Massimo Galli, ItaliaOggi 27/8/2010, 27 agosto 2010
INDIA, I TECNICI DISERTANO I CANTIERI
In India è sempre più difficile realizzare o mantenere efficienti le opere pubbliche: lo Stato fatica a trovare tecnici e ingegneri che lavorino al suo servizio. Così l’elevato potenziale economico del paese asiatico è frenato dalla carenza o dal malfunzionamento di strade e ponti. Non solo: anche le reti energetiche sono spesso insufficienti, al punto che non pochi edifici adibiti a terziario utilizzano generatori a gasolio per attivare la luce e i computer.
Non è una questione squisitamente economica, perché New Delhi ha messo sul piatto 500 miliardi di dollari (394 mld euro) per le infrastrutture entro il 2012 e altri 1.000 miliardi per il quinquennio successivo. Il problema è la penuria di ingegneri, soprattutto in ambito civile, che abbiano la preparazione necessaria a far sì che tutti i progetti sulla carta vengano realizzati. E pensare che un tempo quella degli ingegneri civili era un’élite nel paese indiano: non solo durante l’era coloniale ma anche dopo la conquista dell’indipendenza dalla Gran Bretagna.
Oggigiorno, invece, la realtà dei fatti è che ci sono più soldi e prestigio a disposizione di chi sceglie di scrivere software per clienti stranieri rispetto a chi si dedica alla progettazione di strade per il proprio paese. Così Vishal Mandvekar, 26 anni, nonostante la sua laurea in ingegneria civile, ora scrive appunto codici di software per un costruttore automobilistico giapponese.
Egli lavora a Pune, circa 174 chilometri a est di Mumbai: ma, per andare sul posto di lavoro e tornare, deve trascorrere un’ora in motocicletta facendo lo slalom su strade trafficate e piene di buche. Il suo stipendio mensile è di 765 dollari (602 euro), più del triplo di quanto portava a casa durante la sua breve esperienza per un appaltatore, incaricato della supervisione di un nuovo edificio per un gruppo religioso Sikh. Era un lavoro divertente, racconta Mandvekar, ma purtroppo la paga non era granché.
La preferenza dei giovani per il software rispetto ai settori tradizionali dell’economia pone più di un problema all’India. La fuga di cervelli, se così si può definire, provoca la carenza di tecnici che dovrebbero dedicarsi a opere pubbliche indispensabili al miglioramento della qualità della vita per una popolazione che cresce sempre più.
Poche cifre bastano per rendersi conto della situazione. Nel 1990 i programmi di ingegneria civile riuscirono ad attirare nelle università 13.500 studenti, mentre l’informatica era ferma a quota 12.100. Nel 2007 l’information technology era balzata a 193.500 studenti contro gli appena 22.700 nel settore dell’ingegneria.