Alessandro Fava, il manifesto 25/8/2010, 25 agosto 2010
VADO A CARBONE
Manifestazioni, presidi, dibattiti, denunce e reiterate richieste, prima per il depotenziamento e la totale metanizzazione della centrale elettrica a carbone di Vado Ligure, oggi contro un ventilato ampliamento del carbone, non bastavano più. Così i comitati e gli ambientalisti savonesi hanno scelto di mandare un messaggio forte e chiaro a Carlo De Benedetti, azionista di maggioranza di metà della Tirreno Power, cioè di Energia Italiana, controllata al 78% dalla sua Sorgenia, ma soprattutto come si legge nell’appello «tessera numero uno del Partito democratico».
La lettera aperta, corredata dagli studi raccolti in trent’anni da biologi e scienziati del comitato Moda, Uniti per la salute e dall’Ordine dei medici di Savona, promossa da una rete di associazioni (tra cui Arci, Acli, Emergency, Libera, Meetup, Donne in Nero, Uaar,e Anpi), è stata sottoscritta anche da Luigi De Magistris, Olivero Beha, Angelo Bonelli, Lidia Ravera e Massimo Carlotto, Marco Pannella, Paolo Ferrero, Beppe Grillo, Margherita Hack, Sergio Staino, l’oncologa Patrizia Gentilini e Giovanni Impastato, per citarne alcuni(chi volesse aderire: ste.milano@alice.it).
«La centrale a carbone di Vado è il tema più scottante a Savona - spiega l’ideatore, Stefano Milano, titolare della libreria Ubik, da tre anni riferimento della città - Lanciamo una raccolta firme nazionale con dieci domande che rievocano quelle di repubblica a Berlusconi perché il problema è nazionale e non locale come vorrebbe la Tirreno Power. La popolazione qui è nettamente contraria come dimostra un sondaggio di un anno e mezzo fa nella mailing list della libreria’’. E d’altra parte si sono dichiarati contrari anche tutti i comuni interessati (Savona, Vado Ligure, Quiliano, Bergeggi, Spotorno, Noli, Finale Ligure, Balestrino, Vezzi Portio, Albissola Marina, Celle Ligure, Altare, Carcare, Cairo), supportati dalla Regione Liguria che nel 2009 con l’allora assessore regionale all’ambiente Franco Zunino ha fatto ricorso al Tar contro il via libera del ministero dell’ambiente. Fatto che l’azienda finge di ignorare nel bilancio societario 2009 dove si commenta solo che «il 29.07.2009 è stato ottenuto il giudizio favorevole di compatibilità ambientale, relativamente al progetto relativo alla realizzazione di una nuova unità alimentata a carbone da 460 MW all’interno del sito della centrale di Vado Ligure».
Ora però con la Provincia di Savona passata al centro-destra l’ipotesi dell’ampliamento torna in auge. E l’azienda, che garantisce l’ammodernamento di tutto l’impianto solo se si fa l’ampliamento, negli ultimi mesi ha dato un’accelerata propagandistica acquistando paginate sui media e caldeggiando articoli favorevoli all’espansione. La strategia comunicativa è costruita anche con visite guidate alla centrale, sponsorizzazione della rassegna estiva del Comune di Savona (50 mila euro) oltre al tradizionale sostegno economico alla squadra di pallacanestro di Vado e alla promozione del carbone pulito con un sito creato ad hoc www.vadoenergia.it. Infatti nel bilancio 2008 della Tirreno Power alla voce "Comunicazione" leggiamo che «le attività realizzate nel corso dell’anno hanno riguardato principalmente il supporto al progetto industriale di Tirreno Power sulla costruzione di una nuova unità a carbone a Vado Ligure. Il progetto ha avuto quale scopo quello di creare sul territorio un’opinione pubblica positiva nei confronti dell’azienda. In particolare si è cercato di evidenziare l’attenzione dell’azienda al rispetto delle normative in tema di sicurezza e ambiente. Sono stati effettuati vari interventi su Enti ed Associazioni al fine di consolidare la posizione di Tirreno Power in campo sociale. È stato sviluppato un piano di comunicazione specifico con l’obiettivo di valorizzare i contributi che TP svolge sulle base di richieste provenienti dal territorio...È stata ampliata la collaborazione con media partner in particolare giornali, siti web e televisioni locali». D’altra parte qualcuno ricorda che anche il primo insediamento della centrale Enel alla fine degli anni Sessanta partì con l’inaugurazione di un bel campo da calcio, «regalato» dagli inquinatori in cambio del disturbo.
Dunque per rispondere a una campagna mediatica che martella sull’espansione e il rispetto ambientale dell’impianto premiato con le certificazioni Iso 14001 ed Emas, i savonesi ricordano a De Benedetti che «in provincia di Savona in 16 anni sono morte circa 2.664 persone in più rispetto ai tassi standardizzati di mortalità della Liguria»; che «in Liguria il 90% del mercurio immesso annualmente nell’ambiente deriva dalle centrali a carbone» (ce ne sono altri due, a Genova e La Spezia, ndr.) e che il carbone è un’energia desueta che va contro le politiche di riduzione delle emissioni.
La lettera, che chiede anche chiarimenti sulla possibilità di bruciare rifiuti nella centrale, ribadisce l’antica richiesta della completa metanizzazione degli impianti, caldeggiata anche dalla Provincia di Savona e dai comuni di Vado e Quiliano con delibere dei rispettivi consigli a metà degli anni Novanta. «In sostanza chiediamo che si chiudano due impianti desueti di una centrale altamente inquinante in un territorio già martoriato da cokerie e industrie chimiche - spiega il referente scientifico della commissione salute e ambiente dell’Ordine dei medici savonesi, il pneumologo Paolo Franceschi - A causa di impianti obsoleti che inquinano cinque volte più del dovuto, registriamo un aumento delle malattie all’apparato respiratorio, recrudescenza di otiti, polmoni e asma e disturbi legati ai metalli pesanti nei minori e malattie cardiovascolari, cerebrovascolari, ictus e tumori negli adulti». Per una carenza legislativa però i dati delle emissioni alla fonte, sia quelli destinati alla Regione che quelli per l’Ines (Inventario nazionale delle emissioni), vengono registrati dalla Tirreno stessa. Anche la Procura di Savona qualche dubbio deve averlo visto che ha aperto un fascicolo. Virginio Fadda, biologo del Moda, che combatte per una corretta informazione dai primi anni Ottanta, ricorda anche «un piano qualità dell’aria della Regione Liguria del 2006 che sosteneva che nella provincia di Savona il 68% degli ossidi di azoto, il 90% degli ossidi di zolfo a Vado fino alla Valbormida, derivavano dalla centrale». La Regione Liguria per ora non sembra intenzionata a dare nessun via libera all’ampliamento. Anzi, il neo assessore regionale all’ambiente Renata Briano a partire dall’autunno lancerà un monitoraggio diffuso sull’inquinamento in Valbormida e sulla costa.