Cesare Maffi, ItaliaOggi 25/8/2010, 25 agosto 2010
LA CASTA TOSCANA PREMIA I SUOI VICE
Deve aver dato parecchio fastidio, ai consiglieri regionali della Toscana, il rilievo critico della stampa nazionale su un regaluccio che la locale casta si era concesso attraverso una disposizione stabilita con la legge regionale n. 37/2010. La legge, genericamente denominata «Modifiche alla legge regionale 9 gennaio 2009, n. 3», introduceva un’indennità, pari al 5% dell’indennità di carica mensile assegnata ai consiglieri, in favore dei vicecapigruppo (sic) dei gruppi consiliari aventi almeno tredici consiglieri.
In concreto, un’offa di 380 euro mensili per il vicecapogruppo del Pd e per quello del Pdl.
ItaliaOggi si occupò per prima della faccenda («La casta si regala un aumentino», 8 luglio), ripresa subito, anche nella titolazione, da altri quotidiani («La castina della Toscana si alza la paga», Libero, 9 luglio; 1La casta non riposa: arriva l’aumentino ai politici toscani», il Giornale, 9 luglio).
Ne derivarono lettere e proteste sulla stampa toscana, sicché il Consiglio regionale pensò bene di tornare, parzialmente, sui propri passi.
Ecco allora giungere in breve all’approvazione di una nuova leggina, n. 44/2010, ancora una volta dall’asettica denominazione («Modifica alla legge regionale 9 gennaio 2009, n. 3»), che sta per entrare in vigore.
Nel sommario della legge regionale ci si duole perché l’introduzione dell’indennità per i vicecapigruppo dei maggiori partiti, «pur ispirata a ragioni di parità nel trattamento tra posizioni equivalenti», «ha dato origine a critiche che hanno impropriamente coinvolto il ruolo e la dignità dell’istituzione consiliare».
Per porre rimedio i consiglieri della regione guidata da Enrico Rossi hanno pensato bene di seguire quanto, «a tutela dell’immagine del Consiglio regionale», è stato proposto per «diretta iniziativa del Presidente» del Consiglio: ridurre del 10% l’indennità spettante appunto al presidente del Consiglio regionale, lasciando in piedi il 5% per i vicecapigruppo.
In tal modo non vi è incremento di spesa. Il problema, però, non concerneva tanto la spesa, quanto l’assurdo principio che alcuni vicecapigruppo ricevano un’indennità in uscita del bilancio della Regione.
Altrettanto assurdo è che, in Toscana come altrove, tutti i capigruppo godano di una specifica indennità (e in molte regioni continua a permanere la possibilità di costituire gruppi monoconsiliari). I gruppi dispongono già di finanziamenti a carico del bilancio del Consiglio regionale: se ne possono servire per stipendiare, ove lo ritengano, i propri dirigenti, come del resto avviene alla Camera e al Senato.
Nelle due Camere nessuno si è mai sognato di assegnare ai capigruppo una prebenda formale: provvedono autonomamente i gruppi. Il fatto che i Consigli regionali, invece, foraggino spesso i capigruppo e, in Toscana, persistano (pur dopo le riconosciute critiche, che «improprie» assolutamente non sono, come invece asserisce il citato sommario, usando uno sprezzante tono da casta irritata) a stipendiare altresì alcuni vicecapigruppo, è uno dei tanti effetti deleteri del federalismo. Quel federalismo che, proprio producendo le regioni, ha già causato disastri finanziari, amministrativi e politici.