Giornali vari, 26 luglio 2010
Anno VII – Trecentotrentaduesima settimanaDal 19 al 26 luglio 2010Michigan Riunito il suo consiglio d’amministrazione nel Michigan (Auburn Hills), la Fiat ha fatto sapere: primo, che l’attività automobilistica sarà separata dal resto del gruppo e quotata a parte; secondo, che il nuovo modello L-0 non sarà costruito a Mirafiori, ma in Serbia, nella città di Kragijevac
Anno VII – Trecentotrentaduesima settimana
Dal 19 al 26 luglio 2010
Michigan Riunito il suo consiglio d’amministrazione nel Michigan (Auburn Hills), la Fiat ha fatto sapere: primo, che l’attività automobilistica sarà separata dal resto del gruppo e quotata a parte; secondo, che il nuovo modello L-0 non sarà costruito a Mirafiori, ma in Serbia, nella città di Kragijevac.
Significati Viste con un minimo di prospettiva, queste due decisioni significano: primo, che Fiat Auto sarà venduta e gli Agnelli in futuro si occuperanno d’altro; secondo, che nel giro di qualche anno l’Italia cesserà di essere un paese produttore di automobili.
Agnelli Gli Agnelli vogliono vendere dal 2003, la Fiat è da molto tempo una fabbrica con problemi seri che ha trovato sulla sua strada prima il put con GM (due miliardi di dollari entrati inopinatamente nelle casse dell’azienda) poi un manager di straordinaria abilità come Marchionne e infine l’accordo con Obama per il salvataggio di Chrysler. L’azienda è diventata da decotta quasi presentabile, e adesso si può dar via con profitto puntando però sul suo core business, cioè l’auto. Il cda di Auburn Hills ha fatto sapere che si creeranno due società, una detta Fiat Spa, l’altra Fiat Industrial, che nella prima resteranno i marchi automobilistici, cioè Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Maserati, Abarth, Ferrari, Chrysler, e nella seconda andrà tutto il resto. Dati i tempi tecnici necessari alla quotazione, vedremo i titoli nei listini non prima del prossimo febbraio. Il rapporto tra Spa e Industrial, in termini di fatturato, ricavi, eccetera, è di circa 7 a 3 e risulteranno più o meno divisi così dipendenti e liquidità. Non però il debito di 17 miliardi e mezzo, per il quale si è scelta la formula del 5 a 5 (metà e metà). Un altro modo per tenere in alto il prezzo di Spa (auto) e vendere meglio.
Serbia La Serbia offriva: operai con stipendio esentasse a 400 euro al mese, contributo di 250 milioni da parte del governo, altri 350 milioni da parte della Banca Europea di Investimenti, bonifica dello stabilimento, bombardato nel ’99, interamente a carico dello Stato che lo regalerà poi alla Fiat, esenzione totale dalle tasse per dieci anni, diecimila euro di contributo per ogni assunzione. In Italia, zero assoluto da parte di Governo, Regione, Provincia e Comune. Quanto al sindacato, la Fiat aveva sondato il terreno a Pomigliano, imponendo un nuovo accordo che prevedeva di lavorare anche il sabato e la domenica e di smetterla con i finti assenteismi e gli scioperi per vedere la partita. Cisl, Uil, Ugl e Fismic avevano chinato la testa. La Fiom-Cgil s’era ribellata, accusando il Lingotto di voler far passare un testo anticostituzionale. Un referendum aveva confermato un’area di dissenso forte: quasi il 40% dei lavoratori s’era detto d’accordo con la Fiom, una percentuale che sfiorava il 50% tra quelli del montaggio.
Adesso Mercoledì 28 si svolge, nel palazzo della Regione a Torino, un incontro tra sindacati, manager della Fiat e governo. È possibile che la riunione si chiuda con un paio di comunicati vagamente impegnativi. Il tema da discutere sarebbe in realtà se in Italia la regolamentazione del lavoro e la politica industriale possano restare quelle che sono. L’Istat ha fatto sapere che dal 2000 ad oggi tremila imprese italiane si sono trasferite all’estero. Anche a Pomigliano, la Fiat ha intenzione di costituire una nuova società, di scegliersi i lavoratori uno per uno e di far loro firmare contratti d’assunzione in deroga al contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici. Bonanni, capo della Cisl, adesso grida, ma a quanto pare la Fiat è pronta perfino a uscire da Confindustria (un colpo mortale anche per questa organizzazione) pur di farla finita col sindacalismo all’italiana.
