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 2010  agosto 25 Mercoledì calendario

DOSSIER SULLA TESSERA DEL TIFOSO [3

articoli, domande e risposta, all’estero e parere]

• LO STADIO APRE L’ERA DELLA TESSERA
Il calcio italiano da sabato entra nella nuova era della Tessera del tifoso. Una piccola card che come sempre divide la nostra Repubblica del pallone. A Napoli, ci sono gruppi di ultrà dissidenti che via Internet non trovano di meglio che consigliare «come si falsifica» la famigerata tessera. Incidenti di percorso in un iter che soddisfa il suo principale promotore, il ministro dell’Interno Roberto Maroni. «Dopo molte resistenze e qualche mugugno, le società hanno mantenuto gli impegni che avevano assunto. Non tutto è stato realizzato in modo omogeneo, ma quanto doveva esser fatto o almeno avviato è avvenuto. Ci saranno anche altre misure perchè bisogna tener distinti i tifosi veri dagli ultras violenti che si oppongono ad ogni forma di controllo e sicurezza», sottolinea il ministro Maroni, raggiante per il raggiungimento di quota 521.540 tessere del tifoso tra i club di Serie A e B.
E allora andiamo a verificare qual è la novità che fa pensare a un calcio italiano anno zero. La tessera del tifoso, promette di ripulire gli stadi da ogni forma di violenza. Che sia la panacea di tutti i mali lo dirà solo il tempo. Un dato, per ora, è certo: cambierà le abitudini dei calciofili. La tessera della rivoluzione. Più o meno come con una carta di credito o un bancomat, sia per forma che per dimensioni. E, soprattutto, obbligatoria per chi voglia seguire la squadra del cuore in trasferta, almeno nel settore ospiti (altrimenti si può sempre acquistare un biglietto per altri settori, sempre che siano in vendita). Variabile il costo: si aggira tra i 10 e i 15 euro, ma in seguito c’è chi è pronto a distribuirla gratuitamente, insieme all’abbonamento (potrebbe anche sostituirlo: in più dell’abbonamento ci sarà anche la foto personale), sempre che il richiedente abbia i requisiti previsti dalla legge. Perché è vero che viene rilasciata dalle singole società (cui il richiedente dovrà comunicare tutti i dati personali), ma non prima del via libera da parte della Questura, cui spetta il diritto di veto: non potrà averla chi sia stato sottoposto a provvedimento di Daspo (che vieta ai soggetti pericolosi l’accesso ai luoghi in cui si svolgano manifestazioni sportive) e a chi abbia subito condanne per reati da stadio negli ultimi 5 anni.
La tessera del tifoso non è indispensabile per seguire le partite casalinghe della squadra del cuore: qualunque non abbonato potrà acquistare il biglietto nominativo. Ma il possessore avrà la possibilità di acquistare fino a 4 biglietti per amici che vuol portare con sé allo stadio: sarà comunque necessario esibire i documenti d’identità delle persone interessate. La card diventa, invece, fondamentale per le gare in trasferta: in questo caso garantirà il biglietto per il settore ospiti, cui altrimenti non si potrà accedere in alcun modo. La tessera, inoltre, permetterà l’accesso agli stadi anche in occasione di partite soggette a restrizioni (che, d’ora in poi, dovrebbero diminuire). Se dubbi e proteste non mancano, i club si sono comunque messi in regola. Tutti d’accordo, a quanto pare: dalla Lega di A («la tessera del tifoso è progetto condiviso da società e ministero, è un passaporto universale per gli stadi, che va a vantaggio dei tifosi», secondo il presidente Beretta) fino alla Lega Pro («un’iniziativa lodevole, che non potevamo non appoggiare, anzi lo abbiamo fatto con grande entusiasmo», per il presidente Macalli). Il progetto è partito, dove in tempo utile, dove in colpevole ritardo. Ma i problemi restano. La reazione degli ultrà, innanzitutto. E la volontà di disertare la campagna abbonamenti. Chi più, chi meno registra una contrazione negli abbonamenti venduti: proiezioni azzardano un decremento tra il 15 e il 20 per cento, un ulteriore colpo alle già scarse presenze negli stadi. E poi si aspettano notizie dall’Osservatorio del Viminale: con l’avvento della Tessera del tifoso cosa accade alle restrizioni per alcune trasferte? Ci sarà ancora un elenco di partite ad alto rischio? Saranno confermate alcune vecchie limitazioni? Domande legittime, in attesa di risposte certe.
E poi c’è chi dietro ci vede dell’altro. Un’operazione commerciale, ad esempio. La fidelizzazione del tifoso, la lotta alla violenza. Ma pure altro. La tessera è una sorta di carta di credito ricaricabile (con tanto di codice Iban impresso), ma senza obbligo di conto corrente bancario, con costi di gestione variabili, a seconda dell’uso che ne si fa. E chi più spende maggiori benefici ottiene. Un vorticoso giro di quattrini (difficile da quantificare per ora) dalle tasche dei tifosi alle casse dei club, secondo una logica deleteria: chi più spende più è tifoso. Lo si capirà. Lampante la direzione del movimento di danaro: dalle tasche dei tifosi alle casse della società.
Ivo Romano

