Edoardo Segantini, Corriere della Sera 23/8/2010, 23 agosto 2010
L’ULTIMO REQUIEM DI MOZART E IL SEGRETO DEI 400 FIORINI
«Il caso del Requiem è uno dei segreti meglio custoditi di Mozart: la maggior parte del pubblico ama quella musica ma non sa che lui ne compose soltanto una parte». A Trivigliano, un paesino del Lazio a 800 metri di quota, lo storico Piero Melograni sta lavorando con l’amico giornalista e scrittore Pino Pelloni al suo racconto del Novecento, una biografia del «secolo lungo» vista attraverso i ricordi personali ma soprattutto attraverso i personaggi incontrati nella sua vita di intellettuale e, più brevemente, di politico. Melograni adora svelare i segreti, tanto che uno dei suoi libri più belli si intitola proprio «Le bugie della storia». Ma adora anche la musica. E non a caso ha scritto una biografia avvincente, dedicata proprio a Mozart, che ha fatto discutere. Sì, perché quello del Requiem K626 è veramente il mistero di un capolavoro incompiuto. Che nel corso del tempo ha diviso gli storici e i musicologi, ma ha anche alimentato congetture e acceso passioni. Ecco la vicenda. Nel luglio del 1791, all’età di 35 anni, Wolfgang Amadeus riceve da un intermediario non ben identificato l’incarico di scrivere una messa da requiem. Inizia a comporre, ma può continuare solo mesi più tardi, dopo aver completato «La clemenza di Tito» e «Il flauto magico» a cui già sta lavorando. Quando, intorno alla metà di settembre, torna a Vienna da Praga, però, la sua salute peggiora. Resta impresso nel ricordo il modo in cui il regista Milos Forman e l’attore protagonista Tom Hulce portano sullo schermo, nel magnifico film «Amadeus» del 1985, la creatività febbrile di quei giorni, nella caotica e gelida casa viennese. Mozart porta a termine infatti altre composizioni, ma quando infine potrebbe dedicarsi interamente al Requiem la malattia si aggrava. Inchiodato al letto a partire dal 20 novembre, continua a lavorare con le sue ultime energie. Ancora nel pomeriggio del 4 dicembre, rivede con alcuni cantanti suoi amici le parti già compiute del Requiem. La notte seguente muore e la sua messa rimane un frammento. E un mistero. In due secoli, questi pochi dati certi hanno dato luogo a cupe interpretazioni romantiche, in parte riprese dal cinema: lo spettrale messaggero mascherato (un invidioso Salieri, interpretato da uno strepitoso Murray Abraham), l’ipotesi dell’avvelenamento, la fatale sovrapposizione temporale tra il Requiem e la morte del giovane genio. «In realtà — dice Piero Melograni — l’intermediario era quasi certamente Johann Puchberg, commerciante e abituale creditore del maestro, che gli commissionò il Requiem su incarico del conte Franz Xaver Walsegg-Stuppach. La somma pattuita, 400 fiorini, era molto alta, quasi pari a quella ricevuta per "Le nozze di Figaro". Mozart sapeva che il committente avrebbe spacciato per propria la composizione, in una sorta di estremo omaggio alla moglie appena scomparsa, ma non poté rifiutarsi perché debitore verso Puchberg di una somma notevolmente più alta». «Il conte — scrive Volker Scherliess, critico della Hochschule für Musik di Lubecca — trascriveva di suo pugno le partiture che si era procurato di nascosto e per la loro esecuzione faceva ricopiare dal suo manoscritto le singole parti. Si racconta che gli esecutori avessero poi il compito di indovinare il compositore; anche se erano naturalmente a conoscenza dei retroscena, per senso di cortesia essi indicavano il conte come l’autore delle musiche, e il conte allora sorrideva compiaciuto». Volendo farla figurare come opera di un musicista dilettante, dice Melograni, il Requiem doveva essere credibile: Mozart perciò era indotto a frenarsi, a eliminare le soluzioni più geniali e quindi a lavorare con disagio. Di certo, nel corso della sua vita intera, non si era mai trovato in un pasticcio del genere. Il 5 dicembre, quando morì, lasciò l’opera incompiuta. Chi la completò? L’unica parte del Requiem che Mozart scrisse per intero — sostiene Melograni, d’accordo con Bernhard Paumgartner, lo studioso, compositore e concertista che per quarant’anni ha diretto il Mozarteum di Salisburgo — è l’Introitus Requiem Aeternam. Cioè cinque minuti dei cinquanta che dura il Requiem. E, solo in parte, il «Kirie» e il «Lacrimosa». Tutto il resto fu scritto o completato da altri, probabilmente sulla base di appunti e annotazioni lasciati dallo stesso autore. «Coloro che in fasi successive e con capacità diverse completarono l’opera — precisa Melograni — furono alcuni suoi allievi e assistenti come Franz Xaver Süssmayr, Franz Jacob Freystadtler e Joseph Eybler, radunati dalla moglie di Mozart, Constanze, che evidentemente temeva di dover restituire la somma già intascata se avesse consegnato un’opera incompiuta. Insomma, Constanze e i discepoli di Mozart finirono per confezionare un prodotto sostanzialmente falso. Ma era appunto questo, in qualche modo, lo scopo della commissione voluta dal conte Walsegg». La speranza di Süssmayr era di aver compiuto almeno un lavoro tale «che gli intenditori potessero scorgervi qua e là alcune tracce degli indimenticabili insegnamenti del maestro». E in effetti, malgrado le grossolanità e le banalità (ovviamente relative) che gli esperti hanno ravvisato nell’opera, quasi una «fusion» si potrebbe definirla con il linguaggio attuale, il Requiem contiene comunque, seppur diluito nell’acqua dei discepoli, un tasso di genio del maestro abbastanza forte da emozionare ancora a distanza di due secoli. Ed è questo, alla fine, il vero mistero della composizione: la musica stessa. «Da una parte — scrive ancora Scherliess — c’è una formidabile sintesi di antiche tradizioni di musica sacra, ad esempio nell’impiego della fuga e del canone. Dall’altra, elementi tipici dell’opera lirica sono intensificati in modo straordinario e indimenticabile, ad esempio in certi fraseggi d’ascendenza napoletana nel "Lacrimosa"». Ma a questi momenti — che rielaborano la musica del passato — il giovane e malato Mozart, ormai a pochi passi dalla fine, aggiunge accenti di profonda, inconfondibile e moderna intimità. Un’onda che ancora ci travolge, con intatta potenza.