Massimo Gramellini e Carlo Fruttero, La Stampa 22/8/2010, pagina 72, 22 agosto 2010
STORIA D’ITALIA IN 150 DATE
15 Aprile 1944
Professor Gentile?
Alle 13.30 una macchina si ferma davanti al cancello di una lussuosa villa sulle colline di Firenze, ma prima che l’autista scenda ad aprire, due giovani ciclisti si avvicinano. Dentro c’è un passeggero massiccio, canuto, sorridente. «È lei il professor Giovanni Gentile?», gli chiedono. Alla risposta affermativa estraggono le pistole, sparano e fuggono in sella alle loro biciclette. Hanno giustiziato il più illustre filosofo fascista, un atto terroristico su cui ancora si discute. Era proprio indispensabile? Ovviamente lo studioso non si è mai macchiato le mani in modo diretto e anzi i suoi ultimi discorsi implorano una fraterna riconciliazione tra gli italiani schierati su fronti opposti. Ma proprio questo indigna gli antifascisti. Gentile è l’autore della riforma fascista della scuola, ha occupato posti-chiave nella cultura del ventennio, ha aderito alla Repubblica di Salò, ha accettato di presiedere l’Accademia d’Italia ed è visto come un cinico opportunista, corruttore delle giovani generazioni. Per di più è molto metodico e si muove senza scorta. La condanna è inevitabile e una brigata comunista si incarica di eseguirla.
Per tutta la vita Gentile di fronte a sé ha visto crescere l’ombra di un grande antagonista, Benedetto Croce. Entrambi idealisti, entrambi hegeliani, entrambi ostili al positivismo ottocentesco, i due hanno per qualche tempo collaborato, lasciandosi poi dividere da sottili divergenze filosofiche e soprattutto dal fascismo che Croce, come molti, considera dapprima un male passeggero e inevitabile. Ma col delitto Matteotti e la dittatura le strade di Croce e Gentile si divideranno per sempre. Il filosofo napoletano si ritira nel suo vasto appartamento e si dedica interamente agli studi di estetica, storia, etica e critica letteraria. Non costruisce un vero sistema ma la sua cultura è sterminata, il suo prestigio altissimo in tutto il mondo. Mussolini lo giudica inoffensivo. In realtà sa di non poterlo toccare. Croce diventa un autentico mito per le varie anime dell’antifascismo. Tutti vanno a trovarlo per discutere con lui degli eventi in corso, sempre più tragici. All’arrivo degli alleati entra nel governo. Rifonda il partito liberale e torna a occuparsi di politica attiva a tempo pieno, fino alla morte nel 1952. Quanto all’uomo che ha ucciso Gentile, è Bruno Fanciullacci, operaio comunista che trova rifugio nello studio dell’ignaro Ottone Rosai, il più illustre pittore di Firenze, e viene catturato per caso dai fascisti in una retata e torturato due giorni. Per non parlare si butta dalla finestra della stanza degli interrogatori e muore.