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 2010  agosto 25 Mercoledì calendario

I nuovi taleban d’Africa Lapidato chi vede la tv - Barbe obbligatorie per gli uomini, divieto per le donne di uscire da casa non accompagnate da parte maschi, lapidazioni pubbliche e probizione assoluta di ascoltare musica occidentale, andare al cinema e guardare sport in tv

I nuovi taleban d’Africa Lapidato chi vede la tv - Barbe obbligatorie per gli uomini, divieto per le donne di uscire da casa non accompagnate da parte maschi, lapidazioni pubbliche e probizione assoluta di ascoltare musica occidentale, andare al cinema e guardare sport in tv. La raffica di editti emanati dalle milizie islamiche shabab nella Somalia del Sud e nei quartieri di Modagiscio da loro controllati ricordano da vicino le norme della Shaaria - la legge islamica - imposte in Afghanistan dai taleban fino al rovesciamento del loro regime a Kabul alla fine del 2001. Del tutto identico è anche l’ordine impartito ad ogni gruppo famigliare di «contribure alla Jihad» garantendo almeno un figlio maschio alle milizie islamiche mentre i genitori che non ne hanno sono obbligati a versare cifre ingenti, che nel sud della Somalia raggiungono i 50 dollari al mese ovvero l’equivalente del reddito medio pro capite. Le similitudini con i taleban afghane sono tutt’altro che negate dai leader degli shabab, come nel caso del comandante Abu Dayid che all’Associated Press ha spiegato come «entrambi i nostri gruppi applicano una forma di Islam molto rispettoso della Sharia» oltre al fatto di essere accomunati «dal profondo odio nei confronti degli infedeli». Vahid Mujdeh, autore afghano di un recente libro sui taleban, ritiene che «gli shabab stanno copiando quanto i taleban fecero nel mio Paese negli anni Novanta perché convinti che fu un successo» ovvero «consentì di governare un’intera nazione attraverso la più rigida interpretazione della legge islamica». Il fatto che gli shabab considerino i taleban degli eroi da prendere ad esempio rafforza i timori del Pentagono che ne abbiamo emulato anche la stretta alleanza con Al Qaeda. Il fatto che il mese scorso, nel giorno conclusivo dei Mondiali in Sudafrica, gli shabab misero a segno una strage in Uganda - le vittime furono 76 - applicando la tattica degli attentati contemporanei, tradizionale firma di Al Qaeda, ha avvalorato tale sospetto e un ulteriore segnale in tale direzione viene dalla guerra dichiarata dagli shabab contro le truppe di pace dell’Unione Africana, che ricorda da vicino la campagna di attacchi dei taleban contro la Nato. D’altra parte proprio Ayman al-Zawahiri, vice di Osama bin Laden, nel febbraio 2009, diffuse un video per plaudire alla cattura di Baidoa da parte delle milizie islamiche somale. «Shabab e taleban hanno in comune tanto il fatto di essere seguaci di una forma intollerante di Islam - ha spiegato al New York Times Letta Tayler, specialista di antiterrorismo di Human Rights Watch - quanto la convinzione che la maniera migliore per garantirsi il sostegno popolare è terrorizzare la gente comune». Un esempio di tale imposizione del terrore sono le donne recentemente frustate in pubblico o imprigionate perché trovare a vendere tè lungo la strada svolgendo un lavoro che le fa entrare in contatto con «uomini non loro parenti». «E proprio come avveniva negli anni Novanta in Afghanistan con i taleban chi sostiene gli shabab - aggiunge Tayler - gli riconosce il merito di aver fatto bruscamente diminuire gli episodi di criminalità». Ad accomunare shabab e taleban è anche il fatto di avere una struttura di comando che fa capo a leader locali, di reclutare volontari musulmani dall’estero (Stati Uniti inclusi) e di essersi impossessati del potere nei rispettivi Paesi in frangenti segnati dall’assenza di un forte potere centrale.