Giampiero Mughini, Libero 25/8/2010, 25 agosto 2010
IL SEGRETO DELLA SCHIFFER
Se Claudia Schiffer compie oggi quarant’anni, questo vuol dire che gli anni Ottanta sono ormai lontani, lontanissimi. Gli anni di cui lei è stata una dea maestosa, vestita com’era del suo corpo ineguagliabile, un metro e ottanta di biondezza simigliante a quella di Brigitte Bardot. Nata a Rheinberg nell’agosto 1970, dai capelli biondi agli occhi azzurri alle curve tutto del suo corpo era giusto nel momento giusto. C’è chi dice che i talentscout della bellezza femminile la avvistarono mentre passava per strada, chi dice che qualcuno rimase abbagliato a vederla danzare in una discoteca. Quanto al danzare sensuoso e apparentemente spudorato, credo fosse l’unica cosa che sapeva fare davvero e anche questo si attagliava agli Ottanta. Ancora diciassettenne si era già avventata sulle copertine dei rotocalchi di tutto il mondo, un territorio che non ha più mollato: 700 copertine in carriera, un record assoluto. La mettevi in copertina e quella copertina diventava rovente. Una sorta di “velina” a portata del desiderio maschile dell’intero globo terracqueo, il globo di cui i grandi stilisti erano divenuti i dominatori simbolici. Era il tempo in cui le top model stavano rubando lo spazio che nel sogno maschile era una volta riservato alle attrici cinematografiche.
Copertine su copertine, era questa la “via regale” delle dee degli Ottanta e primi Novanta la Schiffer, Linda Evangelista, Cindy Crawford , gli anni che vennero dopo la cupezza degli anni di piombo e che volevano cancellarla. E dunque gli anni dell’apparire purchessia, del godersi la vita perché del doman non c’è certezza, gli anni in cui il vivere bene e il vestire griffato vennero sdoganati dal ghetto in cui li aveva segregati la condanna tanto moralistica quanto ipocrita, gli anni in cui di soldi in giro ce n’erano talmente tanti che sembrava non dovessero finire mai (sono finiti eccome, e a quel modo non torneranno mai più). Il primo a dare alla Schiffer quel che era della Schiffer era stato Karl Lagerfeld, lo stilista intellettuale che sapeva guardare e chi guardare e perché guardarlo. E siccome Lagerfeld è uno che se una cosa gli piace non ne butta via niente, alla Schiffer dedicherà più tardi un suo libro di foto di cui lei è l’eroina assoluta, un libro che in Italia venne pubblicato da Leonardo nel 1995.
E poi c’era che la Schiffer a fotografarla veniva bene comunque, inguainata entro i jeans aderentissimi di Guess oppure fiammeggiante entro le vesti sfarzose di Gianni Versace. Ricordo come fosse ieri quel giorno degli ultimi Ottanta in cui andai a visitare Vittorio Corona nel suo ufficio di direttore dei due bellissimi mensili che s’era inventato, “Moda” e “King”, e che traboccavano dello spirito del tempo, Mi fece vedere i cataloghi di uno stilista americano, Georges Marciano, uno che a forza di foto di bellissime modelle stava rendendo sfolgorante nel mondo il suo marchio di abbigliamento giovanile, Guess. In uno di quei cataloghi svettava il metro e ottanta della Schiffer, quella di cui Oliviero Toscani ha detto una volta che in fatto di razza ariana lei era riuscita dove Adolf Hitler aveva fallito. Quando nel 1991 la Guess pubblicò un sontuoso volume fotografico ad autocelebrare il suo passato decennio, di quel volume la
Schiffer era la dea incontrastata: tanto che le erano riservate la prima e la quarta di copertina, ma anche la prima foto interna al volume.
Sono passati vent’anni da quel volume fotografico che celebrava gli Ottanta. Gianni Versace è morto, ammazzato come un cane sui gradini della sua casa di Miami, una casa che nel frattempo gli eredi hanno venduto. Nessuno entra più nella galleria d’arte di un mio amico dove vent’anni fa i clienti estraevano dai pantaloni mazzette di soldi trattenuti con l’elastico. Ammiratissimo protagonista del film che per antonomasia interpreta lo spirito degli Ottanta (“Nove settimane e mezzo”), Mickey Rourke interpreta oggi al cinema un personaggio agli antipodi dello yuppie bello e ricco che era stato, il personaggio di un perdente ridotto allo stremo. Schiffer a parte, che di bellezza ne ha ancora tanta, ridotti allo stremo lo siamo in tanti.
Incoronata a Las Vegas
::: LASOMIGLIANZACONBRIGITTEBARDOT
TEDESCA DI SUCCESSO
Claudia Schiffer nasce a Rheinberg il 25 agosto del 1970. Supermodella tedesca raggiunge l’apice della propria popolarità nel corso degli anni Novanta, anche per via della sua somiglianza con Brigitte Bardot. La Schiffer è stata una delle modelle di maggior successo, con oltre 700 copertine internazionali dedicate a lei, record certificato anche dal Guinness dei primati: la rivista Forbes nel 2002 ha quantificato il suo patrimonio in 55 milioni di dollari
VOLEVA FARE L’AVVOCATO
La Schiffer ha rivelato che durante l’adolescenza è stata molto timida, per via della sua notevole altezza. Inizialmente il suo sogno era di diventare un’avvocatessa, seguendo le orme del padre, ma abbandonò questa aspirazione, quando nell’ottobre 1987 fu notata a Düsseldorf da Michael Levaton, il capo di una importante agenzia di moda, che la convinse a lavorare come modella