• SCENDONO IN CAMPO I TIFOSI DEL «NO» MA A FIRENZE E MILANO È UN BOOM GLI ULTRAS
La battaglia degli ultras di mezza Italia (se non tutta) contro la tessera del tifoso va avanti da più di un mese, cioè da quando è stato chiaro che il ministro Maroni non avrebbe fatto marcia indietro. Subito sono partiti proteste, cori, volantini e appelli. La Curva della Lazio si è sciolta per ripicca, quelli della Roma hanno invitato tutti a non abbonarsi. Praticamente ogni gruppo organizzato ha lanciato il suo piccolo boicottaggio. Le società si sono piegate al volere del governo, senza però mancare di far sapere al popolo curvaiolo che loro, se avessero potuto, della tessera ne avrebbero fatto volentieri a meno. Qualcuno si è addirittura inventato il diritto di prelazione per chi non rinnoverà il vecchio abbonamento. Guai a inimicarsi gli ultras, nel calcio italiano sono sempre loro a dettar legge.
Stavolta, però, c’è un segnale nuovo. In molte piazze i tifosi non violenti, quelli senza Daspo e condanne sul groppone, hanno lasciato cadere nel vuoto la chiamata alla resistenza da curva. A Napoli si fa la fila in posta per sottoscrivere l’Azzurro card, a Firenze le tessere “Orgoglio viola” sono andate a ruba: già ventimila pezzi venduti. Paradossalmente, molti di più degli abbonamenti, fermi secondo stime ufficiose a quota diecimila. Segno che la tanto vituperata tessera, lungi dall’essere un bieco strumento di schedatura, può davvero rafforzare il legame con la squadra del cuore e trasformarsi in una sorta di telepass del tifoso.
Ben 220 mila sono le carte Cuorerossonero vendute dal Milan, che già due stagioni fa intraprese l’iniziativa resa obbligatoria da quest’anno dal Viminale per contrastare la violenza negli stadi.
A Bergamo è successa una cosa strana: una valanga di abbonamenti in più rispetto all’anno scorso. Quindicimila tessere bruciate in un mese, nonostante gli ultras avessero annunciato lo sciopero dell’abbonamento e incitato tutti a fare altrettanto. Il nuovo presidente Antonio Percassi ha ripetuto che abbonarsi era un obbligo per sostenere l’Atalanta nella corsa all’immediato ritorno in A. La gente ha dato retta a lui: anche le vendite in curva vanno a gonfie vele.
Il muro anti tessera mostra insomma ampie crepe, nonostante il vertice tra ultras di fine luglio in Sicilia: si è convenuto solo sulla condanna degli interisti, che già dall’anno scorso hanno sottoscritto 80 mila tessere. Ma anche i milanisti hanno aderito in massa, rompendo il fronte del no. Vero, gli abbonamenti sono in calo quasi ovunque, ma più per la crisi e per lo scarso appeal della Serie A che per lo sciopero dell’abbonamento. Quella degli ultras assomiglia sempre più a una battaglia contro i mulini a vento: resistono per non estinguersi dagli stadi. Chi ha la fedina penale sporca da quest’anno starà fuori, a meno che ogni volta prenda il biglietto. Ma presto il Viminale potrebbe andare oltre, impedendo ai cattivi anche l’acquisto dei tagliandi. L’operazione bonifica insomma va avanti spedita, giustificata anche dalle cifre sugli incidenti da stadio: più 20% l’anno scorso, senza contare le botte che hanno fatto da simpatico contorno alle amichevoli estive. Chi non vorrà adeguarsi resterà a guardare. Non dalla curva, al massimo dal divano di casa. Restare solo con la pay tv, ecco il colmo per un ultras. O come avverte il presidente del Coni Gianni Petrucci: «Se ne faccia una ragione chi non la vuole: è una battaglia persa in partenza perchè non si può tornare indietro ».
Marco Birolini

