Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 22/8/2010, 22 agosto 2010
DISAGIO DEI CATTOLICI
Il meeting di Cl che si apre oggi a Rimini sarà anche l’occasione per misurare il disagio dei cattolici italiani. Un anno fa, il caso Boffo parve segnare la fine sia della dottrina Ruini, sia del rapporto privilegiato delle gerarc hi eecclesiastic he e di gran parte del mondo cattolico con Silvio Berlusconi. In realtà, non è andata così. Ma la nuova «questione romana» non è affatto risolta. Il rapporto tra la Chiesa e lo Stato, e tra i cattolici e la politica, resta da definire; con qualche complicazione in più.
Il 1993 fu per la Chiesa italiana una sorta di riedizione del 1870. Segnò la perdita del potere temporale. Ma i cattolici non si rinchiusero dietro le mura vaticane. Camillo Ruini, capo dei vescovi, elaborò la sua teoria, che si può così sintetizzare: non fermiamoci a rimpiangere la fine del monopolio del potere politico e dell’unità dei cattolici; ibridiamo tutti i partiti, proponiamo in ogni direzione i nostri valori; nel vuoto delle ideologie e delle idee, saranno i partiti e i leader a venire da noi. Il successo fu clamoroso, e toccò il culmine quando il 75% degli italiani si astenne al referendum sulla procreazione assistita. Ma un Ruini non si trova a ogni angolo della storia. E Berlusconi, al di là dei rapporti personali, è sempre più condizionato dal proprio istintodi f ar e da s é. La Chiesa continua a diffidare profondamente della sinistra. Fini è visto come il fumo negli occhi: l’Osservatore Romano gli ha rinfacciato le origini neofasciste, e l’offensiva libertaria con cui si annuncia il nuovo partito non migliorerà i rapporti. Ma il sogno di molti cattolici — un Cavaliere «democristianizzato», insomma moderato — sembra sfumare. A ben vedere, è proprio l’eclisse dei moderati la grande preoccupazione del mondo cattolico.
Sono due in particolare i temi che preoccupano le gerarchie e i fedeli attenti alla politica. La questione etica, e la riforma federalista dello Stato. La Chiesa ha sempre badato a distinguere tra morale e moralismo; ma di fronte a questa sorta di Sodoma e Gomorra che pare diventata la vita pubblica italiana, il disagio è forte. Al federalismo fiscale la Chiesa, attenta a non rompere con la Lega avanzante, non ha mai detto un «no» incondizionato; ma non potrebbe tollerare una soluzione che abbandonasse il Sud a se stesso e aggravasse le disuguaglianze. I ripetuti appelli del Papa, del segretario di Stato, Bertone, del capo dei vescovi, Bagnasco affinché i giovani cattolici si impegnino in politica indicano che la Chiesa non intende chiamarsi fuori. Non è un male; anzi. Se l’Italia resta un Paese importante sullo scenario internazionale, anche ora che non è più la frontiera della guerra fredda, lo deve proprio alla presenza del Papato. Il peso culturale del mondo cattolico può essere una grande ricchezza. L’importante è che i suoi interlocutori siano politici gelosi della laicità dello Stato e disponibili ad accogliere buoni consigli, e non leaderini pronti a lucrare sull’appoggio dei cattolici e a disattendere nella vita di ogni giorno e nell’azione di governo i valori che proclamano in favore di telecamera.