Varie, 26 agosto 2010
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Schiffrin Andre
• Parigi (Francia) 1935. Editore • «[...] dopo aver diretto per venticinque anni la prestigiosa Pantheon Books, ha creato nel 1991 The New Press, una casa editrice no profit con cui prosegue caparbiamente la sua battaglia per un´editoria indipendente e di qualità. [...] Figlio di Jacques Schiffrin - che a Parigi ideò e diresse la celebre Pléiade - André giunse a New York nel 1941 insieme ai genitori costretti a lasciare la Francia per sottrarsi alle persecuzioni contro gli ebrei. Crebbe così immerso nella cultura americana. “Quando torno in Francia, mi sento sempre un po’ un americano a Parigi [...] In me è fortemente presente la dimensione pragmatica della cultura anglosassone, al punto che spesso i libri francesi mi sembrano troppo teorici e vaghi. Tuttavia nel mio dna c’è anche la cultura europea. Come molti giovani che arrivano in un nuovo paese, anch’io, appena sbarcato a New York, volevo sentirmi totalmente americano. Ma quando tornavo da scuola, a casa, attorno ai miei genitori, ritrovavano molti esuli europei, a cominciare da Hannah Arendt. Sono loro che mi hanno trasmesso la cultura della vecchia Europa”. Nel dopoguerra, giovanissimo, fece un viaggio da solo in Francia per incontrare coloro che erano stati vicini a suo padre. “Fu un viaggio importante, anche perché mi resi conto che tutto ciò che si raccontava negli Stati Uniti non era necessariamente ciò che pensava il resto del mondo. Ebbi modo anche d’incontrare André Gide. Pur continuando a dirsi antisemita, l’anziano scrittore restò sempre molto vicino a mio padre. Alla sua morte scrisse infatti che era stato l’unico ebreo che avesse mai amato. Fu grazie a Gide che potemmo fuggire dalla Francia occupata dai nazisti”. Come suo padre, è diventato editore. [...] “[...] sono cresciuto durante il maccartismo. Quando, più tardi, venni in Europa a studiare, scoprii un dibattito d’idee che in America era impossibile. Allora come editore, ho provato a importare quelle idee e quel dibattito negli Stati Uniti, cercando di essere libero e originale. Per me era un modo per contribuire al dibattito politico [...]”» (“la Repubblica” 14/5/2009).