Karima Moual, Il Sole 24 Ore 22/8/2010;, 22 agosto 2010
OBAMA MUSULMANO? NON È UN VIRUS
Was Barack Obama a Muslim? Insomma il mondo deve pur sapere se l’uomo del XXI secolo è infetto da questo virus. Potrebbe sembrare una provocazione fin troppo spinta, ma non lo è neanche fin troppo. Perché la morbosità investigativa e la cattiveria, neanche tanto nascosta, con cui sin dagli inizi si è indagato sul passato, le radici ma soprattutto, sui presunti legami del presidente americano più popolare della nostra epoca alla fede islamica mirano solo alla conferma di un ormai radicato pregiudizio verso una fede, quella islamica, che in questo caso, arma gli avversari per arrivare a un obiettivo ben preciso: dire che Barack Hussein Obama è musulmano, è lo strumento migliore per screditarlo all’opinione pubblica occidentale.
Perché dire che lo è, o che abbia anche un lontano legame con l’Islam, spaventa, allontana, estranea ancor di più del colore della pelle. Quel musulmano non è dei nostri. Il pregiudizio è stato palpabile sin dalle prime dichiarazioni e le interviste rilasciate dal futuro presidente. Che ha iniziato a smarcarsi dal suo presunto passato " islamico" dagli inizi della campagna elettorale. Prima si è dichiarato da sempre cristiano. Poi si è scoperto, e non senza qualche imbarazzo, che in realtà, era musulmano di na-scita, di padre non praticante, ma per alcuni anni ricevette un’educazione musulmana, sotto gli auspici del secondo marito musulmano della madre, in Indonesia.
Il resto della storia ormai è di dominio pubblico. Tuttavia quel secondo nome, Hussein, era troppo ingombrante politicamente. Si cercò sempre di sviarlo. E con la vittoria elettorale del primo presidente americano di colore, sembravano essere dietro alle spalle le sue presunte radici islamiche. Ora invece, arriva un sondaggio del Pew Research Center, a rivelare che la percentuale di americani erroneamente convinti che il presidente sia di fede islamica è salita al 20%, mentre coloro che sono convinti che sia cristiano sono diminuiti dal 50% al 34.
Ciò che veramente impressiona è il morboso giustificarsi e smarcarsi dalle presunte radici islamiche. Come un appestato. Un comportamento che non fa altro che affermare il pregiudizio verso i musulmani come un’entità a se stante, alla quale non c’è via di scampo. Si assiste al continuo affermarsi nell’opinione pubblica dell’esistenza di un solo tipo di uomo islamico, e cioè per forza quello ortodosso o fondamentalista. Da temere e dal quale stare alla larga. L’allora addetto stampa di Obama non ancora presidente, Robert Gibbs, per togliere ogni dubbio aveva detto in un’intervista: «Il senatore Obama non è mai stato musulmano» per poi smentirsi con la comparsa nel sito web della campagna elettorale di una dichiarazione più sfumata «Obama non è mai stato un musulmano praticante». Oggi il suo portavoce Bill Burton fa sapere che «prega ogni giorno, e comunica con il suo consigliere spirituale ogni singolo giorno ». Cristiano ovviamente. Certo questa mossa non è politicamente miope ma sarebbe stato meno ipocrita e più coraggioso dire la realtà com’è. Attraverso il racconto delle specificità della propria testimonianza che è la testimonianza di una grandissima percentuale di musulmani, non per forza praticanti, non per forza ortodossi, non per forza fondamentalisti.
Avrebbe aiutato molto ad aprire gli occhi per capire e conoscere, facendo cadere una parte di quei pregiudizi che vogliono vedere solo nero o bianco così come la rappresentazione dei musulmani oggi, che è falsata, perché si altalena tra quella orientalista e quella Bushiana.L’esempio del presidente americano, nato musulmano ma poi assimilatosi alla società occidentale sino ad abbracciare la fede cristiana, è la storia di molti altri. Così come, senza fare esempi estremi, della stragrande maggioranza dei musulmani, di cultura per nascita ma non praticanti. La storia di musulmani praticanti ma non per forza fondamentalisti. Le mele marce sono un’esigua minoranza. La storia dei musulmani è fatta di sfumature che vale la pena illuminare. E quella del presidente, se fosse stata raccontata nei modi e nei tempi giusti, sarebbe stata gradita per testimoniare una realtà esistente. Avrebbe illuminato molto di più sul mondo islamico del discorso fatto al Cairo. Avrebbe aperto quelle porte per iniziare a vedere le differenze che sono ancora difficili da far passare ai nostri amici occidentali.