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 2010  agosto 26 Giovedì calendario

CONNESSI CON TUTTO MA NON CON SE STESSI


Connessi con tutto e tutti, tranne che con se stessi. Sempre online, con telefonini e smartphone, con sveglie che leggono le ultime notizie dal web, televisori che spuntano in ogni angolo, social network, mail e chat che prendono il posto delle conversazioni faccia a faccia. Bersagliato da mille stimoli, il cervello non riesce più a elaborarli, e anche la memoria ne risente: canzoni, libri, film, messaggi si confondono in un mare indistinto di informazioni digitali. Questi, almeno i risultati di una ricerca dell’Università della California, dove gli scienziati hanno osservato che quando le cavie hanno nuove esperienze, attivano connessioni tra neuroni che prima non esistevano. Però solo quando gli stimoli rallentano e gli animali hanno modo di riposare, queste connessioni si solidificano e creano una memoria permanente delle esperienze.
Nell’uomo il meccanismo è analogo, ma la tecnologia e il business non tollerano spazi vuoti: a parte le ore di sonno - sempre meno, peraltro - ogni istante della nostra vita è riempito da un gadget. C’è l’iPod per la musica, la console portatile per le code alle Poste, il dvd portatile per il viaggio in treno, il lettore eBook per il volo intercontinentale, e ovviamente il telefonino che fa tutto questo e molto di più. Il tempo libero è cancellato, ogni piccolo intervallo viene riempito da attività produttive o ludiche. Sempre che possa considerarsi produttivo controllare costantemente la mail sul Blackberry o sull’iPhone, come se proprio mentre stiamo sollevando un bilanciere dovesse arrivare la comunicazione che ci cambia la vita.
Anche i produttori si sono adeguati: la maggior parte dei giocatori occasionali si dedica al videogame sul telefonino per poco più di sei minuti alla volta, ed ecco che i nuovi titoli permettono di riprendere il gioco dove era stato interrotto, o di completare un quadro mentre si aspetta il verde al semaforo.
Con Internet sul cellulare non è più indispensabile ricordare il nome di un attore o la capitale della Norvegia, perché Google è sempre a disposizione, per salvarci da figuracce e dimenticanze: la memoria, esercitata sempre meno, tende intanto a deteriorarsi. Poi ci sono gli eBook e l’iPad: non hanno (ancora) il multitasking, e quindi distraggono meno rispetto ad un pc, tuttavia si fa molta più fatica a ricordare una storia letta su display rispetto ad una su carta. Altro che poesie ripetute mille volte, al massimo si ricorre al segnalibro digitale.
Così si arriva al curioso paradosso che il tempo in cui non siamo al computer - considerato come strumento di lavoro - lo trascorriamo ancora di fronte a un computer, sia pure travestito da smartphone. Fuori dall’ufficio, certo, è possibile decidere cosa fare sul web, ma anche questo è un problema: chiusi in una bolla digitale, non solo non comunichiamo con gli altri, ma nemmeno vediamo il mondo che ci sta intorno. I gadget aiutano a mitigare la noia di lunghi allenamenti e a rendere più sopportabili le corse sul tapis roulant, ma affaticano il cervello, così c’è il pericolo di uscire dalla palestra più forti e più stupidi. Né c’è da aspettarsi che gli schermi televisivi dei fitness center odierni davvero rendano più informati, visto che perlopiù trasmettono reality e quiz.
La soluzione? Allenarsi all’aperto, evitando i percorsi urbani: secondo uno studio dell’Università del Michigan, memoria e capacità di concentrazione aumentano del venti per cento dopo una corsa nella natura, mentre rimangono invariati se si fa jogging in città. Questo perché non c’è bisogno di districarsi tra le auto, non si viene distratti dalle pubblicità, quindi la mente si rilassa esercitando una sorta di «attenzione involontaria» al sempre diverso spettacolo della natura.
Ottimi risultati, comunque, si possono ottenere anche in piscina. Il nuoto è uno sport impegnativo, le corsie sono spesso affollate, ma in compenso è difficile consultare le mail o chattare tra una bracciata e l’altra: gli smartphone sono sempre più evoluti, ma non ancora impermeabili.