Nino Ciravegna, Il Sole 24 Ore 27/8/2010, 27 agosto 2010
CACCIA ALLE PENSIONI DEI CENTENARI (DEFUNTI) - I
l rigore di Atene si scatena contro i centenari. Il ministro del Lavoro, Andreas Loverdos, ha aperto la caccia agli over 100 rivelando che ben 8.500 ultracentenari percepiscono la pensione. E che alla burocrazia previdenziale risultano addirittura 500 Matusalemme che hanno superato i 110 anni. Ha assicurato fermezza dopoche i primi controlli su un limitato campione hanno evidenziato come lo Stato paghi la pensione anche a chi era morto da anni, uno addirittura dal 1999: 500 controlli, 321 pensioni illecite per morte sopravvenuta. In molti casi i familiari hanno " dimenticato" di segnalare la dolorosa dipartita, in altri l’assegno pensionistico è rimasto accreditato in banca, senza essere toccato. L’autorità giudiziaria ha aperto un’inchiesta, il viceministro George Koutroumanis è andato giù pesante: «Continueremo a cercare la verità nelle anagrafi e persino nei cimiteri». Scovare magagne sugli ultracentenari è come sparare sulla Croce rossa. La riforma previdenziale - presentata come madre di tutte le riforme - approvata sotto gli occhi (e su pressione) del mondo intero, osteggiata dai sindacati con otto giorni di sciopero generale, avrebbe meritato qualcosa di più. Diecimila controlli per cominciare: sugli ultraottantenni, che sono 375mila, o su chi ha compiuto 65 anni, sono 1,6 milioni. Sicuramente si troverebbero morti non dichiarati o pensioni rimaste in banca. Ma diecimila controlli richiedono tempo, e il governo ha bisogno di vendere in fretta il prodotto-riforma. Anche se gli sprechi sono sotto gli occhi di tutti: 66mila pensioni illecitamente pagate, 14% di finti ammalati tra le 340mila pensioni di invalidità, 44% dei baby pensionati con un lavoro in nero. Magari sarebbe stato più efficace rimuovere qualche dirigente corrotto o funzionari dalla bustarella facile. Ma gli ultracentenari sono pochi, campano a fatica ed è difficile che scendano in piazza.
Il governo ha fretta, è subissato dalle critiche, l’autunno potrebbe farsi rovente. A livello internazionale Atene ha ricevuto il plauso di tutti, il deficit di bilancio è crollato del 39,7 i8 in sette mesi, la spesa pubblica è calata del 10%, laddove Fmi, Ue e Bce chiedevano almeno il 4,5 per cento. Ma sul fronte interno è un disastro: il Pil resta inchiodato a un- 4,5%, la disoccupazione è balzata al 12,9%, i sindacati temono che a fine anno sfondi quota 20%, con ondate di licenziamenti. In sei mesi l’import è crollato a 20 miliardi contro i 31 del 2008, prima della grande crisi: la gente non compra più, un dramma per un paese che realizza il 70% del Pil con i consumi privati. Le esportazioni hanno perso un miliardo e mezzo, scendendo a 7,3 miliardi: le aziende non producono, gli investimenti sono saltati, gli ordinativi latitano, le fatture non pagate sono arrivate a livelli da terzo, o quarto, mondo.
Ecco allora la lotta vincente, a buon mercato, contro i centenari, che Dio li abbia in gloria proteggendoli dalla facile propaganda.