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 2010  agosto 26 Giovedì calendario

Usa, vendita nuove case ai minimi dal 1963 perde colpi l´industria, le Borse tremano - NEW YORK - La frana prosegue, viene meno ogni supporto alla crescita americana

Usa, vendita nuove case ai minimi dal 1963 perde colpi l´industria, le Borse tremano - NEW YORK - La frana prosegue, viene meno ogni supporto alla crescita americana. In una settimana già densa di notizie negative, la giornata di ieri ne ha portate altre due: un ulteriore pesante calo nelle vendite di case nuove; un arretramento anche negli acquisti di beni durevoli. Dati che hanno appesantito l´andamento dei mercati, con le Borse europee tutte in calo e con Wall Street che ha recuperato solo nel finale. Ad allarmare i mercati, anche il taglio da parte di Standard & Poor´s del rating sul debito dell´Irlanda. Il dato sul mercato immobiliare Usa segue quello, di 24 ore prima, sulla caduta nelle vendite di abitazioni già esistenti (meno 27%). Per quanto riguarda le case di nuova costruzione, le vendite a luglio sono scese del 12,4% rispetto al mese precedente, e del 32,4% in confronto al luglio 2009. La discesa è così forte che le 276.000 case nuove vendute in questo luglio sono il minimo assoluto da quando viene misurato questo indicatore, cioè dal 1963. Com´è normale, questo tracollo delle compravendite immobiliari si ripercuote anche sui prezzi: per una casa nuova il prezzo mediano è sceso a 204.000 dollari a luglio, meno 6% rispetto a giugno e meno 4,8% dal luglio dell´anno scorso. Si conferma l´impatto pesante della fine dell´agevolazione fiscale di 8.000 dollari: di fatto il mercato è in caduta libera da quando non ha più il sostegno artificiale di quell´aiuto pubblico. Né servono a rianimarlo i tassi d´interesse sui mutui, anch´essi scesi a livelli infimi. Un mutuo trentennale a tasso fisso ha un interesse del 4,55% ma neppure il credito facile riesce a compensare il pessimismo delle famiglie e la stagnazione dei loro redditi. Sul fronte industriale gli ordinativi dei beni durevoli - quelli che in media devono durare almeno tre anni, come le automobili e gli elettrodomestici - sono saliti di un modesto 0,3% a luglio su giugno. Ma il dato si rovescia in negativo se dagli ordinativi si tolgono i mezzi di trasporto, una voce di spesa molto volatile: si passa allora ad un meno 3,8%. Inoltre è pessimo il dato sugli acquisti di macchinari e beni d´investimento, che dà un segnale sullo stato d´animo degli imprenditori: qui il calo è dell´8% da un mese all´altro (se si escludono gli aerei e gli armamenti). E´ il peggiore declino di questa voce di spesa dal gennaio 2009, un mese in cui l´America era nel bel mezzo della recessione. Con questo calo a luglio sono stati cancellati i progressi di maggio e giugno. Un altro indicatore del degrado dell´economia americana viene dagli acquisti online di beni «discrezionali», una voce di consumo elettronico rappresentativa soprattutto dei ceti medioalti. L´indice è stato messo a punto dal Consumer Metrics Institute. Durante la recessione del 2008 questo tipo di spesa diminuì per 223 giorni consecutivi, poi ebbe un rimbalzo. Quest´anno lo stesso indice dei consumi online è stato sotto quota 100 (quindi in calo) per una durata analoga al 2008 e ancora non s´intravvedono i segni del rimbalzo. Tutto sembra convergere a conferma che la ripresa del secondo semestre 2009 e dei primi mesi del 2010 era «drogata». Non necessariamente in senso negativo. Era semplicemente una crescita sostenuta da una robusta politica keynesiana, cioè la maximanovra di spesa pubblica (circa 800 miliardi di dollari) che il Congresso di Washington varò nel gennaio 2009 subito dopo l´insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca. Uno studio indipendente del Congressional Budget Office ha calcolato che l´impatto di quella manovra di spesa pubblica fu equivalente a un´accelerazione del 4,5% nella crescita del Pil. Un effetto enorme: significa che senza quella iniezione di fondi pubblici l´America sarebbe rimasta in recessione almeno fino alla fine del 2009. E ci sarebbero oggi da 1,4 a 3,3 milioni di disoccupati in più. Il problema è che i progetti di investimenti pubblici approvati 19 mesi fa si stanno esaurendo, i loro benefici svaniscono, e l´economia lasciata a se stessa non ha motori di riserva.