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 2010  agosto 26 Giovedì calendario

«IL CAIRO SOFFOCA, COSTRUIAMONE ALTRI DUE»

Cairo - Il numero di persone che riesce a stiparsi su un marciapiede del Cairo può far sembrare Manhattan una città fantasma. Quando si decide di attraversare la strada si rischia la vita e le narici sono perennemente intasate dallo smog prodotto da taxi che cercano di fare acrobazie nel traffico per soddisfare clienti impazienti. Questa la vita nel centro della capitale egiziana che, a partire dalla metà del secolo scorso, è stata vittima di una crescita urbana senza precedenti, passando dai 2,2 milioni di abitanti del 1947 agli attuali 20.
Fino ad oggi i governi non sono stati in grado di pianificare e gestire tale crescita. Sperando di riuscire dove altri avevano fallito, Hosni Mubarak, il presidente egiziano in carica da trent’anni, ha quindi deciso di risolvere il problema una volta per tutte, facendo progettare due mega città satellite che emergeranno dal mezzo del deserto e che entro il 2020 dovrebbero ospitare almeno un quarto dei residenti del Cairo e numerosi uffici governativi.
Un milione di persone si sono già spostate nella “città del 6 ottobre”- il cui nome fa riferimento alla vittoria egiziana su Israele del 1973- e altrettante nel distretto orientale della città, in quella che si prevede essere il secondo satellite: New Cairo.
Inizialmente queste città erano state concepite per offrire un rifugio alla classe lavoratrice cairota, ma in realtà fino ad ora gli unici a trasferirsi sono stati agiati residenti che hanno preferito rinunciare al centro per traslocare in queste zone e godersi una vita qualitativamente migliore.
Certo, nelle città satellite non c’è la stessa vita pulsante che si respira a Midan Tahir, il cuore della città, ma si può abitare in una villa con piscina e invitare un paio di amici a bere qualcosa in giardino. Gli ospiti che vivono ancora in centro devono mettere in conto un tragitto di 50km, ma spesso questo risulta più veloce di uno spostamento minore che avviene nel centro della città e, quando ad aspettarli ci sarà anche Allegria, il lussuoso campo da golf che si sta costruendo nella “città del 6 ottobre”, il viaggio si affronterà con il cuore più leggero.
C’è chi pensa che abitare a New Cairo sarà davvero come vivere in un altro mondo: minor umidità, meno spazzatura e poco inquinamento, ma c’è anche chi, come Jesse McClelland, dalle colonne del quotidiano egiziano Al Masry al Youm, teme che la realizzazione di progetto di questo genere vada contro lo sviluppo umano dell’intera popolazione locale. E le critiche arrivano anche dalle pagine del New York Times dove Abdelhalim Ibrahim Abdelhalim, noto architetto cairota, esprime la sua preoccupazione per il crescente divario sociale che la nascita di queste città potrà creare, temendo che si replichi lo squilibrio tra ricchi e poveri già esistente in centro.
Le Corbusier immaginava per le metropoli dei paesi in via di sviluppo un futuro radioso, in cui architettura e urbanistica si sarebbero combinate armoniosamente. Guardando il Cairo si può davvero dire che questo architetto del XX secolo avesse ragione o bisogna temere che le nuove città saranno dei satelliti nel mezzo del deserto che ospiteranno flussi di pendolari diretti e provenienti quotidianamente dalla capitale? Il rischio infatti è che si creino esclusivamente lussuosi dormitori incapaci di riproporre quel tessuto denso e carico di relazioni che il centro del Cairo offre. E dal giardinetto della loro nuova villa i primi residenti nostalgici del centro hanno già messo on line i loro ripensamenti. «Mi sento solo, letteralmente nel mezzo del deserto – scrive Adiil sul suo blog- Mi manca l’aria, anzi forse, mi manca lo smog!»