Alessandra Farkas, Corriere della Sera 23/8/2010, 23 agosto 2010
ROSE, LETITIA, KARIN E LE ALTRE. TUTTE LE DONNE DELLA DIFESA USA
Rose Gottemoeller. Marcie Ries. Karin Look. Michele Flournoy. Letitia A. Long. Laura Holgate. Laura Kennedy. La galleria — pubblicata ieri dal Washington Post — delle donne ai vertici della sicurezza nazionale Usa è sorprendente. «25 anni dopo la famosa frase dell’allora consigliere della Casa Bianca Donald Regan secondo cui le donne "non sono in grado di capire la gittata di un missile" — teorizza il Post — non solo le americane capiscano la politica nucleare, ma la decidono». Secondo l’ultimo studio della Women in International Security le donne oggi occupano intorno al 29% dei posti di massimo prestigio al Dipartimento di Stato e al Pentagono oltre all’Usaid e le altre agenzie preposte alla sicurezza nazionale e internazionale del Paese. Persino il 13% dei dirigenti del Senior intelligence service è donne.
L’entità di questa rivoluzione rosa è emersa durante i negoziati Start2 conclusisi col trattato per la riduzione delle armi strategiche, firmato lo scorso aprile dai presidenti Obama e Medvedev. «Come mai avete così tante donne?», ha chiesto all’inizio dei lavori un generale russo, dopo aver costatato che, dall’altra parte del tavolo, erano sedute soprattutto donne.
La delegazione americana guidata da Rose Gottemoeller annoverava, tra le altre, la sua vice Marcie Ries e Ellen O. Tauscher, sottosegretaria del Dipartimento di Stato. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando, durante il primo trattato Start del 1991, i russi protestarono ufficialmente perché la delegazione Usa includeva solo una donna, la stessa Gottemoeller, a quei tempi analista della Rand Corporation. «Ora persino i russi hanno aperto le porte al gentil sesso», nota la Gottemoeller.
Da allora l’ondata è inarrestabile. Oggi persino la carica resa celebre dal generale Leslie R. Groves, — il cosiddetto «uomo indispensabile» del Manhattan Project — è ricoperta da una donna: Karin Look, che ha svolto un ruolo cruciale nel supervisionare lo smantellamento dell’arsenale nucleare libico. «Da me alle segretarie, nel mio ufficio siamo tutte donne», dichiara la Look, che risponde direttamente al Segretario di Stato Hillary Rodham Clinton.
Ma se l’ex first lady — e l’amministrazione Obama — sono innegabilmente gli sponsor e beneficiari del trend, la svolta non è avvenuta dal giorno alla notte. «È stata una trasformazione graduale — teorizza Jolynn Shoemaker, direttore esecutivo della Women in International Security — le donne che negli anni 70 e 80 hanno intrapreso una carriera nell’esercito, nella diplomazia e nella sicurezza nazionale, adesso hanno scalato i vertici». La maggior parte di loro sono sposate e con figli grazie all’abrogazione del bando che fino al 1972 impediva alle donne sposate di intraprendere la carriera diplomatica. Della deroga hanno beneficiato Michele Flournoy, sottosegretaria del Dipartimento della Difesa e una delle donne più d’alto rango nella storia del Pentagono; Letitia A. Long, di recente nominata capo della prestigiosa National Geospatial-Intelligence Agency; e Laura Holgate, dirigente del settore nucleare del National Security Council.
Il loro arrivo ha cambiato la politica estera Usa? «È un cliché pensare che le donne siano più pacifiste degli uomini», replica Laura Kennedy, ambasciatrice Usa alla conferenza sul disarmo di Ginevra, secondo cui la vera differenza sta nel metodo: «Le donne leader hanno uno stile molto più collaborativo — spiega — lavorano in équipe, non l’una contro l’altra, e ciò è cruciale se vuoi avere una diplomazia davvero vincente».