Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  agosto 25 Mercoledì calendario

MAXI-INGORGO, DA 12 GIORNI PRIGIONIERI DELL’AUTOSTRADA

A torso nudo, seduti per terra fin quasi sotto i motori dei loro camion, gli autisti al centro del maxi-ingorgo giocano a carte. Hanno trovato solo così un modo per ammazzare il tempo che si prospetta ben lungo davanti a loro. Da ormai dodici giorni migliaia di camionisti sono bloccati in quello che è già stato ribattezzato l’ingorgo più lungo della storia: all’ingresso di Pechino una colonna di quasi cento chilometri blocca la strada G110, una delle principali vie di accesso alla capitale e arterie fra le più trafficate a nord della Cina. Il tratto tra la città e Zhangjiakou, il capoluogo della provincia dello Hebei, che fa parte dell’autostrada Pechino-Lhasa è ridotto ad un enorme parcheggio. I malcapitati riusciranno a recuperare il normale ritmo tra un mese, quando i lavori di manutenzione di un’autostrada alternativa saranno completati a metà settembre, fanno sapere le autorità.
Per ora gli uomini vivono nei loro camion, per strada accampati come meglio si può. I più previdenti dicono alla stampa locale di aver portato scorte di acqua e cibo con sé, ben presto esaurite contro anche le più nere previsioni. Ora devono affidarsi a commercianti improvvisati che rincarano di dieci volte il prezzo dell’acqua e tre quello degli spaghetti liofilizzati. Per lavarsi possono solo buttarsi addosso acqua da una bottiglietta.
L’odissea dei camionisti, da far impallidire i vacanzieri di casa nostra in controesodo, è iniziata lo scorso 14 agosto. Lentamente i veicoli hanno ridotto la velocità di marcia alle porte della città fino a non poter andare più avanti, bloccando così la colonna di vetture in arrivo. Le cause sono state attribuite ai lavori di manutenzione in corso su un’autostrada parallela che avrebbero reso necessaria la deviazione del traffico sulla G110.
In realtà i camionisti interrogati dai giornali cinesi lamentano gli alti pedaggi dell’autostrada: per risparmiare sulle tariffe stradali sono costretti a scegliere questa via secondaria, meno attrezzata a sopportare il traffico crescente. Sì perché la mole di trasporti è cresciuta da quando il carbone per alimentare il motore dell’economia della Cina del nord proviene dalla Mongolia Interna e non più dalla zona a sud della capitale. Fino a qualche anno fa erano le piccole miniere illegali dello Shanxi, tomba di decine di migliaia di lavoratori, a fare affari d’oro con Pechino e centrali elettriche limitrofe. Poi, da quando il governo ha lanciato una campagna per arginare le morti in miniera e chiudere quelle illegali, la produzione si è spostata a nord, nella Mongolia Interna, e da lì partono ora le spedizioni.
Il via vai di camion si è fatto sempre più intenso tanto da rendere gli ingorghi un fatto assai comune. «Qualche settimana fa sono stato bloccato qui per tre giorni», racconta uno dei camionisti al quotidiano della capitale. Con 1900 immatricolazioni al giorno, le strade della pur enorme Cina sono, infatti, sotto pressione. Secondo le stime entro il 2015 circoleranno 7 milioni di veicoli, destinati a causare ancora più problemi alla viabilità del gigante.
Intanto sull’autostrada G110 da ieri si riparte lentamente: i giornali hanno annunciato un passo di un chilometro orario, e la polizia prende misure. Vengono allentate le restrizioni alla circolazione di camion dentro la capitale, per accelerare lo scorrimento, e gli spedizionieri hanno l’ordine di diminuire il flusso della merce in uscita. I camionisti continuano a bivaccare fra un singhiozzo e l’altro ma settembre è ancora lontano.
Gli autisti hanno spiegato che da questa provincia preferiscono raggiungere la capitale attraverso l’ autostrada 110 perchè non ci sono controlli e non sono costretti a corrompere i poliziotti che li fermano per non farsi sequestrare il carico.
Il governo ha lanciato da tempo una campagna nazionale contro la corruzione, ma non è evidentemente riuscito a bloccare la microcriminalità tra la polizia nella gestione del potere locale. Ieri un portavoce del governo centrale ha illustrato i progetti di potenziamento della rete stradale cinese, ancora ampiamente deficitaria.