Duisburg A Duisburg, terra di ’ndrangheta in terra di Germania, s’è concluso in tragedia il raduno Love Parade (musica techno e sballo, in definitiva un rave). La ressa che spingeva per raggiungere, attraverso un tunnel, la spianata Güterbanhof ha schiacciato e ucciso 19 ragazzi, tra cui una bresciana di 21 anni, Giulia Minola, studentessa di moda a Milano. Si dice che la folla sia a un tratto stata presa dal panico, si dice che 1.200 poliziotti messi a regolare una folla che potrebbe essere stata di un milione e 400 mila persone (ma questo dato sembra molto sovrastimato) erano pochi, si dice soprattutto che è stato pazzesco aver radunato una tale massa in un posto che aveva una sola entrata/uscita (il tunnel). Guido Bertolaso, il nostro capo della Protezione civile (che ha titolo per parlare dopo aver affrontato l’improvvisa calata a Roma di tre milioni di fedeli accorsi a vedere la salma di papa Wojtyla), ha spiegato che quando ci fu la Giornata della Gioventù a Tor Vergata le vie d’accesso previste erano 27, e furono sistemate a raggiera insieme con assistenza sanitaria, desk informazioni, punto ristoro con l’acqua eccetera. Gli organizzatori tedeschi hanno annunciato che di Love Parade non se ne faranno più. La manifestazione esisteva dal 1989 ed era anche un grosso business per via della vendita di gadget, magliette, cibo, bevande e soprattutto per lo spaccio indisturbato di droga. Si partecipava gratis, ma non era una festa di beneficenza.
Acqua Nessun referendum della storia ha avuto il sostegno di quello che vuole abolire le norme che permettono ai privati di gestire l’acqua: più di un milione e 400 mila firme consegnate alla Cassazione, senza l’aiuto né della destra né della sinistra. Le due leggi da abrogare o emendare appartengono infatti una al centro-destra (legge Ronchi) l’altra al centro-sinistra (decreto legislativo del 2006). I referendari non vogliono che sull’acqua, un bene comune, si facciano profitti. I difensori dell’iniziativa privata ammettono che l’acqua è un bene comune, ma dicono che in Italia va disperso il 37% di quella potabile e che senza l’intervento dei privati non si raggiungeranno mai economicità ed efficienza. Se non ci saranno elezioni anticipate, si dovrebbe votare l’anno prossimo.
Intercettazioni Anche se nel Pdl c’è sempre aria di tempesta (i berlusconiani vogliono portare davanti ai probiviri il finiano Fabio Granata), gli amici del presidente del Consiglio e quelli del presidente della Camera hanno raggiunto un’intesa sul ddl che limita l’uso delle intercettazioni telefoniche: un’udienza filtro, condotta alla presenza di tutte le parti, stabilirà quali intercettazioni potranno essere pubblicate dai giornali. È una specie di vittoria della carta stampata, raggiunta però a discapito dei magistrati, i quali, a legge approvata, avranno in ogni caso meno possibilità di metter sotto controllo i telefoni dei sospettati.
Divorzi Impressionanti gli ultimi dati Istat su separazioni e divorzi, incontrovertibili perché raccolti nelle cancellerie dei 165 tribunali civili italiani. Ci si separa e si divorzia sempre di più e il raffronto con il 1995 è scioccante: più 61 per cento le separazioni, più 101 per cento i divorzi. E questo mentre i matrimoni calano. L’altro fenomeno nuovo è che sono in costante crescita separazioni e divorzi tra ultrasessantenni, quasi sempre gente che «vuole rifarsi una vita». Bella la spiegazione di Alberoni: «C’entra molto la buona salute. Cent’anni fa un cinquantenne aveva l’artrosi alle gambe e alle braccia e una cinquantenne il prolasso dell’utero; nessuno dei due aveva più i denti. Come avrebbero potuto trovare un altro partner?». Adesso invece c’è, oltre al resto, anche la chirurgia plastica. E soprattutto il Viagra.