Marco Molendini, Il Messaggero 21/8/2010, 21 agosto 2010
LA RAI: TUTTI I MESSAGGI VENGONO FILTRATI
Quanti sono i programmi televisivi che usano gli sms? E’ persino difficile indicare un numero: tv e telefono vivono in simbiosi, dai primi quiz di Renzo Arbore a “L’altra domenica”, ai fagioli della Carrà, fino al televoto e al dilagare dei cellulari. Difficile dunque pensare che un incidente possa cambiare le abitudini (senza contare che a essere interessati al meccanismo sono Rai e Mediaset ma anche tutti gli altri network, specie quelli locali). E comunque resta il principio che più che gli sms vanno combattuti i criminali: senza criminali in isolamento niente messaggini sospetti. Certo è che resta poco chiaro il modo in cui i boss potevano contare sull’efficacia dei loro sms e, soprattutto, sul fatto che poi finissero realmente in sovrimpressione a “Quelli che il calcio” o in altri programmi. Ieri la Rai si è affrettata a chiarire che la gestione di quel materiale è esterna (“delegata da Raitrade alla società Neo Network”) e poi che gli oltre 200 mila messaggi che arrivano nell’arco di una stagione a “Quelli che il calcio” sono sottoposti a un severo filtraggio, tanto che solo lo 0,0010 per cento viene utilizzato (saremmo, dunque, nell’ordine dei duecento). E la scrematura, spiega Viale Mazzini, avviene automaticamente “attraverso un software che elimina tutte le espressioni volgari” e “con l’intervento di un operatore che sceglie, in base al contesto del programma o su indicazione degli autori, quali sms mandare in onda in sovrimpressione”. Dunque avere la certezza di vedere un proprio sms trasmesso (anche se i boss avevano l’accortezza di mandare messaggi assolutamente banali del tipo “Tutto ok, Paolo”) è come cercare un ago in un pagliaio. Ci vuole molta fiducia, molta pazienza e molto tempo. Ma di questo i boss in carcere ne hanno a volontà. Quello che si capisce meno è come mai pericolosi capi mafia possano utilizzare liberamente, per di più in stato di isolamento, il telefonino.