Alessio Odini, ItaliaOggi 27/8/2010, 27 agosto 2010
LO SHOPPING ONLINE VA IN NEGOZIO
Addio clienti indecisi e commessi capaci di consigliare a prima vista cosa acquistare. Non c’è più posto per loro sul palcoscenico rappresentato dai negozi, negli Stati Uniti. La tecnologia digitale degli schermi, degli ologrammi e del 3D sta entrando prepotentemente nei punti vendita, per migliorare l’esperienza d’acquisto, certo, ed evitare il logorio dello shopping.
Strano a dirsi, ma anche fare acquisti può diventare noioso: secondo uno studio di Ipg Media Lab, infatti, la soddisfazione di chi mette piede in un negozio in America del nord è calata in un anno del 15%. Un motivo più che valido per rifare il look ai negozi, assecondando le nuove abitudini dei consumatori, e capire come ottenere la massima resa dagli investimenti in strumenti di marketing: lo scorso anno, per dare una dimensione del business, negli Usa sono stati investiti nella rete dei negozi 19,4 miliardi di dollari (15,2 miliardi di euro), in calo del 10% rispetto a 2008. Ma, secondo gli analisti, il trend tornerà positivo nel 2011.
Il ruolo di internet è sempre più importante nella scelta dei prodotti. Fin qui, niente di nuovo, se non che il modello dello shopping online, che per sua natura deve dare più informazioni possibili a chi acquista un bene materiale attraverso un display, dal momento che lo stesso prodotto verrà confrontato e commentato da altri acquirenti, sta influenzando anche chi spegne il pc e va per negozi. Oltretutto, questo approccio è valido per la maggior parte dei prodotti e dunque ogni settore commerciale è coinvolto in questo processo.
Il bisogno di informazioni da parte dei clienti genera in primis due effetti: si perde sempre meno tempo a confrontare i prodotti in negozio, perché si punta direttamente a ciò che si è visto su internet. Allo stesso tempo, la tecnologia diventa un nuovo partner dei clienti, quasi uno shop-assistant personale, su misura. Rispondono a questo gli specchi interattivi nei camerini di Manhattan, dove è possibile osservare come cada un vestito, senza per questo doverselo infilare. Senza contare che i clienti potranno valutare molti più abbinamenti di colori e fogge, creare i propri accostamenti preferiti e inviare il risultato sulla propria pagina di Facebook.
Ma i consumatori possono scorrere l’intero assortimento di un negozio grazie a nuovi schermi touchscreen da 52 pollici e non è tutto. Il legame con Internet continua grazie alla possibilità dei clienti di inviare a se stessi o agli amici un’email con le specifiche del prodotto che hanno visto sullo schermo, ma ciò può avvenire attraverso la scansione del codice a barre del prodotto, magari via smartphone, su cui sarà possibile ricevere anche consigli e informazioni su altri accessori. E ai clienti non sembrerà neppure così insolito soffermarsi su degli ologrammi che mostrano la vestibilità dei capi d’abbigliamento, in sostituzione dei vecchi manichini, attorno ai quali è necessario girare attorno. Gli acquisti, insomma, diventano sempre più cerebrali. Quelli descritti sono solo alcuni degli strumenti di marketing proposti da Interpublic Group ai retailer americani, secondo una tendenza che investe anche la grande distribuzione organizzata.
Il self scanning diventa strumento di promozioni. La pistola con cui si registra il codice a barre del prodotto acquistato, infatti, è sempre più ritenuta un mezzo rilevante nel dialogo con il consumatore, che in base al suo storico degli acquisti può ricevere promozioni su misura, legate a determinati prodotti. Accade nei 289 supermercati Stop & Shop, ma simili soluzioni sono proposte da Fujitsu anche in Italia e alcune insegne della gdo, come per esempio Selex, stanno valutando questa risorsa.