A. GIAIMO, A. ROSSI, La Stampa 27/8/2010, pagina 19, 27 agosto 2010
Testamento biologico e coppie omosessuali Lo strappo dei valdesi - Per imprimere una svolta epocale basta un giorno solo: via libera alla benedizione delle coppie omosessuali (seppur con riserva e dopo mille riflessioni), ai registri per il testamento biologico e alla ricerca sulle cellule staminali embrionali
Testamento biologico e coppie omosessuali Lo strappo dei valdesi - Per imprimere una svolta epocale basta un giorno solo: via libera alla benedizione delle coppie omosessuali (seppur con riserva e dopo mille riflessioni), ai registri per il testamento biologico e alla ricerca sulle cellule staminali embrionali. Tre «sì» che trasformano in faglia la frattura tra valdesi e cattolici d’Italia. A Torre Pellice, nel Torinese, dove ogni fine d’agosto gli eredi del mercante Pietro Valdo - in Italia sono 30 mila - celebrano il Sinodo, ritrovo delle chiese evangeliche e metodiste, ci sono voluti due giorni, tre sessioni e decine d’interventi per trovare il punto d’incontro sul tema più spinoso: la benedizione alle coppie gay. Ne è uscito un ordine del giorno votato a maggioranza (105 sì, 9 no, 29 astenuti): saranno riconosciute dalle chiese valdesi anche in Italia, dove nessuna legge prevede matrimoni omosessuali né disciplina le unioni civili. Spetterà a ogni comunità stabilire tempi e modi, «laddove si sia raggiunto un consenso maturo e rispettoso delle diverse posizioni». «Un passo in avanti chiaro e netto, ma da collocare in un percorso che andrà ancora meglio definito, soprattutto nel rapporto tra le chiese e le coppie omoaffettive», spiega il presidente del Sinodo, l’ex magistrato Marco Bouchard. Nei paesi che prevedono le nozze gay i valdesi hanno già scelto. Si trattava di stabilire cosa fare in uno Stato dove non esistono leggi sul tema. Il verdetto è un «sì» nel rispetto delle diverse sensibilità di tutti e una posizione netta: no all’omofobia e alle discriminazioni, subito norme sui diritti delle coppie di fatto. Colmare vuoti normativi. È la stessa logica che a Milano ha portato a raccogliere 500 firme sul registro per il testamento biologico. Un modulo, compilato e firmato davanti a un avvocato e due testimoni, tutti volontari: a Milano quasi tutti i firmatari erano laici. «Vuol dire che le persone ne sentono la necessità», riflette Giuseppe Platone, pastore della chiesa valdese meneghina, la prima ad aver istituito il registro. Una scelta simbolica, e «un segnale al Parlamento per una nuova legge sul fine vita che riconosca il diritto inalienabile alla decisione». I valdesi si erano già espressi tre anni fa, con un appello al Parlamento. Oggi lanciano un segnale ancora più forte, che non viene dal Sinodo, visto che il tema non è all’ordine del giorno, ma da molte comunità. Sulla scia di Milano a Torino, Bologna, Trieste e Napoli hanno istituito il registro. Altre città l’avranno presto, «là dove non esiste un servizio analogo fornito da amministrazioni pubbliche: una risposta alla domanda sulla dignità della vita e del fine vita e una testimonianza di laicità», afferma il pastore Platone. L’ispirazione arriva dalla Germania: dal 2003 esiste un modulo con cui si possono esprimere le proprie volontà, accompagnato da una riflessione sul fine vita elaborata dal pastore evangelico Manfred Kock e dal cardinale Karl Lehmann, all’epoca presidenti del Consiglio delle chiese evangeliche di Germania e della Conferenza episcopale tedesca. «Il pensiero evangelico dice che ognuno di noi ha la facoltà di decidere; il testamento biologico si colloca su questa linea», spiega la pastora Erika Tomassone, membro della Commissione bioetica, la stessa che, sempre ieri, dopo un lavoro di due anni, condotto da un pool di teologi, giuristi, medici, scienziati e ricercatori, ha approvato un documento in favore della ricerca sulle cellule staminali embrionali.