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 2010  agosto 22 Domenica calendario

MALATTIE E MALEDIZIONI: IL MISTERO FIORENTINA E LA FINE DI JOHN WAYNE


Il primo a morirne fu un giocatore di baseball di New York City. Era il 1941, si chiamava Lou Gehrig, aveva 37 anni. Da allora la sclerosi laterale amiotrofica (Sla) prese il suo nome. Ma si era lontani dal mettere insieme la malattia e lo sport. È stato Raffaele Guariniello, il pretore del lavoro diventato famoso per i processi alla Juventus, a scoprire che il morbo di Gehrig colpiva i calciatori con un’incidenza ventiquattro volte superiore rispetto alle persone normali. Si pensò al doping, a un abuso di farmaci, ma era più una speranza che una condanna. Se la Sla fosse colpa del doping il rimedio sarebbe pronto, basterebbe non doparsi. Non è purtroppo così, le ragioni sono altre e ancora sconosciute.

Non c’è soloil morbodi Gehrig nella storia terribile e misteriosa della Fiorentina degli anni settanta. Sei giocatori di quella squadra sono morti. Uno, Segato, il regista del primo scudetto, era morto di Sla pochi anni prima. Tre altri giocatori hanno avuto problemi importanti (Caso, Antognoni, De Sisti). A uno, Galdiolo, un vecchio ragazzo di un metro e novanta, sessantadue anni e lo stesso fisico di quando giocava, è stato diagnosticato il morbo di Gehrig in questi giorni. Cosa sia successo a quella squadra nessuno è mai riuscito a chiarirlo.

Ci sono state tre inchieste giudiziarie. La prima, la più importante, aveva per imputati due primari fiorentini e il medico della società. La prima morte sospetta fu quella di Beatrice nel 1987: leucemia. Beatrice aveva 39 anni. Nel 2003 muore Nello Saltutti d’infarto. Poi Ferrante, vecchio stopper, per un cancro alle tonsille. Poi Longoni, altro terzino, vasculopatia cardiaca. Poi Lombardo un ragazzo delle giovanili della Fiorentina diventato professionista a Como e Avellino. Nel 2009 muore Mattolini, portiere, dopo trent’anni di insufficienza renale. Risulta che tutti avessero preso in dosi abbondanti due medicinali: il micoren e il cortex. Uno fa respirare, l’altro aumenta la capacità muscolare.

Erano due medicinali di moda, li prendevano in molti, non sono mai sembrati capaci di uccidere. Deve esserci qualcos’altro, di più profondo, di totalmente segreto, qualcosa che non scopriremo più. Le cartelle cliniche di quel periodo sono tutte scomparse. Quando dieci anni fa, per il fallimento della Fiorentina, fu fatto l’inventario, si trovarono le cartelle solo dei giocatori arrivati dopo il 1980.

Si è pensato anche al caso, in fondo nessuno è morto con la stessa malattia, tutti hanno avuto cause diverse. E Galdiolo è l’unico, dopo Segato quarant’anni fa, ad aver preso la Sla. Ma i casi di morte sono troppi e troppo concentrati, qualcosa di grave è successo. Qualcosa di terribile si è introdotto nel corpo di atleti sani, di ragazzi giovani e li ha accompagnati lungo la vita. Al primo momento di debolezza li ha uccisi. Nel frattempo l’inchiesta penale è stata archiviata il due gennaio dell’anno scorso. Prescrizione.
Proprio dal mistero di quella Fiorentina sono partite ricerche sul male di vivere del calcio. Si sono estese le ricerche a tutte le età e le categorie. I calciatori malati di Sla sono risultati ben 43, troppi perché sia un’evoluzione normale. Così si è cercato fra tutto quello che di materiale ha a che fare con il calcio e si è arrivati a una scoperta per ora soprattutto curiosa. Alla base della malattia ci sarebbe l’erba del campo, i diserbanti con cui è trattata. Questo non spiegherebbe le morti di Firenze, ma renderebbe più plausibile l’allargarsi della malattia nel calcio.

D’altra parte i mali di un ambiente, di un contesto professionale, hanno ucciso molte volte. John Wayne morì di cancro nel 1979. Lo aveva preso venticinque anni prima nel deserto dello Utah dove aveva girato «Il conquistatore». La zona era estremamente radioattiva, vi si svolgevano continui esperimenti nucleari. Quasi l’intero cast tecnico e artistico del film morì nel tempo dello stesso male.

Ed ormai certo che a far vincere Fernando Cortez, a fargli conquistare un nuovo continente, non fu la sua astuzia militare. Dieci milioni di aztechi morirono uccisi dai batteri che vivevano addosso agli uomini di Cortez. Erano batteri di un altro mondo, gli aztechi non avevano anticorpi. Caddero come mosche in pochi mesi.