Giovanna Lantini, il Fatto Quotidiano 27/8/2010, 27 agosto 2010
SUA SANITÀ ROTELLI È PRONTO PER IL CORRIERE
Giuseppe Rotelli in queste settimane ha nuove chance di entrare nel patto di sindacato che controlla l’editrice del Corriere della Sera, Rcs.
L’imprenditore sanitario è uno di quelli che più hanno contribuito a costruire la struttura del sistema sanitario lombardo, uno dei pochi che finanziariamente è solido (vale 16 miliardi di spesa nel 2009), anche se non immune da scandali: come il caso della clinica degli orrori, la Santa Rita di Milano. Su altre tre strutture milanesi, l’Istituto Ortopedico Galeazzi, l’Istituto Clinico Sant’Ambrogio e il Policlinico di San Donato di proprietà dello stesso Rotelli, pende per esempio un’inchiesta della Procura di Milano per l’ipotesi di truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale e falso che si è chiusa dopo due anni nel dicembre scorso, con la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini a 68 indagati. E con il sequestro preventivo di 7,89 milioni di euro in crediti presso le Asl. Nel mirino degli inquirenti, il numero dei ricoveri rimborsati alle tre strutture sanitarie, apparentemente abnorme, anche se i dirigenti del gruppo hanno ribadito la correttezza del loro operato. Guardando indietro nel tempo, il gruppo di Rotelli era finito nei guai anche negli anni Novanta, nell’ambito di un’inchiesta sui “letti d’oro” all’ospedale fondato dal padre Luigi nel 1969, il Policlinico di San Donato. Il pm Eugenio Fusco aveva chiesto un anno e otto mesi e due milioni di multa per il re dalla sanità privata lombarda che però venne assolto. Ma questa è un’altra storia che, alla luce dell’ultima inchiesta sulle tre strutture del gruppo, ha fatto parlare il legale di Rotelli, Marco De Luca, di “accanimento accusatorio ingiustificabile”.
La rapida ascesa
di un figlio d’arte
CERTO È CHE ROTELLI di strada ne ha fatta tanta, grazie anche ad antiche amicizie di famiglia che ha saputo rafforzare con nuovi legami politici, partendo dall’eredità paterna, oltre che dell’ospedale di San Donato, anche dell’Istituto di Cura Città di Pavia.
Lui, classe 1945, laureato in giurisprudenza, diventa avvocato e poi docente universitario. Nel 1972, con il presidente Piero Bassetti (Dc) alla Regione Lombardia, entra nel primo nucleo di esperti dell’Ufficio Legale della Giunta. Per ben 15 anni è poi tra i componentidelComitatodiConsulenza legislativa del Pirellone. Due volte presidente del Comitato Regionale per la Programmazione Sanitaria, sempre della Regione Lombardia, è tra gli estensori del Piano Ospedaliero Regionale,approvatonel1974.Diquila preparazione che gli consente di accedere a incarichi di prestigio come la consulenza a tre ministri della Sanità. Tra questi, sotto il governoBerlusconi,GirolamoSirchia.
Gli amici giusti
al posto giusto
PERACCEDEREaipianialtidei dicasteri,bisognaaveretanteamicizie: Bettino Craxi, per esempio, Rotelli lo conosceva bene ed è stato referente per la materia sanitaria del Partito Socialista Italiano. È stato vicino a Giuliano Amato, a Carlo Tognoli, al governatoredellaLombardiaRoberto Formigoni, al premier Silvio Berlusconi, che a maggio 2009 ha presenziato all’inaugurazione del nuovo Policlinico San Donato, al banchiere Giovanni Bazoli e al costruttore siculo-milanese Salvatore Ligresti. Con quest’ultimohaincomuneirapporticonlo studio di commercialisti della famiglia siciliana Strazzera, il cui capostipite Pietro, come Luigi Rotelli, vanta un passato nel Banco Ambrosiano di Roberto Calvi. Quanto ai Ligresti, nel 2000 quando Antonino, fratello di Salvatore, decide di vendere le sue cliniche (laMadonninaelaCittàdiMilano, oltre all’Istituto Ortopedico Galeazzi) in seguito al tragico incidente del Galeazzi – undici persone carbonizzate nella camera iperbarica–èproprioRotelliafarsi avanti con 500 miliardi di lire. E quello di Rotelli diventa il primo gruppo ospedaliero del Paese. Una realtà imprenditoriale che beneficia della concorrenza pubblico-privato nella sanità lombarda,volutadaFormigonineglianni Novanta, politicamente figlia, secondo i più, anche di Giancarlo Abelli e benedetta da Silvio Berlusconi. I numeri: il Gruppo Ospedaliero San Donato ha 3.956 posti letto in 18 ospedali, due dei quali Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e altri due, il Sant’Anna di Brescia e il Beato Matteo di Vigevano, ex colonne portanti del naufragato impero di Poggio Longostrevi. Dopo accantonamenti prudenziali per circa 39 milioni, ha chiuso il 2009 con unaperditad’eserciziodi2,52milioni.
