Bianca Carretto, Corriere della Sera 22/8/2010, 22 agosto 2010
LA LINEA DURA DI MARCHIONNE E IL MODELLO TOYOTA
Il telegramma inviato dalla Fiat ai tre operai di Melfi licenziati e successivamente reintegrati dal magistrato, in cui si chiede di non presentarsi domani in fabbrica alla riapertura, dopo la pausa estiva, ribadisce alcuni aspetti della linea scelta di Sergio Marchionne. Lo «stile» dell’amministratore delegato della Fiat ha avuto il sopravvento rispetto alle procedure dilatorie e alla scelta del basso profilo che avevano contraddistinto in passato i rapporti dell’azienda con il sindacato.
La Fiat poteva certo attendere la discussione del ricorso, ma fonti vicine al gruppo torinese, hanno espresso il timore che la presenza dei tre operai potesse configurare un ulteriore danno al regolare svolgimento del lavoro, poiché gli stessi avrebbero dato vita a comizi di propaganda e a disturbi del regolare svolgimento del lavoro. Peraltro, la direzione del personale ha la facoltà di inserire i dipendenti nei turni che ritiene più convenienti al ciclo produttivo, senza venir meno agli obblighi economici previsti dal contratto.
Al di là delle polemiche legate alla circostanza, più in generale l’iniziativa di inviare il telegramma appare coerente con il carattere di Sergio Marchionne e il rapporto interpersonale che intrattiene con tutti i suoi collaboratori, di qualsiasi livello. Il suo intervento, in questi anni di Fiat, non ha previsto solo un processo di risanamento economico ed industriale dell’azienda, il salto di qualità che ha imposto a tutto il gruppo, a livello internazionale. Si fa sentire molto anche un cambio generazionale, che apre la strada a una condivisione di responsabilità, a nuovi confronti tra gruppi di persone che mirano a ottenere gli stessi risultati. Dietro all’aspetto di Marchionne, burbero e magnetico, si cela una personalità che, nel rispetto dei ruoli, esige, in primo luogo, lealtà e riconoscenza, da tutti i componenti della squadra.