Donato Carrisi, Corriere della Sera 23/8/2010, 23 agosto 2010
L’ATTORE DI WENDERS RITROVA PAPA’
A Riace le storie vengono dal mare. Negli anni 70 arrivarono due uomini di bronzo direttamente dal passato. Adesso eritrei, etiopi, afghani, somali, e portano il futuro. Il mare era in debito con questa terra. Prima si è preso intere generazioni, spingendole a bordo dei transatlantici fino all’altra parte del mondo. E quelli che nei Paesi svuotati erano rimasti ad attendere il ritorno dei migranti, invece di amici e parenti lontani, un giorno del 1998 si sono visti restituire un barcone di clandestini. E siccome erano già preparati all’accoglienza, hanno riaperto le vecchie case ai nuovi arrivati. E il paese ha riacquistato voci e rumori.
Ramadullah è solo uno degli ultimi a mettere piede in questo angolo di Calabria, eppure la sua fiaba sta facendo il giro del mondo insieme a quella di chi l’ha accolto. La maggiore difficoltà per un bambino afghano è quella di immaginare la pace, me lo disse una maestra che insegnava ai piccoli profughi: non c’era verso di far disegnare loro qualcosa che non contenesse corpi mutilati o bombe che cadono. E Ramadullah la guerra l’ha conosciuta nel modo peggiore: il conflitto lo separa dalla sua famiglia. Un bambino a quel punto non ha molta scelta e, se non vuole morire, si unisce alle orde di orfani che vagano in cerca di cibo come cani randagi. Ramadullah, però, è fortunato: nella confusione di una notte di guerriglia, viene portato via da uno zio, fugge insieme a lui e ai cugini, all’inizio senza meta. Poi approda in Calabria. Qui ha inizio la sua seconda vita.
Nel suo istituto, un giorno viene letta una «circolare». C’è un regista che viene dalla Germania, perché ha sentito parlare di questo miracolo dei borghi che si ripopolano di nuove genti. Il suo nome è Wim Wenders. Ha abbracciato il progetto di alcuni calabresi, e adesso vuole fare un film di questa storia per farla conoscere al mondo. L’uomo del cinema sta cercando due piccoli protagonisti. Un ragazzino nato in Calabria e un altro arrivato da lontano.
Ramadullah partecipa ai provini. Davanti alla macchina da presa, riferisce la sua avventura. Wim Wenders è talmente affascinato dal modo che sceglie per raccontarla che decide di cambiare la sceneggiatura per inserirla integralmente. Il cortometraggio si chiama «Il Volo» e fa davvero il giro del mondo. C’è un uomo in Norvegia che ha cominciato una nuova esistenza. Ha chiesto asilo politico, lavora e anche lui si è integrato. Quando ai colleghi o ai conoscenti racconta di essere afghano, tutti provano a capire cosa abbia passato. Pochi ci riescono. Anche lui è stato un bambino che non riusciva a immaginare la pace. Un giorno vede il cortometraggio. E si riconosce. Perché quel ragazzino che gli somiglia tanto è suo figlio. Allora si mette in contatto con l’ambasciata italiana a Oslo. In poche ore, padre e figlio divisi dalla guerra in casa loro, si riabbracciano, come si conviene nelle fiabe a lieto fine.
È proprio vero, certe storie succedono solo al cinema. A volte, però, pure in Calabria.