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 2010  agosto 23 Lunedì calendario

Dalle tasse alla residenza tutti i dubbi sul «cognatino» - La doppia compraven­dita, il contratto d’affitto, i re­quisiti per la residenza nel Principato, la mancata prela­zione d’acquisto da parte del­le autorità monegasche

Dalle tasse alla residenza tutti i dubbi sul «cognatino» - La doppia compraven­dita, il contratto d’affitto, i re­quisiti per la residenza nel Principato, la mancata prela­zione d’acquisto da parte del­le autorità monegasche. L’ af­faire immobiliare a Montecar­lo, nel silenzio dei protagoni­sti, continua a sollevare inter­rogativi ai quali, prima o poi, Fini e i Tulliani potrebbero de­gnarsi di rispondere. Per ora si registra solo una tardiva smentita di Giancarlo Tullia­ni, che ieri attraverso i suoi le­gali ha negato che l’affitto nel­la casa monegasca sarebbe un «premio» per la sua opera di intermediazione. Il Corsera l’aveva scritto il 19 agosto, ri­preso da molte testate, e l’ave­va ribadito sabato scorso. In ri­tardo di parecchi giorni, arri­va dunque la smentita. Ma intanto, proprio sul «ruolo» del cognato, ieri ha po­s­to qualche domanda un con­sulente d’affari italiano resi­dente a Montecarlo da anni, Maurizio Valentini. Che ha scritto a Dagospia per rappre­sentare quelli che, a suo dire, sono i punti meno chiari della vendita di quella casa. Una let­tera in otto punti, gli stessi dei «chiarimenti» forniti dal presi­dente della Camera, nei quali Valentini manifesta diverse perplessità. La prima riguar­da l’ex partito di Fini, ossia An.Il consulente d’affari ricor­da infatti che nel Principato «la tassa di successione per soggetti non discendenti è del 16%». E poiché Alleanza na­zionale era “soggetto estra­neo” ad Anna Maria Colleoni, pur con qualifica di erede uni­­versale, Valentini si domanda se «ha pagato la tassa di suc­cessione al governo monega­sco » e «se sì, su quale valore». Domanda non oziosa, visto che, se in Italia i partiti sono esenti dalle tasse di successio­ne, oltreconfine non accade la stessa cosa. E sarebbe inte­ressante comprendere qual era la valutazione dell’appar­tamento al 14 di boulevard Princesse Charlotte ai fini del calcolo dell’imposta quando An ne entrò in possesso. Ma anche sulla compraven­dita il consulente ha da ridire, perché quella cifra così bassa (300mila euro) avrebbe finito per danneggiare anche il Prin­cipato, che incassa come im­posta di registro il 6,5 per cen­to del valore della transazio­ne. Secondo Valentini per le autorità monegasche, dun­que, la vendita a un quinto del valore di mercato sarebbe sta­to un discreto danno. «Con quei soldi ci si compra un po­sto auto. Ma anche - spiega al Giornale Valentini - se quello è davvero il prezzo di vendita, il governo a quel punto avreb­be­dovuto far valere il suo dirit­to di prelazione a parità di prezzo. Non è solo un modo per dissuadere dal conclude­re transazioni registrandole per valori inferiori, ma è an­che uno stratagemma con il quale si risponde a una esigen­za sociale. Il Principato ha l’obbligo di assicurare una re­sidenza “ agevolata”ai cittadi­ni monegaschi. Tendenzial­mente, questi abitano con un affitto agevolato in case di pro­prietà del Principato, altri­menti la differenza tra fitto cal­mierato e prezzi di mercato la paga il governo.In listad’atte­sa ci sono circa 280 famiglie. Dunque l’interesse per far va­lere il proprio diritto di prela­zione è concreto. Mi chiedo se al momento del primo e del se­co­ndo rogito sia stato segnala­to al demanio il valore della compravendita della casa al 14 di boulevard Princesse Charlotte». Sempre Valentini sottoli­nea, ancora sul fronte dell’ap­partamento, che «la maggior parte degli edifici costruiti pri­ma del settembre ’ 47 sono nel­la categoria “ protégé ”. Questo limita il valore del bene per­ché il proprietario ha l’obbli­go di vendere o affittare l’im­mobile solo a determinate ti­pologie di acquirenti o inquili­ni “ protetti”,per esempio mo­negaschi dalla nascita. Se il pa­lazzo è “ protégé ”, e Tulliani non ha i requisiti di cui sopra, non potrebbe abitarci. E An non avrebbe potuto vendere a quella società». Quanto a Tulliani, nella sua lettera a Da­gospia Valentini fa le pulci ai requisiti per la residenza. «Per divenire monegaschi ­scrive - è necessario avere un contratto di lavoro ufficiale con un’azienda monegasca o provare, attraverso una certifi­cazione bancaria, che il sog­getto può vivere a Monaco senza esercitare alcuna pro­fessione. Per rilasciare il docu­mento, le banche chiedono un deposito di almeno 300mi­la euro (...) come ha fatto il si­gnor Tulliani a esportare una somma così ingente?». Do­manda «bissata» per l’acqui­sto della Ferrari, da quasi 200mila euro: «Da dove sono usciti questi soldi?», si chiede ancora Valentini.