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 2010  agosto 26 Giovedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "CONTRADA

BRUNO"

2010
Un commensale scomodo, per Di Pietro. Che conferma la sua tendenza a intrattenere rapporti conviviali con uomini legati ai servizi segreti. Meno di due mesi fa il Corriere della sera pubblica una foto del 15 dicembre 1992: una cena con carabinieri e uomini dei servizi (vedere a pagina 36). L’ex magistrato è accanto a Bruno Contrada, numero tre del Sisde, arrestato nove giorni dopo e poi condannato a 10 anni per «concorso esterno in associazione mafiosa». Di Pietro si è giustificato: «Per me era un funzionario dello Stato, nemmeno lo conoscevo». Ma nel dicembre 1992 la notizia dell’arresto di Contrada circolava da settimane negli ambienti investigativi.
Fonte: Zornita Kratchmarova e Antonio Rossitto, Panorama 31/03/2010

Uno è ovviamente Contrada, personaggio che già allora, da anni, era considerato infrequentabile dagli ambienti dell’antimafia e in particolare da Paolo Borsellino, trucidato cinque mesi prima in via D’Amelio; la circostanza diventa ancor più inquietante se consideriamo che la Procura di Palermo, retta da Giancarlo Caselli, arrestò Bruno Contrada solamente nove giorni dopo quella cena galeotta, cioè la notte di Natale. Da qui la curiosità più che legittima: che ci faceva Di Pietro a cena con Contrada e tutta quella schiera di intelligence? Perché non ne ha mai parlato?
Fonte: Filippo Facci, Libero 3/10/2010

2009
capo della squadra mobile di Palermo poi al Sisde, Bruno Contrada, condannato a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. [...]».
Fonte: SCH. 186577 (SCADUTI Salvatore), Sandra Amurri, ”Il Fatto” 25/9/2009

Bruno Contrada, funzionario del Sisde che aveva costruito la sua carriera al fianco di Boris Giuliano. Contrada verrà poi arrestato e condannato in primo grado a dieci anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa.
Fonte: http://www.addiopizzocatania.org/public/cmsms/index.php?page=giovanni-falcone

2005
Il vecchio questore Immordino non si fidava di moltI, soprattutto non si fidava di Bruno Contrada, il poliziotto più famoso della città, il capo della Criminalpol che una dozzina di anni dopo sarebbe stato arrestato per connivenza. Contrada fu lasciato dormire, non lo avvisò nessuno "che c’era una rivolta all’Ucciardone". I boss finirono tutti al settimo braccio ma non ebbero il tempo di farsì il carcere "con dignità" come piaceva a loro, "buttane" e aragoste vive nell’infermeria, secondini al loro servizio, visite e pacchi di viveri a ogni ora del giorno.
Fonte: Attilio Bolzoni, Il Venerdì 29/4/2005, pag. 50