Guido Olimpio, Corriere della Sera 22/8/2010, 22 agosto 2010
IL SEGRETO DEL RE DELLE ARMI IN VOLO VERSO L’AMERICA
Se le vie del Cielo sono infinite, quelle di Viktor Bout lo erano quasi. E si sono mantenute tali fino al marzo 2008 quando la Dea, l’antidroga americana, ha catturato il trafficante di armi a Bangkok. Un arresto spettacolare come la vita di Bout, mercante e conoscitore di tanti — forse troppi — segreti. Per questo gli Usa si sono battuti per ottenerne l’estradizione. Alla fine di una partita giocata in pubblico e dietro le quinte le autorità thailandesi hanno detto sì: prendetevi Bout con tutto quello che sa.
Viktor, 43 anni, ha atteso il verdetto della Corte d’appello rinchiuso in una cella-gabbia. Apparso molto dimagrito, indossava la divisa arancione dei prigionieri, pantaloncini e calzini.
Guardava spesso verso l’aula cercando con gli occhi la moglie Alla e la figlia in lacrime. Poco prima di portarlo via, gli agenti hanno permesso a Viktor di salutare Alla. Si sono abbracciati, poi lei ha commentato: «Questa è la decisione più ingiusta possibile». Soddisfatti, invece, gli Stati Uniti che hanno tra le mani un personaggio pericoloso. Infuriati i russi che scorgono un complotto politico. In parte hanno tutti ragione.
L’impero di Bout, infatti, inizia quando se ne disfa un altro: l’Urss. L’ex ufficiale di aviazione dalle origini incerte — forse è tagiko o turkmeno — sfrutta conoscenze ed appoggi negli ambienti militari. La sua professione è complessa quanto redditizia: tratta armi. Ma, rispetto ad altri concorrenti, ha idee e metodi innovativi. Per questo Bout diventa «il sistema». Dispone di compagnie aeree, navi, elicotteri, società affidate a prestanome. Vende Kalashnikov e lanciagranate ai contendenti di uno stesso conflitto.
È in ottimi rapporti con piccoli e grandi ras, contrabbandieri di diamanti, dittatori e chiunque abbia bisogno di qualcosa che spari. Il suo migliore amico è però il denaro. E Viktor ne accumula montagne perché le guerre non finiscono mai. E c’è sempre un movimento disposto a sborsare dollari. Si racconta anche che siano stati gli aerei del trafficante a spostare nel 2001 il tesoro dei talebani da Kabul a Dubai. Forse è una leggenda, ma gli esperti antiterrore non se la sentono di smentirla completamente.
L’intraprendenza di Viktor è tale da suggestionare anche il cinema. E Nicholas Cage, nel 2005, lo interpreta ne Il signore della guerra. Un bel film bocciato da Viktor: «Pessima storia». Bout si gode successo e ricchezza, però è sempre molto prudente. Ha molte ville-rifugio — in Sud Africa, negli Emirati, in Ruanda — ma preferisce starsene al sicuro a Mosca. Nell’epopea elettronica si possono concludere affari via email, lasciando a uomini di fiducia il compito della sigla finale. Sono i commessi viaggiatori della guerra — uno di loro finisce in prigione anche in Italia — che vanno a caccia di contratti. Per il trasferimento della merce c’è la flottiglia composta da una quarantina di grossi aerei sparsi in snodi chiave. E per non farli volare a vuoto, Viktor li riempie anche di polli surgelati o fiori. Poliglotta — parla sei lingue — grande tessitore di rapporti, Bout è infaticabile nell’ampliare il raggio d’azione e gli interessi. Consegna «a domicilio» in Africa, Sud America e Afghanistan.
Una volta catturato a Bangkok dove lo attirano con l’esca di un megacontratto con le Farc colombiane, Bout ha chiesto aiuto al Cremlino. I russi hanno persino presentato una protesta diplomatica. Inutile. I thailandesi hanno accontentato Washington. Viktor — dicono in tanti — è una miniera di notizie. Se vuole può raccontare tante cose. Sui russi, sui ribelli di ogni angolo della Terra. E, perché no, sugli americani.