SILVIA FUMAROLA, la Repubblica 23/8/2010, 23 agosto 2010
CARO TARANTINO, CHIUDO CON LA BONTÀ DAMMI IL RUOLO DI UN KILLER SPIETATO"
«La bontà mi ha sopraffatto, sono stanco di essere buono. Basta. A Venezia supplicherò Quentin Tarantino di farmi fare un assassino per poter finalmente sgozzare un po´ di persone». Banfi, ma che dice? «Che dico, che dico. Tarantino ha apprezzato tanto le commedie che ho interpretato con Edwige Fenech, chissà che non mi dia un´opportunità. Sono stanco, cavolo, una vita da buono pesa. Vuoi mettere potersi sfogare?». Ha portato le camicie in tintoria, ha scritto il testo della sigla per il programma dell´amico Aldo Biscardi, sta partendo per il festival di Maratea dove oggi terrà una lezione di cinema e verrà premiato, poi riceverà un premio Capri, quindi lo aspetta la retrospettiva della Mostra di Venezia, "La situazione comica" curata da Marco Giusti. A settembre girerà a Lecce Il commissario Zagaria, di cui ha ideato il soggetto e di cui è anche produttore. La regia è di Antonello Grimaldi, andrà in onda su Canale 5. Recita accanto alla figlia Rosanna, che interpreta la nuora magistrato «e giochiamo su questa cosa, ogni tanto le chiedo: "Dottoressa, ma com´è suo padre?" E lei risponde: "Grasso"».
Banfi, fa un sacco di cose.
«Sa cosa mi dicono quelli che m´incontrano? Lino, non invecchi mai».
E non è contento?
«Non mi riposo mai e quindi non ho il tempo di fare le diete, questi sono i chezzi della mia vita... Ho perso un po´ l´udito, ho 74 anni, è fisiologico. Non mi dà complesso quanto il fatto di sentirmi grasso, stacco l´etichetta dalle camicie per non far vedere a mia moglie tutte quelle X, sembrano una schedina... Ho un cognato che stramangia e stringe la cinghia. Ognuno ha i cognati che si merita».
La nuova serie è per Canale 5: ha divorziato dalla Rai?
«No, divorziato no, ma Il medico in famiglia non lo faccio più. Mi hanno chiesto di fare una sola puntata e non ho accettato: se la rottura ci dev´essere è totale, gli auguro che vada bene anche senza di me. Il direttore generale della Rai Masi, visto che ora faccio anche il produttore, mi ha chiesto di portargli qualche progetto. Tanto la Rai ha una serie mia con Lino Toffolo da mandare in onda, Tutti i padri di Maria, girata in Argentina. Anche ‘sta storia di girare le fiction all´estero... Un giorno il discorso bisognerà pure affrontarlo».
Affrontiamolo.
«Gli argentini sono stupendi lavorano con professionalità però puoi fingere di stare a Trieste se sei a Buenos Aires? Che c´azzecca? Anche come produttore spero sempre di girare nei luoghi veri, costi quel che costi. L´ho detto ad Altissimi, il mio socio: sei un esperto di cinema hai fatto centinaia di film, ma non lesiniamo. Se giriamo a Lecce che sia la vera Lecce».
Ma il commissario Zagaria, che porta il suo vero cognome, è l´evoluzione del brigadiere Zagaria che amava la mamma e la polizia?
«Quel film ebbe un successo... Per consuetudine banfiota è incazzoso, non vede l´ora di andare in pensione nella sua casetta nel Salento. Giriamo a Lecce e dintorni, in tempo per l´ultima vendemmia. La terra ha un colore unico, torno alle radici».
E torna sul set con sua figlia Rosanna che è diventata il simbolo della lotta ai tumori. Ha un gran carattere.
«Sta sempre in giro a parlare di cancro, sono fiero di lei e ho capito che è molto più forte di noi. Sta vivendo questa esperienza con migliaia di persone che la contattano: sono il padre, io ho paura. Forse perché noi uomini davanti alla malattia reagiamo in modo diverso».
Anche in questo caso ha scritto il soggetto della fiction, sente l´esigenza di cucirsi addosso i personaggi?
«Ma sì, nessuno mi conosce meglio di me. Mi piace la commedia. Sto convincendo Daniele Liotti a fare il mio antagonista, molti di questi giovani belli mi adorano. Ormai, tra film degli anni 80 e fiction, ho cresciuto tre generazioni... Un ragazzo si sta laureando con la tesi "Banfi, l´ultimo dell´avanspettacolo", non mi ricordavo più tutte le cose che ho fatto. Nel frattempo Michele Placido mi chiama: "Lino, moriremo senza fare una cosa insieme?" e Sergio Rubini sta scrivendo un soggetto, ci sono tante cose in cottura».
Però non ha l´aria contenta.
«Sa cosa mi fa soffrire? Che a noi comici non viene riconosciuto niente in vita, solo quando moriamo. Agli intellettuali dico: "Se abbiamo qualche merito, ditecelo prima"».
Però a Venezia Marco Giusti vi celebra come meritate.
«I festeggiati siamo io, De Sica, Abatantuono, Verdone e Villaggio, ognuno ha avuto soddisfazioni e premi, chi il David di Donatello, Diego ha vinto l´Oscar con Salvatores. Io mi porterò un leoncino di peluche in tasca. Ora mi dirà che ho l´affetto del pubblico».
Perché, non è vero?
«È vero, ma un premio fa piacere. Però l´omaggio alla Mostra mi onora anche in previsione del commissario Zagaria perché anche Zagaria deriva dai tanti commissari che ho fatto al cinema. E sono felice che Paolo Villaggio abbia scelto Fracchia la belva umana di Parenti, in cui interpretavo il commissario Auricchio».
Prima di voler diventare killer per Tarantino diceva di voler girare un film drammatico con Pupi Avati...
«Pupi me lo ricorda ogni volta che m´incontra: ti avevo chiamato per Regalo di Natale. Ha ragione, buono per Abatantuono che girò il film. Quando mi parlò del ruolo rimasi sveglio tutta la notte: mi accetteranno?».
Ma è così insicuro?
«Sa come sono gli attori, ora meno. Però c´è sempre Tarantino, se oggi mi vuole come killer lo faccio benissimo».