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 2010  agosto 21 Sabato calendario

ALLARME DEBITO PER ENDEMOL INTERVENGONO GLI AZIONISTI

Scatta il campanello d’allarme per il Grande Fratello. Fa paura il debito di Endemol, la casa di format che ha scritto la storia della tv negli ultimi quindici anni. E il mercato ha subito temuto conseguenze per Mediaset , uno dei proprietari della società.
Schiacciata da circa 3 miliardi di dollari di indebitamento, la società, secondo indiscrezioni riferite dal sito internet americano «Daily Beast», avrebbe sforato i
covenants ( i parametri tra debito e liquidità, messi come paletti di sicurezza dalle banche). Tanto che Goldman Sachs , la più grande banca d’affari al mondo (e azionista indiretta di Endemol tramite il suo braccio di private equity) e il socio (nonché fondatore) John De Mol (col fondo Cyrte) starebbero correndo ai ripari con una gigantesca ristrutturazione finanziaria.
Endemol ha replicato che non ci sono problemi finanziari. Ma sul mercato la rassicurazione non è stata del tutto convincente, visto che Mediaset , il colosso tv della famiglia di Silvio Berlusconi, ha ceduto l’1,6% in Borsa (dopo aver toccato una perdita di oltre il 2% a metà giornata). La sola indiscrezione ha fatto scatenare timori sulla tenuta della società stessa e di riflesso sui suoi azionisti (soprattutto quelli quotati). «Difficile immaginare un default di Endemol – notava però ieri l’analista di una primaria banca d’affari -ma di sicuro i soci devono intervenire». Il debito è sostanzialmente l’eredità dell’acquisizione a leva da 4 miliardi (di cui solo uno di equity) fatta nel 2007 dalla cordata Telecinco
(controllata di Mediaset)-Goldman- Cyrte. Ma allora, all’apice del boom dell’M&A, erano tollerati covenant molto più laschi e una super-leva non spaventava. Oggi, secondo le stime dei medesimi analisti ma non confermate dalla società, Endemol avrebbe debiti per circa 10 volte il margine operativo lordo: i 3 miliardi di dollari (2,3 miliardi di euro) di esposizione si confrontano con un Mol di 240 milioni di euro. Lo squilibrio finanziario, nell’attuale contesto economico e finanziario, è palesemente eccessivo, soprattutto dopo la campagna acquisti degli ultimi anni di Endemol, costata 300 milioni di dollari. Sul mercato ci sono oltre 300 milioni di euro di titoli di debito, tra cui anche Cds, sostanzialmente in mano a un gruppo di hedge fund (circolano i nomi di Centerbridge, Sankaty e Golden Tree).
Dal quartier generale non hannovoluto dare informazioni specifiche limitandosi a dire che «date le risorse attualmente disponibili in azienda e da parte degli azionisti, siamo convinti che continueremo a rispettare i covenant e ad assolvere integralmente i nostri obblighi nei confronti dei nostri creditori nel futuro». Proprio pochi giorni fa Endemol ha chiuso un’acquisizione e secondo gli analisti è il segnale che la situazione del gruppo non è così vicina al dissesto come il mercato teme: se fosse in condizioni critiche, nessun manager sprecherebbe liquidità per fare shopping. D’altronde, dato il tipo di business (privo di magazzino) Endemol ha la fortuna di non avere il fardello del capitale circolante (che assorbe cassa). Anzi, in bilancio c’è liquidità e ci sarebbero pure delle linee di credito non utilizzate.
Goldman non ha voluto commentare la vicenda, ma ieri gli analisti notavano come sia proprio l’investment bank l’anello più "debole" dell’azionariato. Per Mediaset, Endemol è strategica e complementare al business, quindi l’investimento è industriale e di lungo periodo. Il secondo azionista Cyrte è legato da motivi personali alla società. Goldman, invece come tutti i private equity, è entrata con una logica di breve- medio periodo e logicamente è quella che ha più interesse a monetizzare.
Per riportare il debito Endemol a valori più fisiologici, le opzioni sul tavolo, ragionavano ieri nelle sale operative, sono varie: i soci potrebbero considerare un aumento di capitale, in modo da rinforzare la struttura patrimoniale; oppure potrebbero ricomprare il debito di Endemol, per lo più in mano alle stesse banche finanziatrici (un pool composto da Abn, Rbs, Barclays, Credit Suisse e la stessa Goldman). Infine c’è sempre l’ipotesi quotazione (ventilata da tempo, ma divenuta meno percorribile negli ultimi mesi). Al momento, quella del soft-deleveraging appare l’ipotesi più probabile.