Varie, 27 agosto 2010
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Benaissa Nadia
• Francoforte sul Meno (Germania) 26 aprile 1982. Cantante. Nell’agosto 2010 fu condannata a due anni con la condizionale per aver infettato con il virus Hiv un ex partner, con il quale aveva avuto rapporti non protetti pur sapendo di essere sieropositiva • Origini marocchine, «[...] era diventata famosa con il gruppo No-Angels-Saengerin, che nel 2000 ha vinto il programma tv Popstar, un format tedesco che premia nuovi talenti. Il gruppo si è poi sciolto e la Benaissa ha continuato come solista. [...]» (“Corriere della Sera” 15/4/2009) • «[...] è sieropositiva. Sa di esserlo dal 1999, quando di anni ne aveva solo 17: resta incinta, si sottopone ai test di routine, ed ecco la doccia fredda. “Ero completamente sconvolta”. La famiglia sa, la aiuta. Lei, dice oggi, reagisce nel modo peggiore: la rimozione. Con se stessa, con gli altri. O almeno, con tre uomini, con cui per 5 volte fa sesso non protetto. Uno di loro viene contagiato. [...] “Mi dispiace con tutto il cuore”, ha dichiarato ieri Nadja. Ha ammesso tutto: di essere sieropositiva, di non avere avvisato i tre partner. “Non volevo che accadesse. Ma avevo perso completamente il controllo”, ha cercato di spiegare, il volto rigato di lacrime. “Hai portato molto dolore nel mondo”, le ha replicato il suo accusatore, che ha anche raccontato come la sieropositività della ex partner — la relazione, durata 3 mesi, risale al 2004 — gli sia stata rivelata solo nel 2007, dalla zia di lei. Nadja non ha negato nulla. Ha però raccontato al giudice come il successo avesse contribuito a farle optare per il silenzio, “avevo una paura quasi animalesca delle conseguenze”; ha ricordato come sua figlia ne sia venuta a conoscenza dai media, “mentre io volevo prepararla, è ancora piccola…”. Perché al centro del “caso Nadja Benaissa” non c’è solo la vita devastata di un giovane uomo. C’è anche l’interrogativo sul diritto alla privacy e i suoi eventuali limiti, insieme alla sgradevole sensazione di una rinata caccia all’untore. L’arresto di Nadja, l’11 aprile 2009, avvenne all’ingresso di un club di Francoforte dove era attesa per un’esibizione (si farà 10 giorni in cella). Il pubblico ministero dichiarò che “avevamo tenuto sotto controllo il suo indirizzo e constatato che spesso non era in casa”. Il 14 aprile, la Bild — quasi 13 milioni di lettori — strillava a caratteri cubitali la sua sieropositività. Oggi Nadja è diventata una testimonial della lotta all’Aids. Il 7 novembre 2009, a un galà benefico, aveva commosso tutti: “Mi chiamo Nadja Benaissa, ho 27 anni, sono madre di una bambina e positiva all’Hiv”. Questa brutta storia, ha poi dichiarato al magazine gay Männer, potrebbe portare a qualcosa di buono, “i ragazzi — che oggi sanno sempre meno di Hiv e Aids — dovranno tornare a confrontarsi col tema” [...]» (Gabriela Jacomella, “Corriere della Sera” 178/2010).