Giornali vari, 19 aprile 2010
Anno VII - Trecentodiciottesima settimana Dal 12 al 19 aprile 2010Vulcano Il vulcano islandese Eyjafjallajokull, silente da due secoli, ha cominciato a eruttare sobriamente l’ultimo giorno di marzo, ha poi aumentato d’un tratto l’intensità delle emissioni mercoledì 14 aprile e da allora e fino al momento in cui scriviamo non ha più smesso
Anno VII - Trecentodiciottesima settimana Dal 12 al 19 aprile 2010
Vulcano Il vulcano islandese Eyjafjallajokull, silente da due secoli, ha cominciato a eruttare sobriamente l’ultimo giorno di marzo, ha poi aumentato d’un tratto l’intensità delle emissioni mercoledì 14 aprile e da allora e fino al momento in cui scriviamo non ha più smesso. Una nube carica di polveri di zolfo e silicio ha ben presto ricoperto il cielo dell’Europa centrale, costringendo le compagnie aeree a smettere di volare. A parte i problemi di visibilità, i frammenti di silicio, oltre tutto di forma irregolare, se inghiottiti a gran velocità dai motori degli apparecchi possono corroderli rapidamente. Il blocco ha riguardato nel fine settimana anche l’Italia settentrionale: Milano, Torino e fino a Bologna-Firenze e i piccoli scali limitrofi. Si sperava di tornare alla normalità lunedì 19 aprile, a partire dalle ore otto. Invece si è continuato a tenere gli aerei a terra per tutta la giornata, tranne piccole finestre qua e là di un paio d’ore. Interrogati, gli scienziati non hanno saputo dire quanto può durare l’eruzione. L’ultima volta (1821) andò avanti per due anni, una prospettiva che gli economisti ritengono catastrofica. Non volare per ora ha comportato un danno alle compagnie di duecento milioni al giorno. Ma molte merci, senza il traffico aereo, risultano intrasportabili. In generale, un prolungamento dell’attività di Eyjafjallajokull costringerebbe l’intera umanità a una vita più lenta, con vantaggio forse (alla lunga) per la serenità dei terrestri, ma con parecchie conseguenze gravi di natura economica. Come ha scritto Mario Deaglio sulla Stampa, il sistema che ci siamo costruiti paga in fragilità quello che ha guadagnato in efficienza. Il nostro ministero e, più cautamente, l’Organizzazione mondiale della Sanità assicurano che rischi diretti per la nostra salute non ce ne sono.
Goldman La Sec, il severo organismo che vigila sull’attività della borsa americana, ha accusato di truffa Fabrice Tourre, giovane genietto matematico della banca d’affari Goldman Sachs: avrebbe costruito un modello di business in cui era previsto che Goldman vendesse ai clienti obbligazioni spazzatura (cdo inzeppati di mutui subprime) speculando poi al ribasso sulle medesime mediante l’acquisto di cds (titoli-assicurazione che rendono solo se un prodotto finanziario perde valore). Le Borse, allegre da parecchio tempo, hanno subito cambiato direzione di marcia, puntando verso il basso. Perdite forti venerdì e, per quanto vediamo stamattina sulle piazze asiatiche, anche lunedì. C’è una certa probabilità infatti che l’accusa mossa a Tourre sia estesa a Goldman Sachs in quanto tale e girata poi anche JpMorgan Chase, Bank of America (perché ha inglobato Merryl Linch), Citigroup, Deutsche Bank e Ubs, tutti istituti che secondo il sito ProPublica – appena premiato con il Pulitzer – hanno messo in atto trucchetti non troppo diversi. Solo a Goldman Sachs, che nega tutto e accusa la Sec di non aver capito niente di quei bond, l’operazione avrebbe garantito profitti per 10,9 miliardi di dollari. L’attacco della Sec va inquadrato all’interno della lotta che Obama sta sostenendo con le lobby finanziarie (di cui la potentissima Goldman è capofila) e con la minoranza repubblicana di Mitch McConnell. Il presidente vorrebbe regolamentare i mercati impedendo alle banche di crescere oltre un certo limite e limitandone le attività speculative. McConnell, con i suoi 41 seggi (su 100), lo accusa di voler statalizzare il credito dopo aver fatto a pezzi gli istituti.
