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 2010  agosto 21 Sabato calendario

PIZZINI NELLA BIANCHERIA, ANNUNCI SUI GIORNALI COSÌ I CLAN DANNO ORDINI DA DIETRO LE SBARRE - PALERMO

In cella hanno tempo per pensare. E di stratagemmi per aggirare il muro del 41 bis in 18 anni ne hanno inventati davvero tanti. Nel ‘94, Totò Riina riusciva ancora a spedire banali telegrammi alla sua famiglia, Leonardo Vitale inviava più che legittimi fax alla moglie dandole disposizioni su "vitelli", "operai" e "mucche" che ovviamente erano tutt´altro. Per non parlare delle udienze dei processi, un tempo vere e proprie convention alle quali nessuno dei boss al 41 bis rinunciava - straordinario momento conviviale, così come i trasferimenti da un carcere all´altro - per scambiarsi informazioni e far partire ordini.
Poi pentiti e inchieste hanno cominciato a svelare tutti i trucchi con cui dalle celle i capimafia continuavano a governare i loro affari e le maglie del carcere duro si sono sempre più ristrette: videoconferenze per i processi, vetri blindati ai colloqui, pacchi e cibi controllati, incontri sempre più limitati. Ma ad aggirare le limitazioni i boss riescono sempre e spesso sotto l´occhio delle telecamere. Come ad esempio è successo nell´aula-bunker di Pagliarelli quando un filmato ha ripreso la donna del boss di San Lorenzo Nino Madonia seduta in aula accanto all´avvocato. Lei si fingeva assistente del legale e mentre lui era al telefono con il capomafia collegato in videoconferenza lei gli passava un bigliettino con un appunto. Il legale riferiva, ascoltava la risposta e la comunicava alla donna. Clan molto ingegnoso quanto a comunicazioni quello dei Madonia: Mariangela Di Trapani, moglie di Salvino Madonia, (adesso anche lei finita in cella) girava le carceri di massima sicurezza di mezza Italia e parlava con il suocero e con tutti i cognati. Così, ad esempio, ricevette l´ordine di far ritrattare il pentito Marco Favaloro affinché ritrattasse le accuse nei confronti del marito, killer dell´imprenditore Libero Grassi.
Uno dei primi "appigli" per provare a portare ordini fuori dal carcere - ha denunciato la polizia penitenziaria - è stato l´immancabile anelito alla religiosità. Nelle celle dei 41 bis è sempre stato un via vai di sacerdoti, evangelisti e testimoni di Geova. Colloqui controllati a vista ma non ascoltati. E la Santa Messa la domenica nella cappella del carcere, tutti insieme. E poi, da sempre, i bambini. Un bacio a papà e nella tasca dei pantaloncini finiva un "pizzino". Farciti di bigliettini erano anche i pacchi della biancheria sporca in uscita dalle celle.
Pentiti e soprattutto pentite di trucchi ne hanno raccontati a decine. Ed è bastato andare a vedere i filmati registrati dalle telecamere nei parlatori per verificare i linguaggi a gesti o, ad esempio, che quel continuo indicare l´etichetta della bottiglia dell´acqua minerale che il boss teneva in mano dietro il vetro divisorio non era certo un tic: lettera per lettera, sotto gli occhi attenti dei familiari, veniva formato il messaggio da portare fuori.
Finiti i tempi delle partite a calcio nel campo sportivo del penitenziario o i corsi per pizzaiolo che riscuotevano grande partecipazione, negli ultimi anni i boss hanno dovuto ricorrere all´arruolamento di esterni all´organizzazione, spesso e volentieri extracomunitari, impiegati come "ufficiali di collegamento" tra una cella e l´altra. E di detenuti normali messi a condividere l´ora d´aria con i 41 bis disponibili a fare da portaordini se ne sono sempre trovati a bizzeffe. Anche se, come è successo nel gennaio scorso, persino due boss del calibro di Giuseppe Graviano e Francesco Schiavone sono riusciti a passare l´ora d´aria insieme ad Opera.
I giornali locali (proibiti solo in tempi più recenti) sono stati utilizzati più volte. Misteriose inserzioni in prima pagina e lettere aperte dal 41 bis misteriosamente sfuggite alla censura del carcere: lo fece Vincenzo Santapaola e lo fece Francesco Schiavone che, per tranquillizzare tutti che non si sarebbe mai pentito, scrisse: «Sono felice di scontare in carcere tutte le mie condanne, non sono uno che mangia carne umana».