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 2010  agosto 25 Mercoledì calendario

STORIA D’ITALIA IN 150 DATE

18 aprile 1948

Dio ti vede, Stalin no
O di qua o di là. Di qua la Chiesa cattolica, il piano Marshall, il sogno del benessere economico. Dì là la Chiesa sovietica, il piano quinquennale, il sogno dell’uguaglianza sociale. Di qua De Gasperi, cattolico ma non baciapile, un italiano di confine come Cavour, costretto a gestire i disastri dell’arci-italiano Mussolini: al congresso delle potenze vincitrici ha dato prova di dignità, «Sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me», riuscendo a salvare almeno l’Alto Adige. Di là Togliatti, stalinista ma non fanatico, costretto a tenere a bada la base rivoluzionaria: quando Pajetta lo ha chiamato da Milano per dirgli che aveva occupato la prefettura, gli ha risposto gelido «Bravi, e cosa intendete farne?» Di qua la Democrazia Cristiana e il governo di Scelba, ministro di polizia, e di Einaudi, economista liberale. Di là il Fronte Popolare, con i socialisti di Nenni, che in questa fase sembra più sovietico di Togliatti, e Garibaldi nel simbolo, ma Guareschi sostiene che togliendogli la barba spunterebbe la faccia del leader Pci. Ecco, di qua c’è il papà di don Camillo che agita lo spettro dell’inferno («Nella cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no») e ci sono i Comitati Civici fondati da Gedda e benedetti dal Papa, che portano il verbo anticomunista in ogni parrocchia. Di là i manifesti di artisti e intellettuali, da Guttuso a Bassani, per sdoganare il Fronte presso la borghesia colta. Di qua e di là, armi nascoste e rifugi segreti, qualora il vincitore mettesse fuorilegge lo sconfitto.
Ultimi comizi. O di qua: «Togliatti ha il piede forcuto come il diavolo». O di là: «Ho messo i chiodi alle scarpe per applicarli a De Gasperi in una parte del corpo che non voglio nominare». Poi, se Dio vuole (e anche Stalin) si vota. Dc 48,5%, Fronte Popolare 31%. Sommando il 13% dei laici, l’Italia moderata ha la maggioranza assoluta. «Credevo piovesse, non che grandinasse», gioisce De Gasperi. È la stagione più bella della sua vita e non riesce a rovinargliela neanche Pallante, lo studente di destra che in un pomeriggio di luglio spara a bruciapelo su Togliatti, uscito dalla Camera con la compagna Nilde Iotti per andare a mangiare un gelato. La base dei Pajetta occupa le fabbriche, mentre la Cgil proclama lo sciopero generale, provocando la scissione dei fondatori di Cisl e Uil. Si dice che a placare le acque contribuisca la vittoria del democristiano Bartali al Tour. Di sicuro aiutano la calma e la guarigione rapida di Togliatti. «È denaro rubato» sbotta il capo comunista nel pagare il conto al professor Valdoni che lo ha operato. «Grazie per l’assegno» risponde il chirurgo. «La provenienza del denaro non mi interessa».