• IL VECCHIO ABBONATO IN ESTINZIONE ULTIMO STADIO
L’attesa è finita e sabato la serie A 2010-2011 prenderà il via. In crisi d’astinenza da partite ufficiali, e pronto a fare un sol boccone del campionato- spezzatino che la Lega-Calcio gli ha incautamente imposto, il tifoso si è trovato quest’estate a dover scegliere tra due diversi “menu” in vista della stagione calcistica. Il primo prevede una comoda visione dal divano di casa, telecomando alla mano, abbonamento alla pay-tv e telecamere in grado di cogliere ogni piccolo particolare. Non sfuggirà nulla: dal replay con la prodezza del campione, alla moviola con il millimetrico fuorigioco non visto dall’assistente dell’arbitro.
Il secondo “menu” ha per antipasto la difficoltà di trovare parcheggio nei pressi dello stadio, prosegue con la scomodità dei seggiolini sui quali si è costretti a vedere la partita e termina con un po’ di traffico per tornare a casa alla fine del match. Risultato? La seconda opzione è stata scelta davvero da pochi tifosi e gli abbonamenti allo stadio hanno subito un calo complessivo del 20%.
Il Milan, protagonista di una campagna acquisti volta finora al risparmio e ravvivata solo poche ore fa dalla trattativa per Ibrahimovic, a meno di una settimana dalla chiusura ha registrato la sottoscrizione di circa 20mila tessere. Poche, a fronte delle 27.885 della scorsa stagione. Attorno ai 18mila abbonamenti si è fermata la Roma (lo scorso anno erano 24.454) con seggiolini vuoti perfino nella calda Curva Sud.
Calo vistoso anche per la Juventus, dove il nuovo corso Agnelli-Marotta-Del Neri non convince pienamente i tifosi bianconeri. Sono solo 12mila, infatti, coloro che hanno prenotato il loro posto fisso all’Olimpico di Torino (dodici mesi fa erano 19mila). Unica eccezione tra le “big” è l’Inter. Freschi di triplete, orfani di Mourinho e con una Supercoppa italiana già in bacheca, i nerazzurri, con oltre 36mila sottoscrizioni, sono vicini al record di 40mila abbonamenti della passata stagione.
Per carità, la colpa gli spalti semivuoti non è da attribuire esclusivamente alle pay-tv. C’è da considerare la crisi economica, la delusione post-Sudafrica, le campagne acquisti poco esaltanti e, soprattutto, l’avversione degli ultrà alla tessera del tifoso. Quest’ultimo fattore sembra essere quello determinante per spiegare il caso della Lazio. La parte organizzata del tifo biancoceleste, quella della Curva Nord, oltre ad essere in continua contestazione nei confronti del presidente Lotito ha deciso di boicottare la campagna abbonamenti proprio per la tessera del tifoso. Da 27.584 abbonati si è precipitati così a poco più di 7.000.
In difficoltà anche la Fiorentina, passata da più di 20mila abbonamenti agli attuali 13mila, e il Parma, sceso da 13mila a 7mila . Il Napoli ha deciso di cominciare aprire la sottoscrizione delle tessere solo ai primi di agosto: l’inizio è incoraggiante (quasi 10.000 posti già prenotati al San Paolo) ma bisognerà vedere se il trend positivo continuerà fino alla chiusura, fissata per il 12 settembre. Resistono invece Genoa, Samp, Bari e Palermo, che confermano più o meno il numero delle tessere della passata stagione. Il Cesena, invece, è un’isola felice. Con l’entusiasmo dei tifosi per la promozione nella massima serie si è raggiunto il record di sempre: 8.300 abbonamenti. Per i tifosi romagnoli, non c’è divano che tenga. Quest’avventura in serie A vogliono godersela dal vivo.
Luca Mazza


• LA CARD IN 5 PUNTI Cos’è?
È uno strumento di fidelizzazione che identifica i tifosi di un club o della Nazionale. Il rapporto che si instaura con la società sportiva è analogo a quello che ormai il mondo commerciale pone in essere quotidianamente coi suoi migliori clienti quando vende i propri prodotti.