Fini vs Berlusconi Giovedì scorso, al termine di una colazione combinata dal mediatore Giuliano Ferrara, Fini e Berlusconi si sono trovati ai ferri corti e sul limite della rottura definitiva. A Fini non sta bene che tra il Cav e Bossi si sia stabilito un asse preferenziale forte al punto che il leghista Calderoli ha creduto di poter portare al Quirinale una bozza di riforma dello Stato del tutto ignota a lui, il co-fondatore. All’atto della fusione tra An e Forza Italia, si concordò che, in termini di cariche, la parte Forza Italia avrebbe contato per il 70%, quella An per il 30. È accaduto però che uomini teoricamente di An (come La Russa o Gasparri) si siano talmente spostati verso Berlusconi da non poter più essere considerati finiani. La vittoria della Lega alle ultime regionali ha fatto il resto, spostando, almeno apparentemente, tutte le simpatie del presidente del Consiglio verso il Senatùr. In effetti, l’esistenza stessa dei “finiani” mostra che il vecchio partito fascista, dentro il Pdl, è ridotto a ben poca cosa: il Cavaliere, mentre marcia tenendosi stretta la sempre più forte Lega, ha inglobato tutto l’inglobabile. Quindi – dice Fini – o mi si restituisce in qualche modo il peso che non posso non avere, facendomi partecipare in modo vincolante alle decisioni del partito, oppure formerò alla Camera e al Senato gruppi separati, chiamandoli “Pdl-Italia”. Bossi e Schifani hanno subito detto che “gruppi separati” significano elezioni anticipate, Berlusconi ha dichiarato di non aver capito che vuole Fini e lo ha ammonito: con i “gruppi separati” sarebbe inevitabile l’abbandono della presidenza di Montecitorio e lo scioglimento delle Camere. Né Fini né i finiani, in quel caso, sarebbero ricandidati nelle liste Pdl. La conta, portata a termine tra domenica e lunedì, accrediterebbe a Fini 48 deputati e 14 senatori, che però si sono anche pronunciati contro la costituzione di gruppi autonomi. Le diplomazie sono al lavoro e sembra possibile un qualche compromesso, ma il clima tra i due spezzoni del Popolo della Libertà resta tesissimo. Il berlusconiano Lupi e il finiano Bocchino si sono quasi presi a parolacce durante una puntata del programma tv L’ultima parola di Gianluigi Paragone.
Emergency Marco Garatti, Matteo Dall’Aira e Matteo Pagani, i tre operatori di Emergency arrestati dai servizi segreti afghani con la collaborazione degli inglesi, sono stati rilasciati e giudicati del tutto innocenti. Liberi anche cinque degli altri sei arrestati afghani. In generale, il governo di Kabul ha l’aria di considerare chiusa la vicenda e di voler scaricare sul nono arrestato la responsabilità dell’“equivoco”. L’ospedale di Lashkar Gah resta occupato dai soldati e in questo momento non funziona. Gino Strada, che aveva organizzato una manifestazione di protesta in piazza San Giovanni a Roma con parecchie migliaia di dimostranti, ha elogiato il governo promettendo una maglietta di Emergency in regalo per il ministro Frattini.
Papa In visita a Malta, il Papa è rimasto per venti minuti chiuso in una stanza dell’orfanatrofio dove ha pregato con otto uomini seviziati, quando erano bambini, da altrettanti sacerdoti. Ciascuno degli otto ha raccontato la sua storia ricevendone parole di consolazione. Il Pontefice stesso, mentre diceva di provare «vergogna e dolore per quello che le vittime e le famiglie hanno sofferto», s’è messo a piangere. Alla fine Lawrence Grech, uno degli otto, ha commentato: «La pace è tornata nei nostri cuori».
Vianello Grande commozione per la morte di Raimondo Vianello, il popolare attore e show-man universalmente apprezzato per la sua cifra spiritosa ed elegante. Disperazione di Sandra Mondaini, con cui Vianello aveva fatto coppia nella vita (quasi mezzo secolo di matrimonio senza il minimo pettegolezzo) e sulla scena (Casa Vianello, ma non solo). Sandra è molto malata e si muove ormai solo in carrozzella. Quando è tutto finito (giovedì 15 aprile, ospedale San Raffaele di Milano, mattina), s’è chiusa in casa e non ha voluto parlare con nessuno. Al funerale ha lasciato però che Berlusconi le carezzasse la testa e la baciasse in fronte.