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 2010  agosto 25 Mercoledì calendario

SONO SEI LE «TORBELLA» ROMANE

Palazzi alti quindici piani, collegati da budelli di vie di accesso interne ai condomini, gang di minorenni che popolano le strade e le rendono inavvicinabili soprattutto di notte. Droga, monopolizzata da latitanti in trasferta dalle province di Napoli e Caserta, prostituzione, solitamente in mano agli immigrati dell’est, abusivismo e occupazione illegittima di case popolari. E un senso di insicurezza diffusa per quasi 250mila abitanti. Non è Scampia, è la romana Tor Bella Monaca, anche se si è meritata l’appellativo di " Gomorra della capitale". Per il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, andrebbe rasa al suolo e ricostruita. Ma, esplorando la città, si scopre che cancellare i suoi palazzoni non risolverebbe tutti i problemi: il degrado delle sue strade non è un caso isolato.
A "Torbella" (come la chiamano i romani), non più tardi di una settimana fa è stato fermato per spaccio di droga "O’ guaglione", pregiudicato 46enne originario di Secondigliano, legato a filo doppio con il clan Licciardi, che opera proprio nel quartiere delle vele di Napoli. Ennesimo segnale che i ponti tra la criminalità organizzata e il quartiere a est della capitale sono quantomai aperti. Qui il controllo del territorio per polizia e carabinieri è una sfida. «La zona che ci dà più problemi dice il colonnello Rosario Castello, comandante del gruppo provinciale dei carabinieri di Frascati è certamente a via dell’Archeologia ».Un’area nella quale molte vie di collegamento sono interne ai condomini e sono difficilissime da monitorare. Questo, poi, è il quadrante più colpito dal fenomeno dell’abusivismo: case popolari vengono occupate illegittimamente e diventano punti di raccordo per lo spaccio. A fine giugno, polizia e carabinieri, con l’ausilio di un elicottero e dei vigili del fuoco, hanno fatto irruzione in alcuni stabili: hanno trovato sistemi di difesa passiva messi insieme in parecchi mesi di lavoro. Cancelli, barriere, muri e apparecchi di videosorveglianza; congegni pensati per evitare invadenti e inopportuni blitz delle forze dell’ordine.
Il problema di quest’area,senza dubbio la più degradata della capitale, è però comune a molte altre. Ne parla Pier Paolo Balbo, ordinario di Urbanistica della Sapienza di Roma: «Tor Bella Monaca è caratterizzata da una urbanizzazione per grandi volumi. E, in questo, somiglia ad altri quartieri, come Corviale. Questi volumi hanno causato l’assenza di uno spazio connettivo, che è il vero motivo del degrado. In questo, assomigliano anche ai toponimi». Che sono le aree ex abusive della capitale, recuperate nel tempo attraverso una serie di interventi urbanistici e afflitte da una carenza atavica di fognature, allacci elettrici, collegamenti viari.
«In zone di espansione della città come Corviale – spiega il generale Vittorio Tomasone, comandante provinciale dei carabinieri di Roma – c’è stata negli anni una concentrazione di persone con precedenti penali o con basso reddito. E questo crea naturalmente problemi, che sono connessi nella maggior parte dei casi allo spaccio di droga e alle attività di usura ad esso collegate». Non è solo il caso del complesso di edilizia popolare di Corviale, a sudovest del centro, ma anche del Laurentino 38. Operava proprio nel quartiere a sud dell’Eur, oltre che a Tor Bella Monaca, la banda sgominata a fine luglio con 21 arresti in una delle ultime operazioni dei carabinieri del nucleo di Frascati. Oggi a Roma la droga è ancora l’affare più redditizio.
Lo sanno bene dalle parti di San Basilio, a nord-ovest del centro,dove l’attivitàdi spaccio è da tempo sotto la lente della questura. Ma anche al Trullo, a due passi dall’Eur.O in quartieri più centrali ma, da questo punto di vista, ad alto tasso di criminalità. Come il Pigneto o San Lorenzo, dove di notte è facile trovare hashish, marjuana e cocaina. Quartieri generalmente tranquilli ma che nascondono sottotraccia un fiume carsico di criminalità diffusa. Succede anche in altre zone e per altri reati. «Ostia è da tempo oggetto di pesanti infiltrazioni mafiose –spiega Fabrizio Santori, presidente della Commissione sicurezza del Comune di Roma –. E l’Esquilino si sta segnalandoper numerosi problemi legati alla contraffazione e alla mafia cinese». Il quartiere a due passi dalla stazione Termini in pochi anni è diventato la Chinatown della capitale e ospita un’infinità di negozi e botteghe. Raffaele Clemente, responsabile dell’ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della questura di Roma, spiega: «È evidente che non si tratta di det-taglianti, ma di negozi all’ingrosso che operano illegittimamente solo su grandi quantitativi». E che lavorano in collegamento con i laboratori di contraffazione gestiti da cinesi, ancora una volta a est della capitale. Nella zona di Tor Vergata e fino ai Castelli romani ne vengono trovati (e chiusi) di continuo.