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 2010  agosto 25 Mercoledì calendario

LA STORIA DEL MIO SCOOP SU TULLIANI A MONTECARLO

Non so quanti lettori di Libero abbiano visto ieri sera il tg di La7 o letto una notizia che in qualche modo mi riguarda sul sito Internet di Roberto D’Agostino, Dagospia. Con un pizzico di malizia di troppo entrambi hanno sostenuto che la notizia della casa a Montecarlo di Gianfranco Fini e Giancarlo Tulliani fosse in possesso di Libero, che non la pubblicò e così finì su un piccolo blog, La Cattiva Strada, di Matilde di Canossa, pseudonimo dietro cui si nasconderebbe un giornalista di Libero. Questa ultima notizia è vera. Matilde di Canossa è uno pseudonimo che mi diedi anni fa, quando ero da poco direttore di Italia Oggi, per esplorare le possibilità di Facebook. Una volta comprese le potenzialità del mezzo, ho aperto come tanti altri giornalisti due account con la mia vera identità, pubblicando là sopra la sera prima dell’uscita tutti gli articoli che scrivevo anche con pseudonimi (sono tutti anagrammi del mio nome, da Fosca Bincher a Chris Bonface a tanti altri) per la pubblicazione il giorno dopo. Quando da Italia Oggi sono venuto a Libero nel settembre scorso, conoscendo una certa competizione con Il Giornale, gli articoli li postavo sul mezzo, suscitando il dibattito, il giorno
successivo o la sera molto tardi in modo che nessuno potesse copiarne le notizie. Le inchieste e i commenti li postavo sull’account facebook con il mio nome e i piccoli indiscreti su quello di Matilde di Canossa. In entrambi i casi insieme a Facebook è nato un blog, uno per Franco Bechis e uno per Matilde di Canossa. Quest’ultimo si chiama “La cattiva strada” ed è visibile a tutti all’indirizzo internet http://matildecanossa.blogspot.com/. Chiedo scusa per la lunga dissertazione, ma chiunque navigando lì può trovare la notizia cui faceva riferimento il Tg di La7 e D’Agostino.
Il caso Rai
Mi piacerebbe dire di avere fatto in solitudine con sette mesi di anticipo lo scoop dell’anno. Ma non è così: ero sulla buona strada, ma non sapevo nulla della vendita della casa di An, dei passaggi off shore all’isola di Santa Lucia, insomma di tutti i misteri emersi in questa estate. Sapevo solo che il cognato di Fini lavorava per la Rai (la notizia per altro l’aveva già data proprio D’Agostino) e da una visura camerale della società avevo appreso del trasferimento di residenza fiscale a Montecarlo di Tulliani. Da venti anni mi ero specializzato nell’analisi dei bilanci dei partiti, sapevo tutto dell’eredità Colleoni, e quindi annotai la coincidenza di quella nuova residenza di Tulliani con l’indirizzo dell’immobile che pensavo fosse ancora di Alleanza nazionale. Quello ho scritto
quella sera, insieme a un’altra notiziola che avevo proposto a un altro vicedirettore di Libero che poi è andato in un altro giornale. Come spesso facevo, ho messo quella notte del 27 novembre 2009 (l’orario si legge ancora, erano le tre passate del mattino) anche le due notiziole della rubrica sul sito di Matilde di Canossa. Pensavo uscissero su Libero il mattino dopo, e invece la rubrichetta
saltò per fare posto a una notizia più grande, come spesso capita nei giornali. Ne riparlai il giorno dopo con il vicedirettore (tanto ero certo che il blog fino a quel momento vergine non avesse ancora lettori) e decidemmo di cercare qualche verifica sui contratti Rai dei Tulliani che invece non feci per occuparmi poi quel giorno di altra inchiesta. Non so se occuparsi dei Tulliani porta
guai, ma appena dopo mi ruppi il ginocchio cadendo dal motorino mentre andavo di primo mattino a una trasmissione di La7. Naturalmente ebbi altro a cui pensare, e così finì la storia.
Fuori strada
Quando questa estate Libero trovò la pista della strana vendita della casa a Montecarlo insieme a Il Giornale, mi tornò in mente quella notiziola dimenticata. E il giorno dopo ci scherzai su anche con l’altro vicedirettore, Pietro Senaldi, cui confessai di avere pubblicato il pezzettino mai uscito su Libero sul blog di Matilde: “Bravo, magari sei proprio tu ad avere messo Il Giornale sulle tracce dell’inchiesta?”. Ma onestamente in quelle poche righe lo scandalo che poi sarebbe esploso era solo sfiorato ed altre piste non avevo trovato. Magari senza incidente di moto, lo scoop lo avremmo fatto prima. Ma se si vuole montare su quel dannato incidente (il ginocchio mica l’ho ancora recuperato) un caso di giornalismo ad orologeria, beh sono altri ad andare davvero fuori strada.