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 2010  agosto 25 Mercoledì calendario

“CHE TI PENSI? SONO RENZI!”

Odia tutto quello che non riesce a controllare. Per questo motivo, Matteo Renzi, 35 anni, sindaco di Firenze, non sopporta le conferenze stampa e non risponde ai giornalisti. A quelli che fanno domande, almeno. “No, figurati, di questa cosa non abbiamo parlato neppure con il Corriere della Sera e Repubblica”, è solito dire al cronista, con molta cortesia, il portavoce di Renzi. Alle conferenze stampa, poi, guai ad uscire dal tema, perché il boy scout che crede in De Gasperi e negli U2 (ci ha scritto anche un libro) prende le sembianze dell’ex ct Marcello Lippi: “Mi chiedi se voglio rispondere a questa domanda? La risposta è no. Passiamo a un’altra domanda”.
Firenze è una delle capitali del mondo, governarla non è certo semplice, e il sindaco ha ancora tempo per stupire. Ma i fiorentini, dopo un anno e tre mesi, cominciano ad esser delusi. Lui, cattolicissimo, a 24 anni già segretario fiorentino del Ppi, poi nella Margherita con Rutelli, riesce ad incarnare contemporaneamente il culto dell’immagine di Veltroni (obamisti entrambi) e l’antipatia di D’Alema. Due dirigenti politici, ex comunisti, da cui più volte ha preso le distanze. Durante le riunioni romane al cospetto del segretario del Pd (all’epoca Veltroni) per le regole delle primarie, Renzi aggiornava il suo profilo Face-book con i suoi auspici calcistici per la Fiorentina. Proprio alle primarie parte del suo successo è stata conquistata con questa sfacciata arroganza. Unita ad un modus operandi che prevede sempre la ricerca della giusta posizione davanti alla telecamera, rispetto alla macchina fotografica. A proposito di Obama, quando il boy scout è stato in America per una conferenza di sindaci, mentre era al cospetto del suo mito, da Palazzo Vecchio venivano diramate noto di giubilo: “Obama ha chiesto a Renzi: Davvero? Sei il sindaco di Firenze? La città con i migliori ristoranti del mondo”. Di quest’incontro non sono mai state diffuse fotografie, però chi ha visto la scena racconta di un sindaco italiano che tra uno spintone e l’altro cercava di avvicinarsi al piedistallo del presidente.
Non è facile governare una città come Firenze, lui però si è venduto come un uomo del fare, 100 punti in 100 giorni per cambiare la città. Missione fallita . In compenso, però, ha tirato fuori dal cilindro idee-evento come la giornata del “bacione a Firenze” o il “ramazza day”: tutti con le scope in mano per ripulire la città, meglio se a favore di telecamera. Altro successo senza precedenti il San Valentino delle nozze d’oro: nel Salone dei Cinquecento si è rischiata la rissa tra anziani perché nell’invito non era specificato che si doveva venire solo in coppia, così molti si sono portati dietro il parentado.
Cultore della bellezza, ha ottenuto un vero successo con la pedonalizzazione totale di piazza Duomo, anche se la riorganizzazione del trasporto pubblico non ha ancora azzerato i disagi per i fiorentini. Una delle prime cose che ha fatto da sindaco è stata l’abolizione dei vigilini, gli ausiliari del traffico, su cui il “popolo” sfogava la rabbia contro un sindaco percepito come assente, il predecessore Leonardo Domenici, reo per i fiorentini di voler solo far cassa. Crollate le entrate alla voce “multe”, ma soprattutto via libera al “parcheggio selvaggio”, come sembrava impossibile a Firenze solo qualche mese prima con l’odiato-amato assessore-sceriffo Graziano Cioni.
L’opposizione di centrodestra gli ha rimproverato i 3 minuti “di autocelebrazione” commissionati a una società romana per un video dal costo di seimila euro, di cui sono rimaste poche tracce. Appena insediato gli fecero le pulci sulla poltrona, dal costo di duemila euro: la rispediremo al mittente, promise Renzi, assicurando che l’acquisto fu fatto a sua insaputa. Però, il “Nuovo Corriere di Firenze” ha svelato che la sedia, ormai usata, non si può restituire.
Fare il sindaco di Firenze? “É il mestiere più bello del mondo”, ha sempre detto Renzi. É ora di dare anche altre risposte alla città, però.