darnton, docente all’università di Harvard che proprio a questi argomenti dedica da tempo la sua ricerca. Aveva ragione, come dimostra il vasto successo internazionale ottenuto dai volumi nei quali affronta i temi da lui prediletti con erudita intelligenza. L’ultimo apparso negli Usa (University of Pennsylvania Press) e Francia (Gallimard) costituisce una sintesi eccellente delle passioni di Darnton. Si intitola The Devil in the Holy Water, or the Art of Slander from Louis XIV to Napoleon, ovvero Il diavolo nell’acquasantiera o l’arte della maldicenza da Luigi XIV a Napoleone e vi si spiega utilizzando inoppugnabili prove come l’uso politico del gossip diffuso a mezzo stampa abbia giocato un ruolo fondamentale nel crollo della monarchia e, in seguito, nell’implosione del movimento rivoluzionario.
I racconti di legami adulterini a corte e di scandali finanziari con protagonisti banchieri disinvolti vicini al potere appassionavano i parigini nella seconda metà del XVIII secolo.
“Molto prima delle mura della Bastiglia si sgretolarono le reputazioni”, annota Darnton. A picconare l’immagine pubblica dei sovrani, degli aristocratici o dei borghesi più in vista erano giornalisti con pochi scrupoli, quasi sempre protetti da pseudonimi, assai abili nel costruire storie vere, oppure verosimili, orecchiate nei salotti o fatte filtrare dai nemici delle potenziali vittime e raccolte in libelli pubblicati da stamperie clandestine. Le tirature erano altissime, i guadagni assicurati, certifica Darnton. E poco riuscì a fare la censura che, insieme alla polizia, doveva impedirne la diffusione.
Poco prima del 1789 nelle oltre duemila taverne parigine e nei circa ottocento caffè andavano a ruba tra gli avventori i libelli dei “gazzettieri”, i professionisti del gossip, nei quali si narravano, ad esempio, le acrobazie erotiche della contessa du Barry, amante del sovrano (Mémoires secrets d’une femme publique), o le imprese della regina Maria Antonietta al di fuori del talamo coniugale (Les Amours de Charlot et Toilette). Altri besteller dell’epoca davano conto di presunte nefandezze delle forze dell’ordine (La Police de Paris dévoilée), dei comportamenti poco ortodossi di alti prelati, di ruberie dei big della finanza. Quanto ci fosse di vero e quanto di inventato, sottolinea lo studioso, è davvero arduo stabilirlo con certezza. Certo è, aggiunge, che la valanga di gossip contribuì in misura determinante a creare il malcontento e il discredito che portarono verso la rivoluzione.
La macchina della maldicenza, dimostra Darnton, colpì in seguito anche chi ne aveva tratto vantaggio. Esemplare è il caso di Pierre Manuel, tra i maggiori esperti di gossip reale durante l’ancien régime, poi eletto alla Convenzione nazionale nel 1792, “firma” notissima in quegli anni (godeva di una popolarità pari a quella di Marat e Danton), la cui ascesa venne interrotta da un libello, Vie secrète de Pierre Manuel, dove lo si accusava di crimini di ogni tipo. Almeno sino all’inizio dell’Ottocento il mercato del gossip a sfondo sessuale e politico fiorì in Francia, poi la stampa popolare privilegiò altri temi in particolare la cronaca nera per un pubblico di lettori che stava diventando ormai di massa. Spetta dunque ai “gazzettieri” parigini, conclude lo storico, la responsabilità (o il merito) di aver inventato il giornalismo scandalistico che tanto favore continua ancora oggi a godere. Come dimostrano le altissime tirature raggiunte ovunque dai periodici che di gossip vivono e prosperano.