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 2010  agosto 26 Giovedì calendario

PERCHÉ IL DIVERSO DIVENTA L´ETERNO CAPRO ESPIATORIO

Gli "zingari" sono un espediente necessario della brava gente e dei suoi governanti. Sono accampati ai margini delle nostre città e dei nostri pensieri per esserne tratti fuori a ogni nuova occorrenza e insultati, reclusi, cacciati. Come tutti i fantasmi, sono destinati a ritornare, anche dopo che i governi in affanno hanno stanziato qualche euro per buttarli fuori "volontariamente" (adulti 300, bambini 100, al cambio francese attuale). Gli "zingari" sono una risorsa della brava gente e dei ministri, di cui rapiscono i bambini e lavano di forza i vetri ai semafori. Nell´elenco delle minoranze designate a fare da capro espiatorio, tengono il primo posto, perché tengono l´ultimo nella scala della considerazione sociale. Lo "zingaro" viene inoltre odiato con una furia digrignante che eccede lo stesso odio per l´ebreo. In molti di noi che non siamo "zingari" (salvo che lo siamo a nostra insaputa) è come se agisse un raptus permanente, un desiderio rabbioso di dare fuoco allo "zingaro di merda" –uomo donna bambino vecchio – che fa anche a meno di accampare un razzismo, che non gli concede nemmeno il rango di razza inferiore. Agli "zingari" si pensa e si provvede all´ingrosso: al diavolo il principio per cui sono perseguibili gli individui, non le comunità o i gruppi collettivi.
Poi ci sono, in carne e ossa, i sinti, i rom, i nomadi, gli ashkalì, i kalé e gli altri gruppi di lingue e religioni e provenienze diverse, e le famiglie e le singole persone. Cinquecentomila persone – forse di meno, forse molti di più – furono sterminate dal nazismo. Il nome che la loro gente dà allo sterminio, Porrajmos, "divoramento" (voragine, forse?) è ancora pochissimo noto, rispetto all´ebraico Shoah, che anch´esso ebbe bisogno di tempo per farsi strada. Il tempo che passa nell´ignoranza vuol dire che i superstiti scompaiono e la testimonianza della verità viene più offuscata. Poiché tutto quello che riguarda "gli zingari" è speciale, anche l´ignoranza su di loro lo è, non solo sullo sterminio. Tanto il loro nome fantastico è presente e intimo alla vita europea, Carmen e le canzonette e i modi di dire, quanto colossale è la misconoscenza. Domandate a qualcuno – a voi stessi, per cominciare – quanti sono "gli zingari" in Italia, e poi confrontate le risposte. Domandate quanti sono, in proporzione fra loro, i cittadini italiani. Domandate quale sia la loro età media, e quale la durata media della loro vita, e quanto pesino i loro neonati – a paragone coi dati corrispondenti della brava gente e dei ministri. Eppure, i libri e le ricerche affidabili sono ormai numerosi, e i film e i romanzi e la musica, e Internet è una miniera favolosa e accessibile; e al tempo stesso un giacimento di ripugnanti esibizioni di quella bestiale e frustrata violenza.
Penso questo. Che "noi" – la brava gente e i ministri – anche quando ci misuriamo col problema con le migliori intenzioni, ci chiediamo che cosa si potrebbe fare degli, o per gli zingari. Ci sono buone idee in proposito, e lodevoli sforzi di praticarle. Però l´idea più preziosa è quella di chiederci che cosa potremmo fare di, o per, noi stessi. Per esempio, che i bambini rom e sinti vadano a scuola è importantissimo – e le ruspe che distruggono le baracche e ne disperdono gli abitatori e lasciano fra le macerie quaderni di scuola squartati gridano vendetta al cielo. Ma sarebbe molto importante che a tutti gli scolari si raccontasse chi sono "gli zingari". Quanti sono, quanti anni hanno, quanti sono italiani e da quante generazioni, quanti abitano in case e quanti vorrebbero abitarci, e quanti furono sterminati, e che storia millenaria di paura e attrazione, di brutalità e demonizzazione si è rovesciata su loro, e quale incomparabile avversione ai rom di Romania nutrano i romeni... Quanti bambini risulta che abbiano rapito – per esempio: nessuno – e quanti bambini furono rapiti a loro, in paesi civilissimi, in nome dell´assimilazione. Che si suggerisse agli studenti una riflessione sulla parola "errante" e sulla sua applicazione a tre popoli – gli ebrei, gli zingari, le puttane ("La puttana errante", era un piccante titolo cinquecentesco) – per i quali si inventarono i ghetti, e si reinventano di continuo. Eccetera, continuate voi.
(Nota: gli "zingari" in Italia sono fra 120 e 150 mila, fra loro i cittadini italiani sono la maggioranza. Ciò non impedì a un noto giudice milanese di definirli in sentenza "popolo allogeno".
La maggioranza vive in case. Più del 40 per cento ha meno di 14 anni. La vita media è di molti anni inferiore a quella degli altri. I rom, fra i 10 e i 12 milioni, sono la più vasta e povera minoranza nella Ue. Sono dovunque molto più numerosi che in Italia: oltre il milione in Romania e Bulgaria, 7-800 mila in Spagna e Ungheria, 500 mila in Slovacchia, 400 mila in Francia, 350 mila in Grecia.... Nel 2008, dopo il proclama sulle impronte digitali, la Croce Rossa romana dichiarò che i volontari incaricati non avevano preso una sola impronta: «Non ce n´era bisogno, avevano tutti i documenti». Il sindaco di Roma aveva denunciato nella città la presenza di 20 mila zingari clandestini, la Croce Rossa ne trovò 2.200. Il sindaco di Milano sosteneva che nella sua città ce ne fossero 25.000, se ne contarono 2.000. A Napoli, invece dei supposti 10.000, se ne contarono 1.200. Forse erano scappati. Appunto).