Marco Lillo, il Fatto Quotidiano 27/8/2010, 27 agosto 2010
SPATUZZA ACCUSA SCHIFANI
Spatuzza torna a puntare il dito su Renato Schifani e gli affida il ruolo di possibile contatto tra Marcello Dell’Utri e i fratelli Graviano nei primi anni Novanta. Lo rivela L’espresso in edicola con un articolo di Lirio Abbate che riferisce le dichiarazioni ai pm del pentito. I rapporti tra il braccio destro di Silvio Berlusconi e i boss di Brancaccio che hanno gestito la stagione stragista di Cosa nostra nel 1992-1993 sono considerati provati nella sentenza di primo grado contro il senatore Dell’Utri. Un verdetto rivisto in appello poco più di un mese fa (la motivazione deve ancora uscire) con l’assoluzione per il periodo successivo al 1992, quello della politica stragista. Spatuzza ora indica una pista ai pm per trovare i collegamenti milanesi dei Graviano: “Lo scorso ottobre Spatuzza si è aperto con i magistrati di Firenze e ha sostenuto, durante un interrogatorio ” scrive L’espresso “che l’attuale seconda carica dello Stato nei primi anni Novanta avrebbe avuto un ruolo nel mettere in contatto i mafiosi stragisti Giuseppe e Filippo Graviano con Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi”.
IL SIGNIFICATO del verbale va letto insieme alle precedenti rivelazioni (tutte da verificare) sulla stagione del 1992-1994. Spatuzza ha riferito la confidenza del boss Giuseppe Graviano sulla strategia stragista. Dopo l’esplosione nel retro degli Uffizi del 27 maggio 1993, che costò la vita anche alle sorelline Nencioni (50 giorni la più piccola e 9 anni la maggiore), Spatuzza chiese lumi al boss. “Graviano per rassicurarci ci disse che da quei morti – spiega Spatuzza – avremmo tratto tutti benefici, a partire dai carcerati. In quel momento io compresi che c’era una trattativa e lo capii perché Graviano mi disse che lui capiva di politica”.
Poi il pentito ha precisato i nomi dei referenti della trattativa: “Graviano mi disse che grazie a Berlusconi e Dell’Utri ci eravamo messi il Paese nelle mani”. Proprio ai pm che indagano sulle stragi Spatuzza avrebbe offerto la sua interpretazione del ruolo giocato negli anni novanta dall’attuale presidente del senato nel mettere in contatto i Graviano con Dell’Utri, ben prima del 1996, quando fu eletto al Senato nel collegio di Altofonte-Corleone. Spatuzza parla del periodo in cui Schifani era un semplice avvocato amministrativista che vantava nella sua antica clientela i costruttori legati alla vecchia mafia di Stefano Bontate. Il pentito nel medesimo verbale a cui si riferisce L’espresso parla anche dei rapporti dell’avvocato Schifani con il costruttore Giuseppe Cosenza. I pm fiorentini, incompetenti sui rapporti mafia-politica, hanno girato in due rate i contenuti del verbale ai colleghi di Palermo. Ora che il quadro è completo, i sostituti della Direzione distrettuale antimafia coordinati da Antonio Ingroia e Ignazio De Francisci risentiranno a settembre il pentito per capire meglio il senso del suo discorso sul presidente del Senato.
LA CAUTELA è d’obbligo anche perché già una volta Spatuzza ha tirato il freno arrivando a Palermo. Nell’autunno del 2009 a Firenze aveva detto, ai pm di Firenze: “Preciso che Filippo Graviano utilizzava talvolta l’azienda Valtras, dove lavoravo, come luogo di incontri. Accanto a questa c’era un capannone di cucine componibili di Pippo Cosenza (un costruttore legato ai Graviano, a cui poi fu sequestrato il patrimonio, ndr) dove pure si svolgevano incontri, dove ricordo avere visto più volte la persona che poi mi è stata indicata essere l’avvocato del Cosenza (Schifani, ndr). Preciso – dichiarava ancora il pentito – che in queste circostanze questa persona contattava sia il Cosenza che il Filippo Graviano in incontri congiunti. La cosa mi fu confermata dal Graviano Filippo a Tolmezzo, allorquando, commentando questi incontri, Graviano Filippo mi diceva che l’avvocato del Cosenza, che anch’io avevo visto a colloquio con lui, era in effetti l’attuale presidente del Senato Renato Schifani. Preciso che anch’io, avendo in seguito visto Schifani su giornali ed in televisione, l’ho riconosciuto”. Spatuzza sottolineava infine che Cosenza “è persona vicina ai Graviano, con i quali aveva fatto dei quartieri a Borgo Vecchio, ben conosciuta anche da Drago Giovanni (pure lui pentito, ndr)”. Quando è stato risentito sul punto a Palermo (prima che da Firenze arrivasse il nuovo verbale sui rapporti tra Dell’Utri-Graviano-Schifani) Spatuzza ha fatto marcia indietro: “Gli incontri erano separati. Nello stesso luogo ho visto Cosenza incontrare Filippo Graviano e Schifani ma separatamente”. A ben vedere anche l’episodio degli incontri nel capannone delle cucine tra Schifani e Filippo Graviano è inserito da Spatuzza nei rapporti milanesi. “Ho cercato di collocare i rapporti di Graviano Filippo su Milano”, premette Spatuzza prima di parlare di incontri di Schifani a Palermo e non di Graviano a Milano.
IL PENTITO inserisce il discorso sui rapporti tra Graviano, Cosenza e Schifani nel capitolo dei legami milanesi dei fratelli del Brancaccio che, come è noto, furono arrestati mentre erano al ristorante “Gigi il cacciatore”, a tavola con il loro fiancheggiatore Giuseppe D’Agostino, padre di un aspirante calciatore del Milan: Gaetano D’Agostino. Allora il futuro calciatore dell’Udinese era un promettente pulcino di dieci anni e i Graviano si offrirono per aiutare il figlio a trovare spazio nel calcio e il papà (che li aiutava nella latitanza) a trovare un lavoro in un ipermercato. Solo che, a sentire gli allenatori delle giovamili del Milan, a raccomandarlo fu Marcello Dell’Utri. Che ha sempre negato tutto.