A cosa serve?
È obbligatoria per seguire in trasferta la propria squadra dal settore ospiti ed è necessaria per acquistare l’abbonamento allo stadio. Con la tessera si può usufruire di vie d’accesso preferenziali per evitare i controlli ai varchi, per acquistare i biglietti anche al posto del documento d’identità. Molti club la utilizzeranno anche per marketing.

Chi la può sottoscrivere?
Possono avere la tessera coloro che non sono sottoposti a Daspo, che non abbiano avuto condanne anche in primo grado per reati da stadio negli ultimi 5 anni e che non abbiano misure di prevenzione tipo la sorveglianza speciale.

Come e a chi si richiede?
La tessera è rilasciata dalle società sportive e va richiesta al proprio club che, attraverso il proprio sito, segnala le strutture abilitate a rilasciarla e la documentazione necessaria (sicuramente servono le foto).

Allo stadio senza tessera?
Chi vuole assistere ad una partita singola può acquistare i biglietti con le stesse modalità della passata stagione. Ovvero con tagliandi nominali e presentando un documento d’identità valido al momento dell’acquisto nei punti vendita. È necessario avere la tessera solo per vedere la partita in trasferta dal settore ospiti. Il titolare, se vuole portare il figlio o un altra persona con lui allo stadio per assistere ad un match, potrà acquistare ogni volta fino a quattro biglietti.

• ALL’ESTERO: ARGENTINA E BRASILE CI PROVANO DA ANNI E LA THATCHER FU BLOCCATA PER LA PRIVACY
Nulla di paragonabile alla tessera del tifoso, fuori dai confini italiani.
Una prima assoluta, la novità voluta dal Viminale. Qualcuno ci ha provato, altrove. Ma senza riscuotere consensi. Altri ci stanno provano ancora, ma con un iter che avanza col freno a mano tirato. È il caso dell’Argentina, dove il problema della violenza a margine del calcio è all’ordine del giorno: il progetto è datato 2007, affidato all’Universidad Tecnologica General (che ha studiato una speciale carta magnetica), ma ha oltre 3 anni dal varo non è ancora entrato in vigore. Restando in America Latina, qualcosa del genere era stato studiato anni addietro anche in Brasile, ma l’idea andò incontro al semaforo rosso proprio quando sembrava in dirittura d’arrivo. In altri paesi dove il fenomeno della violenza negli stadi è particolarmente sentito ci hanno pensato, ma senza mai giungere all’adozione di un sistema simile alla nostra tessera del tifoso: solo in Olanda si sta provando a studiare qualcosa di analogo, ma si è ancora agli inizi. In Inghilterra, ai tempi della dura lotta contro la piaga degli hooligans, ci provò il primo ministro Margaret Thatcher, la lady di ferro, che però si scontrò contro l’insormontabile necessità di difendere la privacy. Perciò anche nella Premier si va avanti con un semplice abbonamento nominale, ben lontano dalla nostra tessera. ( L. Rom. )


• MONSIGNOR CLAUDIO PAGANINI (CSI) «NASCE MALE, PERCIÒ AVRÀ VITA BREVE»
«È soltanto fumo negli occhi. Nasce male e avrà vita breve», esordisce così monsignor Claudio Paganini, presidente della Clericus Cup nonchè consulente ecclesiastico nazionale del Csi. Don Claudio è tifosissimo del Brescia e ogni domenica va allo stadio. «Conosco ciò che accade negli stadi perciò dico che le tessere non servono a niente. Il tifoso non può comprendere una cosa da cui non ha vantaggi. La tessera del tifoso è una cosa che nasce male e non avrà molto successo. La Chiesa ha sperimentato 30 anni fa la tessera per l’ingresso negli oratori ma ha poi compreso che non serviva a niente e l’ha cestinata».