Da Montanelli
a Marchetti
CHI LO CONOSCE dice che Rotelli è molto presente nei suoi ospedali: ama il contatto con i dipendenti, tiene un discorso annualeedettalelineestrategicheal personale. Non gli piace che si parli di lui, ma ha una grande passione per l’editoria. Del gruppo Rotelli(33aziendeintotale)èpartel’EditorialeiLumisrl.Inpassato Rotelli è stato tra i finanziatori del secondo giornale di Indro Montanelli, La Voce, e ha trattato l’ingresso nel capitale della EurovisiondiSandroParenzocuifacapo Telelombardia. E nel cassetto ha un vecchio sogno: un proprio giornale da distribuire negli ospedali. Ma è stato soprattutto l’ingresso nel capitale di Rcs, a seguito dell’uscita di scena del “furbetto” Stefano Ricucci, a esporlo all’attenzione dell’opinione pubblica.
Nell’attesa
della presidenza
UFFICIALMENTE Rotelli non ha mai chiesto nulla. Ma dietro le quintesembraspingereperentrare nel patto di sindacato del gruppo editoriale, come testimoniano trailrestoledichiarazionideisuoi rappresentanti agli appuntamenti ufficiali della casa editrice (“Lo vedremo prossimamente”, ha detto per esempio il penalista De Luca consigliere Rcs in quota Rotelli il 18 marzo scorso). Lo sostiene l’amico Ligresti attraverso il suo rappresentante in Rcs, Massimo Pini, che nelle scorse settimanehalanciatounchiarosegnale di apertura attraverso il quotidiano della Confindustria. Ma fra i pattisti non c’è unanimità. E questo nonostante già nella primavera scorsa la candidatura di Rotelli alla presidenza del gruppo, in sostituzione di Piergaetano Marchetti sia poi sfumata nel nulla. Forse perché la vecchia guardia di Rcs teme l’ingerenza diretta dell’amico premier nella gestione del Corriere. Timore che si è concretizzato in passato con un rinnovo anticipato del patto a sorpresa, proprio alla vigilia delle ultime elezioni , mentre, in tempi più recenti, si è manifestato con l’arroccamento dei pattisti sulla Quotidiani, la divisione di Rcs che controlla direttamente il Corriere.
Scatole finanziarie
a incastro
I NUOVI AMICI del patto Rcs vogliono vederci chiaro sulle strategie di Rotelli: la finanziaria Pandette, nata come holding di partecipazioni, in realtà non contiene che i titoli Rcs già di proprietà diRotelli(il7,55%delcapitale)eil dettaglio delle opzioni di vendita e di acquisto su un altro 3,52% dell’editrice stipulate tempo fa con il Banco Popolare e rinnovate fino al 2014. E naturalmente un fondo svalutazione partecipazioni da 125 milioni, visto che i titoli già di proprietà sono iscritti in bilancio al costo di acquisto di 216,6 milioni di euro (poco meno di 4 euro l’uno contro il valore attuale di circa 1,1 euro , per una perdita potenziale sul solo 7,55% già in mano a Rotelli di oltre 150 milioni che supererebbe quota 230 milioni se si contasse anche il pacchetto oggetto del contratto con il Banco).
Evidentemente Rotelli, che non vuole svalutare la quota e ha intestatotuttiititoliopzionatiallaUbs fiduciaria, è convinto che l’editoria ripartirà e Rcs sarà in prima linea. O magari scommette su riassetti azionari che facciano recuperare il titolo come avvenne ai tempi di Ricucci quando le azioni arrivarono a 6,8 euro. Quel che è certoècheseRotellidovesseportare al patto il suo 11 per cento, ai soci comuni di Rcs resterebbe benpoco(il25,5percentocirca), rendendo più ancora più singolare la posizione in Borsa della società, il cui 63,5 per cento è già blindato.