MATTIA BERNARDO BAGNOLI, La Stampa 22/8/2010, pagina 13, 22 agosto 2010
“Giù le mani dal relitto quello è un cimitero” - Per gli «integralisti» del Titanic, ovvero per quelli che credono che il relitto del transatlantico debba essere trattato né più né meno come un camposanto e che il recupero degli oggetti appartenuti ai passeggeri vada vietato, è stato un duro colpo
“Giù le mani dal relitto quello è un cimitero” - Per gli «integralisti» del Titanic, ovvero per quelli che credono che il relitto del transatlantico debba essere trattato né più né meno come un camposanto e che il recupero degli oggetti appartenuti ai passeggeri vada vietato, è stato un duro colpo. Un giudice statunitense, Rebecca Beach Smith, ha infatti stabilito che la RMS Titanic Inc., società responsabile di sette spedizioni negli abissi dove riposano i resti della nave, ha diritto a un risarcimento per aver recuperato - ed esposto in giro per il mondo - oltre 5.500 reperti. Ora il tribunale stabilirà se attribuire la proprietà degli oggetti all’azienda o metterli in vendita, corrispondendo poi il ricavato alla RMS Titanic Inc. Che, in entrambi i casi, si ritroverebbe a possedere un patrimonio stimato in 110 milioni di dollari. Il merito, secondo la corte americana, sta nel fatto che la società - che già nel 1994 aveva vinto i diritti esclusivi allo sfruttamento del relitto - «ha impedito che questi oggetti andassero persi e li ha messi in salvo per le generazioni future». Operazione che ha richiesto «straordinario impegno tecnico e ferma dedizione». La legge, d’altra parte, lo consente: si basa sul principio salvor-in-possession (insomma: chi trova tiene) e su oltre tremila anni di diritto marittimo. Un modo di fare che però ha sempre suscitato ferma opposizione tra i custodi della memoria delle vittime della tragedia, non ultimo lo scopritore del relitto in persona, Robert Ballard. Che ha espressamente criticato la RMS Titanic Inc. per le sue attività. «È uno spettacolo triste - ha dichiarato - e questa nave si merita di meglio. Vi immaginate se facessero la stessa cosa al relitto dell’Arizona a Pearl Harbor?». Il tema dunque è delicato e infatti non manca mai nei forum dei molti siti Internet dedicati al naufragio del Titanic. «Credo - scrive ad esempio Hannah Meyer sulla pagina della Titanic Historical Society (THS) - che il relitto dovrebbe essere protetto e le spedizioni dovrebbero cessare. È un cimitero, santo cielo. E deve essere lasciato in pace». Il presidente dell’associazione, Edward Kamuda, concorda. Le ceneri di almeno tre sopravvisuti al disastro sono state sparse, alla loro morte, sulle acque dove s’inabissò il Titanic. Una di queste persone era Frank Goldsmith. «Suo padre morì sulla nave - racconta Edward - ed per questo motivo Frank ha voluto essere “seppellito” sul luogo del disastro». La THS - che fra l’altro gestisce il Titanic Museum, nel Massachusetts - ha quindi adottato la politica di esporre solo oggetti portati in salvo dai sopravvissuti durante la fuga. Una posizione intransigente che certo non va a genio a chi invece sul turismo da Titanic ci campa. Oltre alle spedizioni della RMS Titanic Inc. sono stati infatti centinaia i viaggi organizzati negli ultimi vent’anni per portare curiosi dalle ottime disponibilità economiche sul ponte del Titanic: un andazzo che, secondo Ballard, ha contribuito non poco al deterioramento del relitto del transatlantico. E, guarda caso, la targa commemorativa della THS, lasciata sulla prua del relitto da Ballard durante la spedizione del 1986, è misteriosamente scomparsa. «Un atto vandalico - dicono alla THS - non diverso dal rovesciare le lapidi nei cimiteri».