Andrew Buncombe e Alistair Dawber, il Fatto Quotidiano 26/8/2010, 26 agosto 2010
LA PICCOLA TRIBÙ SCONFIGGE IL GIGANTE MINERARIO
Per loro la montagna era la divinità che provvedeva a tutti i loro bisogni. Ed erano di-sposti a battersi fino alla morte per salvarla. Per quanto sorprendente possa sembrare, hanno vinto la loro battaglia. Due sere fa gli abitanti della tribù che vive sulla colline di Niyamgiri, nell’India orientale, hanno fatto festa alla notizia che le autorità della capitale avevano deciso che la compagnia mineraria britannica non avrebbe potuto sfruttare un giacimento di bauxite nella montagna sacra. Il ministro dell’Ambiente dell’India, Jairam Ramesh, sottolineando che si è trattato della lotta di Davide contro Golia, ha riconosciuto che i costi sociali ed umani sarebbero stati enormi e che “era stata violata la normativa a tutela dell’ambiente”. Le conseguenze di questa decisione si sono fatte sentire ben al di là delle tranquille colline dell’India orientale dove circa 10.000 Dongria Kondh vivono cacciando e coltivando. Mentre la Vedanta Resources Plc ha dovuto registrare un ribasso del 5% del titolo sui mercati azionari, gli attivisti hanno accolto la notizia considerandola una delle rare vittorie dell’ambiente e della giustizia sociale sugli interessi della grande impresa.
“È UNA VITTORIA che nessuno riteneva possibile”, ha dichiarato Jo Woodman di Survival International. “È la prova che una piccola tribù può tenere testa ad una potente multinazionale”. L’industria mineraria in India è molto potente e molti sostengono che lo sfruttamento minerario debba essere disciplinato in maniera più severa. Il governo dello stato di Orissa, che aveva approvato il progetto, ritiene che la decisione abbia bloccato lo sviluppo industriale di cui la regione ha bisogno. Gli attivisti replicano sostenendo di essere stati intimiditi: “Accogliamo con gioia una decisione che riconosce i diritti della gente che vive in quel territorio”, ha dichiarato Bratindi Jena di ActionAid India.
LA POLEMICA sulla miniera risale al 2004 e ha interessato la Corte Suprema indiana oltre ad una serie di commissioni. Molti davano per scontato che la Vedanta, con sede a Londra e di proprietà dell’industriale Anil Agarwal, l’avrebbe spuntata. Ma la settimana scorsa una commissione insediata dal governo ha consigliato di rifiutare la concessione mineraria in quanto il progetto era incompatibile con l’equilibrio ambientale. La commissione ha anche avanzato il timore che l’apertura di una miniera avrebbe dato fiato alla causa dei ribelli maoisti che fanno spesso leva sull’avversione delle popolazioni tribali nei confronti dei progetti industriali. Un altro elemento decisivo potrebbe essere stato l’intervento di Raul Gandhi da molti ritenuto il futuro primo ministro dell’India. Il figlio di Sonia Gandhi, leader del partito del Congresso che governa il Paese, ha visitato Niyamgiri nel marzo 2008 e ha detto: “A mio giudizio una miniera su queste colline distruggerebbe l’ambiente, prosciugherebbe le fonti di approvvigionamento idrico e metterebbe in pericolo la cultura e la vita di questa popolazione tribale”. Quando questa battaglia è diventata un “caso”, le organizzazioni ambientaliste hanno moltiplicato gli attacchi contro la Vedanta. Gli attivisti hanno partecipato all’assemblea degli azionisti a Londra portando con loro nella capitale britannica alcuni membri della tribù e hanno convinto molti azionisti, tra cui la Chiesa anglicana e il governo norvegese, a vendere le azioni in loro possesso. Questa decisione non è la sola cattiva notizia per la Vedanta. Il ministro Jairam Ramesh ha detto che anche la raffineria, già attiva nella zona che utilizza bauxite proveniente da altri stati dell’India, potrebbe non operare nel rispetto della normativa ambientale . Inoltre si è saputo che il governo indiano sarebbe intenzionato ad opporsi all’acquisizione da parte della Vedanta del pacchetto di maggioranza della compagnia petrolifera Cairn India.
LA VEDANTA ha respinto l’accusa di aver violato la legge e ha garantito che non aprirà alcuna miniera nella zona “senza le necessarie concessioni”. Secondo alcune associazioni ambientaliste questa dichiarazione potrebbe indurre a pensare che non è finita qui. Meredith Alexander di ActionAid ha ricordato che “la Vedanta può proporre appello avverso alla decisione anche se i Kondh stanno chiedendo alla società di rispettare la decisione del governo e la loro ferma opposizione”. Anil Agarwal, il miliardario, socio di maggioranza oltre che presidente della Vedanta, ha dichiarato che i benefici sono di gran lunga superiori agli eventuali disagi patiti dai Dongria Kondh qualora fossero costretti ad abbandonare le loro abitazioni o ai danni a carico dell’ambiente. E ha aggiunto che solo il 3% dei Dongria dovrebbero essere trasferiti altrove.