FILIPPO CECCARELLI, la Repubblica 21/8/2010, 21 agosto 2010
LA FINTA BONTÀ DEL SOLITO CAIMANO - NUOVE
figure e inedite metamorfosi si stagliano nell´accaldato paesaggio d´agosto. Quella più rimarchevole, apparsa nella conferenza stampa del presidente Berlusconi al termine del vertice del Pdl, è il Caimano della bontà, o turbo-buonista che dir si voglia. Ha infatti "rivelato" il Cavaliere di essere stato spinto a rompere con Fini dai risultati di alcuni focus. Vox populi, vox dei.
Dall´oracolo demoscopico degli elettori del centrodestra veniva fuori che questi attribuivano l´attendismo, la titubanza e i tentennamenti berlusconiani nei riguardi dell´ex alleato divenuto ormai ostile a tre distinte motivazioni. Un terzo del campione - detto con un sorriso dei suoi - lo riteneva in effetti "troppo buono". Secondo un altro terzo era invece "invecchiato", e qui sia pure per un attimo la sua faccia ha tradito, più che una tensione, la voglia di passare il prima possibile alla terza e ultima spiegazione. Che non era anch´essa delle più delicate, da questo focus risultando convinta la quota residua degli elettori del centrodestra che Berlusconi appariva incerto e irresoluto nei confronti di Fini in quanto "ricattato".
Ha detto proprio così, senza fare una piega - e già questo, in fondo, basterebbe a mettere in forse le motivazioni della prima scuola di pensiero, quella di chi rinviene nel profondo del leader del Pdl un ipotetico eccesso di bontà. E tuttavia ieri è apparso chiaro che è proprio tale eccedenza di amorevolezza, mansuetudine, generosità, altruismo, buon cuore e via dicendo che Berlusconi serba in dono agli italiani, specie a quanti fra loro ancora si ostinano a non prendere atto di questa sua virtù che è insieme stranota, obbligata e sensazionale, ma soprattutto inconfutabile. Tanto che, sempre nell´ambito della conferenza stampa, egli ha ritenuto di chiamare a testimoni dall´Aldilà non solo mamma Rosa, che lo diceva sempre, ma anche il recentissimamente scomparso presidente Cossiga, che sul Cavaliere in tutta onestà nel corso degli anni ha detto cose assai diverse, parecchie volte mutando stato d´animo e opinione.
Dopo di che ci si potrà concentrare sui quattro o cinque o sei punti del rinnovato programma di governo, sull´ottimo stato della maggioranza, anch´esso misurato da focus e sondaggi fin sopra il 50 per cento, e quindi sulle magnifiche sorti e inventive di un certo numero di riforme avviate o da avviarsi. Ma intanto, per quanto riguarda l´immaginario del potere, di semplificazione in semplificazione, tra "esercito del bene" e "partito dell´amore", si è arrivati al ground zero della politica.
Vero è che da anni, richiesti dai giornalisti di trovare "almeno un difetto" nel loro capo, decine di onorevoli cortigiani e cortigiane del berlusconismo disperatamente si attaccavano al fatto che egli fosse "troppo buono". Ma dirselo da solo, si converrà, sia pure con un sorridente sospiro, costituisce un indubbio salto nella leadership e nelle sue pretese.
Eppure, ieri Berlusconi è voluto sembrare più "buono" del solito e forse c´è perfino riuscito. Teorico e stratega delle riunioni convocate in stanze senza sedie, per fare prima, non solo ha voluto battezzare "vertice" quello che era chiaramente un "Consiglio della Corona", ma una volta constatato che tutti, da Bondi a Gasparri, da Verdini a Ghedini, la pensavano esattamente come lui, ha evitato in tutti i modi di attaccare Fini e anzi a un certo punto è parso perfino dolersi della campagna di stampa dei giornali della Real Casa. Anche quest´ultimo sentimento è parso un eccesso, per non dire che è suonato come la più gagliarda spudoratezza.
Il punto è che se sulla bontà degli uomini è lecito nutrire qualche sospetto, per quanto riguarda quella dei leader politici esiste una vasta letteratura che porta decisamente, o meglio scientificamente a escluderla. La faccenda è così annosa che nel trattarla, all´inizio del XV capitolo del Principe I (e poi anche in modo più disteso e articolato nel XVI e XVII), Nicolò Machiavelli, che non era un tenerone, si confessa addirittura in imbarazzo. Per comunque concludere che: "Uno uomo, che voglia fare in tutte le parte professione di buono, conviene ruini infra tanti che non sono buoni".
In maniera adeguata ai nostri tempi disse anche Romano Prodi che la bontà va bene, "ma non deve sconfinare nella coglionaggine". Non pare questo il caso di Berlusconi, mite e imprevisto caimano di mezza estate - bontà sua, o Sua Bontà.