MAURIZIO MOLINARI, La Stampa 26/8/2010, pagina 17, 26 agosto 2010
La Nasa in soccorso dei minatori - Il governo cileno chiede aiuto alla Nasa per soccorrere i 33 minatori imprigionati sottoterra a San José e dal quartier generale di Houston la risposta arriva nel giro di poche ore: «Siamo pronti a dare il sostegno richiesto»
La Nasa in soccorso dei minatori - Il governo cileno chiede aiuto alla Nasa per soccorrere i 33 minatori imprigionati sottoterra a San José e dal quartier generale di Houston la risposta arriva nel giro di poche ore: «Siamo pronti a dare il sostegno richiesto». «Abbiamo ricevuto la richiesta da Santiago del Cile - spiega il portavoce della Nasa John Yembrick - e stiamo preparando alcune ipotesi concrete da sottoporre alle autorità». I 33 minatori si trovano dal 5 agosto intrappolati al buio a 32,2 gradi di temperatura in un’area spaziosa quanto un salotto di grandi dimensioni, disponendo di cibo e acqua in quantità limitate con la prospettiva di rimanervi fino a fine anno. Da qui l’ipotesi, fanno sapere da Houston, che la Nasa suggerisca alcune forme di «sostegno psicologico» facendo leva su due metodi: l’interazione fra i minatori e i contatti con le rispettive famiglie in superficie. «La Nasa conosce molto bene questo tipo di situazioni - spiega Ray Hays, docente di Scienze del comportamento al Baylor College of Medicine del Texas - perché prepara gli astronauti a lunghi periodi in solitudine in vista di missioni come quelle a bordo della Stazione spaziale orbitante, dove possono restare fino a sei mesi ininterrotti in un ambiente molto ristretto». Ma di cosa si tratta? «L’esperienza dimostra che ciò che più conta per gli astronauti isolati nello spazio è la capacità di avere conversazioni private con i propri famigliari - risponde Hays - e dunque se il governo cileno riuscirà a garantire questo tipo di collegamenti fra i minatori e i parenti sarà di grande sostegno». L’altro aspetto dei «suggerimenti» in arrivo dalla Nasa riguarda i «metodi di autogestione in solitudine» ovvero l’organizzazione della convivenza forzata in spazi ristretti, assegnando a ognuno delle responsabilità e creando dei ritmi della giornata attraverso un calendario di eventi capaci, in primo luogo, di distinguere il giorno dalla notte. «Fra i rischi maggiori - sottolinea Hays - c’è la perdita del senso del tempo perché ciò porta ad allucinazioni e ad altre degenerazioni psicotiche capaci di innescare un domino di tensioni e problemi che possono mettere tutti a rischio». Le autorità cilene hanno già fatto arrivare in profondità giochi e musiche per intrattenere i minatori in attesa di ricevere il vademecum dell’Agenzia spaziale americana alla redazione del quale partecipa anche David Dinges, il docente di psicologia sperimentale dell’Università della Pennsylvania che ha partecipato ai test in Russia per simulare l’isolamento di sei uomini per 520 giorni ovvero il tempo necessario per raggiungere Marte. «Fra le due situazioni vi sono però delle differenze in quanto la condizione psicologica di chi si trova intrappolato contro la propria volontà senza alcun comfort - sottolinea Dinges - non è certo la stessa di chi decide di isolarsi per raggiungere un traguardo desiderato, con il sostegno di luce, cibo e ogni altro possibile ausilio». C’è però un elemento in comune e Simon Rego, direttore dell’Addestramento clinico all’Istituto americano per la terapia cognitiva, lo riassume così: «Chi si trova intrappolato perde una certa quantità vitale di spazio fisico e psicologico, ed è questa agibilità che bisogna cercare di restituirgli, almeno in parte». L’altro aspetto dell’esperienza maturata dalla Nasa riguarda «il comportamento dei parenti di chi si trova in isolamento» aggiunge John Fairbank, docente di psichiatria al Medical Center dell’Università di Duke, secondo il quale i «contatti diretti fra parenti e minatori» possono rivelarsi utili «solo se i bisogni psicologici ed emotivi delle famiglie saranno attentamente curati» per evitare bruschi contraccolpi. Paola Newman, titolare della Sanità della regione cilena di Atacama dove si trova la miniera crollata, fa sapere che l’interesse è anche per i consigli che la Nasa potrà dare sulla «gestione del cibo» visto che farlo arrivare è molto difficile e quello disponibile ha consentito ai 33 minatori di nutrirsi ogni 48 ore solo di mezzo bicchiere di latte, due cucchiaini di pesce in scatola, mezzo cracker e una fettina di pesca. Su come gestire l’emergenza cibo la Nasa mantiene il più stretto riserbo facendo però sapere che è opportuno «svolgere attività fisica per evitare di prendere peso». Il nodo dell’alimentazione è comunque connesso alla durata del periodo che i minatori dovranno passare sottoterra e riguardo all’ipotesi che possa trattarsi di 4 mesi c’è chi avanza dei dubbi. «È certamente vero che il processo dei soccorsi deve essere lento, ma la stima di 4 mesi è molto conservatrice - osserva Joe Manchin, governatore dello Stato del West Virginia che vanta il maggior numero di miniere americane - perché potrebbero farcela molto prima».