Alberto Di Majo, Il Tempo 23/8/2010, 23 agosto 2010
UNA TIGRE NEL PALAZZO
Stavolta parla lei. È stata a guardare fino ad ora Elisabetta Tulliani, la compagna di Gianfranco Fini. I giornali ne hanno raccontato la storia, la famiglia gli affari. Ci si è messo anche Luciano Gaucci, con cui ha avuto una relazione anni fa, a riaccendere vecchie accuse e sospetti. Ieri Elisabetta ha detto basta e si è lanciata all’attacco. «È inaccettabile che Gaucci finga di ignorare la realtà». La Tulliani si riferisce all’ormai celebre vincita all’Enalotto ma anche alle abitazioni della sua famiglia. Inoltre sottolinea di aver già dato mandato ai suoi legali «di assumere ogni iniziativa giudiziaria in sede civile e penale nei confronti di Luciano Gaucci nonché del settimanale Panorama e dei quotidiani Libero e Il Giornale». Proprio ieri l’ex presidente del Perugia ribadiva le sue posizioni in un’intervista sul quotidiano diretto da Vittorio Feltri. Lei si fa sentire: «Alcune ricostruzioni fornite in questi giorni da organi di stampa su immobili di mia proprietà sono frutto di una scelta deliberata di ignorare l’evidenza al fine di gettare discredito sulla mia persona per intuibili ragioni politiche». Ecco la verità di Elisabetta: «È falso che l’appartamento ove attualmente dimoro sia stato acquistato dal Gaucci o da società del Perugia calcio. È invece documentalmente provato che l’appartamento in questione, sito in via Conforti 52, scala D, era della Valbo srl e che quindi ho acquistato da questa società». È inoltre «falso - continua la Tulliani - che il miniappartamento acquistato dalla Katape, di cui sono proprietari i miei genitori e non io, sia attualmente oggetto di azioni giudiziarie: infatti a seguito di una sentenza della Cassazione è stata già accertata la legittimità dell’acquisto». Per quanto riguarda l’Enalotto, Elisabetta precisa: «È falso che il Gaucci vanti diritti su una vincita essendo anche in questo caso documentato che la vincita è di mia esclusiva pertinenza. Trattandosi di fatti incontrovertibili è intollerabile - conclude - che Gaucci finga di ignorare la realtà nel disperato tentativo di ribaltare gli esiti giudiziari. Al contempo è gravissimo che certa stampa amplifichi le sue mendaci dichiarazioni omettendo ogni forma di controllo». Insomma, la Tulliani reagisce e lo fa senza mezzi termini. Da Il Giornale replicano: «Su una vicenda controversa i giornali normalmente sentono le diverse parti in causa e pubblicano le loro testimonianze. Prontissimi a farlo anche con la signora Tulliani e con il signor Gianfranco Fini, al quale da tempo Il Giornale chiede chiarimenti sulla casa di Montecarlo. A entrambi mettiamo a disposizione le nostre pagine. Ma non il nostro silenzio». Ancora: «La signora Elisabetta Tulliani minaccia di querelare Il Giornale - dice la nota della direzione - La nostra colpa, a quanto pare, è di aver intervistato Luciano Gaucci il quale, sulla ricchezza della famiglia della compagna di Gianfranco Fini e sull’ormai celeberrima vincita all’Enalotto ha un’opinione diversa dalla sua. La signora non lo tollera, considera "documentato" che la vincita sia di sua "esclusiva pertinenza" e pretende che nessuno dubiti che con la metà di tale vincita, poco più di un miliardo di vecchie lire, lei abbia potuto comprare immobili per un valore almeno quaranta volte superiore. Ma la libertà di stampa (persino di "certa stampa", come ci definisce lei) non funziona così». Dunque non c’è tregua. Due giorni fa erano stati i suoi legali a «tirare fuori» la schedina vincente dell’Enalotto e a ricostruire il caso. Era il maggio del 1998: la vincita fu di 2 miliardi, 204 milioni, 18 mila e 900 lire. Soldi che, uniti ai risparmi dei genitori, sarebbero stati utilizzati per acquistare appartamenti e altri beni ora al centro della controversia con Gaucci. Questa è almeno la «verità» emersa dalla «comparsa di costituzione e risposta» depositata al tribunale civile di Roma dagli avvocati di Elisabetta e dai suoi familiari. I legali, Carlo e Adriano Izzo, hanno chiesto inoltre «che la campagna mediatica intrapresa nei confronti» della loro assistita «si uniformi d’ora in avanti al principio di un’informazione corretta e imparziale, che non favorisca trame politiche occulte e non sia al servizio del potente di turno». La ricostruzione della vincita è precisa. Il 5 maggio 1998, la Tulliani - si legge nella comparsa - la affidò per l’incasso all’agenzia 4 del Monte dei Paschi di Siena, filiale di Roma. La distinta di versamento - hanno sostenuto i legali - reca la sua firma, «ben evidente nell’allegato». La banca - si spiega ancora nell’atto - è quella dove la Tulliani aveva acceso da tempo un conto corrente «a lei esclusivamente intestato». L’importo della vincita venne accreditato il 26 maggio del 1998 con valuta al 28 maggio. «Nello stesso giorno, 28 maggio 1998, Elisabetta Tulliani - si legge ancora nella citazione - esegue un bonifico di un miliardo e cento milioni di lire a favore di Luciano Gaucci». Mettendogli tale somma a disposizione «con l’espresso incarico di provvedere a gestirla in proficui investimenti nell’interesse di lei». Secondo quanto si sostiene nella comparsa depositata al tribunale di Roma, «alla luce della documentazione prodotta, è incontestabilmente provato che la vincita all’Enalotto è di esclusiva pertinenza della Tulliani». Gaucci è quindi tenuto a restituire alla Tulliani - secondo la versione di Elisabetta e dei suoi familiari - un miliardo e cento milioni di lire, «oltre interessi e svalutazione dal 28 maggio 1998, da lui detenuta, con l’obbligo di rendere il conto della gestione». Un braccio di ferro che durerà ancora parecchio tempo e che promette nuovi colpi di scena.